Serie B nel caos: sembra di rivivere l’estate 2003 del caso Catania

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E’ un anno caotico quello del 2018 per la serie B italiana. Molti lo hanno paragonato a quel rovente 2003 dove oltre alle temperature bollenti il caso Catania infiammò l’estate dei cadetti. All’11 agosto ancora non si sa quante squadre parteciperanno al torneo e soprattutto chi saranno. Ci sono almeno quattro fronti aperti, ognuno con valide motivazioni di ricorsi, e con esiti incerti o contrari a quanto deciso finora, sia dalle assemblee sia dalla giustizia sportiva. Ci sono anche diversi piani di importanza, e questo rende ancora più ingarbugliata la situazione. Forse anche paradossale. Visto che il paese che accoglie Cristiano Ronaldo e che sogna di abbracciare anche Luka Modric, non riesce ad avere regole certe (visto che non vengono rispettate); che i tribunali (non solo quelli sportivi) sono diventati il luogo dove sancire eventuali retrocessioni o promozioni; che le istituzioni non riescono a tenere una linea comune. Il nostro calcio – commissariato dopo la debacle mondiale – non è riuscito a cambiare mentalità. Neanche con il commissariamento sono stati fatti passi in avanti e non solo per le forti resistenze incontrate. Non è cambiato praticamente nulla, anzi. La situazione è diventata sempre più complicata, sempre più in balia di interessi personali, di lobby di potere e politiche che con lo sport hanno sempre meno a che fare.

Cerchiamo di fare ordine e di illustrare la situazione, partendo da ieri. La lega di Serie B forza la mano e decide che il prossimo campionato sarà a 19 squadre, tanto da fissare per lunedì la presentazione dei calendari. È soltanto l’ultimo atto di una presa di posizione netta che l’assemblea di B ha sempre tenuto nei confronti della possibilità di ripescaggio e integrazione organico. Il problema è che per cambiare format ci vuole un iter particolare che coinvolga direttamente la Figc. Dalla Lega può partire la proposta, non l’attuazione. Non basta comunicare, insomma quello che si vuole fare. Il discrimine giuridico è tutto nella formulazione: secondo i club di B la riduzione non sarebbe un cambio di format, ma una riorganizzazione interna… E in questa decisione il fatto che la Figc sia commissariata può aiutare: basterebbe una comunicazione di Fabbricini, anzi una decisione. In quanto commissario straordinario per ragioni di urgenza (come è stato fatto per le squadre B), può farlo.

Capirete bene che tutto questo porterà inevitabilmente a una serie di ricorsi (con larghe probabilità di vittoria, come successe anche nel 2014) con o senza l’intervento della Figc. Che finora non si è mai espressa sulla materia, tanto da ingenerare un gigantesco polverone. L’unico intervento ufficiale è ormai di una settimana fa quando Fabbricini confermò il format a 22 squadre. Servirebbe una risposta scritta, dicono dalla Lega. Con un’affermazione del genere il primo problema sarebbe risolto, ma l’ufficialità non è ancora arrivata. E se la Lega vara i calendari? Poi si rifanno? Alcune società di B spingono molto per questa soluzione. Altre (le ripescabili) promettono fuoco e fiamme. Addirittura Lo Monaco, amministratore delegato del Catania, ha parlato di “golpe” ieri in conferenza stampa. Cambiare le regole in corsa non è ammissibile, ha tuonato. E naturalmente oggi ha annunciato di intraprendere ogni azione per tutelare i propri interessi.

Basterebbe questo soltanto a rendere caotica la situazioni ma qui si innestano poi i diritti delle ripescabili. Novara e Catania avevano festeggiato la virtuale promozione dopo che il ricorso del Novara era stato accolto da TFN. Cosa chiedeva il Novara? Che le norme di ripescaggio venissero riviste. Per essere ripescati infatti bisogna: presentare una fidejussione a fondo perduto; avere determinati requisiti (economici, stadio ecc…); soprattutto non aver commesso illeciti amministrativi negli ultimi tre anni (e negli ultimi due illeciti sportivi). La norma insomma vuole privilegiare le società virtuose. Novara e Catania non erano ripescabili in virtù di illeciti amministrativi. Ma i piemontesi fanno ricorso perché questa norma sarebbe retroattiva: al momento dell’infrazione commessa non si sapeva quali sarebbero state tutte le pene. Quindi il TFN ha detto: togliamo questa norma. Catania e Novara tornano ad essere ripescabili, avendo di fatto modificato in corsa le norme per il ripescaggio.

In questi modo sono state penalizzate Ternana, Pro Vercelli e Siena. Che non si sono arrese, considerando un’ingiustizia enorme cambiare le norme e non premiare i club virtuosi come da principio ispiratore delle graduatorie di ripescaggio. E hanno fatto ricorso. In secondo grado hanno di nuovo visto rigettarsi il ricorso, ma proprio ieri pomeriggio il Coni lo ha, in maniera cautelativa, accettato. Con sentenza prevista il 7 settembre.

Cosa significa? Che se la Figc dovesse utilizzare le norme di ripescaggio non deve tenere conto del ricorso del Catania. Oppure sposta le decisioni al 7 settembre. Insomma un sub-judice, che ha stravolto completamente le gerarchie, confondendo ancor di più le acque. Ma a Terni, Vercelli e Siena nessuno può cantare vittoria, perché nonostante l’ottimo operato del collegio difensivo coordinato dal presidente della Ternana Ranucci, la B proprio ieri ha ribadito di voler giocare in 19. E c’è anche un altro paradosso: tecnicamente il Coni non si è espresso, ancora. Presumibilmente darà ragione alle ricorrenti (Pro Vercelli, Ternana e Siena), ma se non lo facesse? E se il 7 venissero confermate le ragioni di Novara (e Catania)? Senza considerare che fino ad ora la Figc non ha mai diramato la lista delle squadre ripescabili che vengono valutate secondo alcuni criteri (pubblico, storia e risultati della passata stagione) i cui conti possono essere ufficializzati soltanto dalla Figc. Finora esiste solo una classifica ufficiosa, ma poiché le distanze sono ridotte, nessuno si sente al sicuro. Incertezza nell’incertezza.

Vi fa male la testa? Prendete un Moment, perché non è finita.

Anche l’Entella sta combattendo la sua battaglia. Ha chiesto proprio ieri, con un comunicato dai toni molto decisi, di non far iniziare il campionato o comunque di non far iniziare quello dell’Entella (in subordine) in attesa del ricorso fatto dalla società ligure nei confronti della decisione della giustizia sportiva di penalizzare il Cesena per la prossima stagione. Anche qui riassunto delle puntate precedenti, perché si apre un altro fronte. Chievo e Cesena sono state rinviate a giudizio dal tribunale sportivo per il famoso caso delle plusvalenze. Il Chievo non è stato di fatto processato per un vizio di forma (e di questo ne parleremo fra poco) mentre il Cesena è stato punito di 15 punti ma per la prossima stagione. Già ci sarebbe da ridire visto che la pena dovrebbe essere afflittiva, ma la questione che solleva l’Entella è che il Cesena è fallito. Quindi chi la sconta, questa penalizzazione? Vi state chiedendo perché l’Entella fa ricorso? Perché se il Cesena (che al momento rientra fra le squadre fallite) venisse penalizzato di 15 punti, sarebbe anche retrocesso. Quindi a quel punto, per ordine di classifica, l’Entella sarebbe riammessa al campionato di B, mentre le ripescate sarebbero due (con il caos di cui sopra). E anche l’Entella dunque in tribunale.

Poi c’è il caso Crotone. Che si aggancia a quello dell’Entella e del Cesena. Il Crotone stamattina ha chiesto alla Figc di bloccare l’inizio dei campionati e in subordine di non far iniziare loro e il Chievo. Perché? Perché il processo Chievo (che come abbiamo detto è stato dovuto re-istruire per un vizio di forma) avrà la sua prima udienza in settembre. Su una questione già giudicata e che ha già visto la condanna del Cesena, seppur nella stagione successiva. Il Crotone dice: di sicuro il Chievo verrà penalizzato e secondo le regole della giustizia sportiva deve essere penalizzato nella passata stagione. Quindi retrocederebbe, e così il Crotone sarebbe in Serie A, salvo proprio al posto del Chievo. Ma se l’udienza si tiene a settembre a campionato iniziato, nessuno potrà mai risarcire il Crotone dell’eventuale danno subito.

In queste storie c’è di tutto. C’è la rabbia di chi non si sente difeso dalle istituzioni, di chi pensa di aver fatto tutto secondo le regole e poi le regole vengono disattese. C’è il senso di giustizia che viene a mancare anche per colpa di alcune decisioni della giustizia sportiva non condivise. Il calcio si è spostato il tribunale e nelle riunioni fra presidenti. Il rischio di non rendere più credibile il movimento c’è.

In questa vicenda sono coinvolte almeno 8 società e le rispettive tifoserie. Cristiano Ronaldo è arrivato in Italia, ma dovremmo avere la forza di trattenerlo. E questa non pare proprio la strada giusta.

Se ripartire dopo la delusione mondiale è questa, allora la Nazionale è soltanto la punta dell’iceberg.

Fonte SportSky

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