Buon anno scolastico all’insegna di una scuola per tutta la vita (di Gilda Ricci)

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Eccolo pronto il classico  suono della campanella del primo giorno di scuola, che avvertirà l’inizio delle lezioni per migliaia di bambini e ragazzi, ma non più per coloro che  hanno lasciato la scuola,  con o senza esami di Stato . Non suonerà per chi ha  abbandonato la scuola prima del tempo, prima dell’obbligo scolastico e formativo, prima  di completare un ciclo di studi, nonostante  le norme vigenti, i decreti che ne ribadiscono l’utilità, progetti di recupero regionali  ed europei.

Andrea Canevaro li  definisce  “i bambini che si perdono nel bosco”, i Pollicino,  che  senza lasciare  traccia  lungo la loro strada, anche per poterla ripercorrere  preferiscono mollare , abbandonare. Gli abbandoni in Italia  superano ogni anno la media europea e  al Sud la media nazionale. Come  e perchè  ne hanno discusso per decenni in convegni e dibattiti esperti  pedagogisti, psicologi, sociologi, giuristi, uomini e donne di scuola,  che non sono riusciti a risolvere il problema.

Eppure  basterebbe chiederlo a loro, domandare a tutti i Pollicino della storia scolastica perché quel suono della campanella non li emoziona più, perché l’odore di scuola è per loro nauseabondo, perché non manca loro la scuola, come invece manca ai loro compagni di classe , i loro ex vicini di banco,  che pur completando il ciclo di scuola secondaria superiore , restano in contatto con amici, compagni e professori per un saluto fugace ad inizio anno e nostalgici , ormai patentati,  passano sotto scuola  strombazzando clacson per ricordare a  tutti che la scuola a loro manca davvero.

Si iscriveranno all’Università, frequenteranno corsi di formazione, viaggeranno, lavoreranno, si sposeranno, emigreranno? E chi lo sa, anche di questi ragazzi diligenti  e studiosi , che hanno completato il  ciclo di studi si perdono le tracce. Resta qualche contatto facebook o wathsapp , qualche numero di telefono in rubrica, per  risentirsi e rivedersi dopo qualche anno in una cena tra ex, per un revival.

Ecco la scuola dovrebbe fermarsi e capire, riflettere su se stessa, sul suo ruolo nel terzo millennio, sul senso del suo inizio anno scolastico  non solo per chi ci sarà quel giorno , ansioso con genitori ancor più ansiosi,  ad aspettare  di varcare un cancello  e scegliere il banco e il compagno di classe.

La  scuola dovrebbe interrogarsi e non interrogare solo  alunni e studenti , ma se stessa , con loro e per loro, domandarsi perché quel banco è  vuoto, dove siano Lucia, Francesca, Vincenzo e tanti altri oggi , il primo giorno di scuola. Se l’esame di Stato li ha delusi  o entusiasmati,  se dal futuro si aspettano  sacrifico o solo rose e fiori. Ecco la scuola d cella vita, come afferma un saggio novantenne come Edgar  Morin ” dovrebbe insegnare a vivere e l’educazione  dovrebbe favorirla; una delle missioni di ogni educazione  sta nell’autonomia e nella libertà della mente”.

Tutto ciò non è possibile  solo da parte dei docenti e di chi dirige, organizza , fa scuola, ma da parte di tutti i suoi attori sociali, soprattutto dei ragazzi e dei genitori. Senza un patto educativo , ci ha ricordato Papa Francesco in questi giorni, ogni azione  dentro e fuori le mura della scuola è vana.

Autorevolezza  integrata al dialogo continuo e  competenze relazionali e comunicative,   sono alla base del sapere e della conoscenza, che resterebbe vuota senza  motivazioni ed interesse. L’augurio di buon anno scolastico 2018/19 a  tutti coloro che rendono la scuola “viva” non solo nelle attività dei progetti pomeridiani, considerati spesso extracurricolari, sta nell’ operare unitariamente per una scuola di qualità, senza rigidità orarie  e tempi limitati, ma in un tempo flessibile e armonioso, un tempo per conoscere, capire, approfondire, dialogare tra  studenti, tra docenti, tra  scuola e famiglia. Basterebbe ascoltare di più , bisogni e pareri, intenzioni e illusioni.

Sì perché anche il sogno, l’illusione,  dietro le pagine di un libro, dietro e davanti ad una cattedra, tra i banchi e le lavagne di ardesia o interattive,  vibra con un’energia vitale di cui la scuola , oggi più di ieri ha bisogno.

Buon anno  a tutti ! E che sia un anno gioioso,  alla fine del quale, esausti ma soddisfatti lo siano tutti i suoi protagonisti, accettando a volte  anche critiche e delusioni, ma senza perdenti  né vincitori, pronti per un altro viaggio insieme, anche alla ricerca di chi si è perduto.

 Gilda Ricci

3 Commenti

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  • Lo scrive una persona SPECIALE che ha dedicato la sua vita alla Scuola e hai ragazzi.

  • Che bella favoletta e quanta ipocrisia…..stendiamo un velo pietoso sugli edifici che cadono a pezzi…..una attività extracurriculare assolutamente non formativa.. una estorsione aggravata per i libri da comprare ogni anno perchè insegnanti mediocri cambiano ogni anno….spese universitarie arrivate alle stelle…..continuo?…..non ci vogliono gli scenziati per capire l abbandono costante ed una Italia che regredisce…..le favolette raccontale ai beoti cara tal Ricci rimboccati le maniche e lavora che è meglio

  • rispondo al sig.” italiano” senza un nome e un cognome:
    A) le favolette le scrivo per bambini non per” beoti”;
    B) da 39 anni lavoro per combattere e cercare di risolvere sul posto di lavoro senza deleghe e lamentele inutili i problemi di cui lei parla giustamente come criticità della scuola italiana in generale;
    c) non sono le SUE motivazioni valide per continuare a girare sempre la testa dall’altra parte colpevolizzando sempre altri delle proprie inefficienze;
    d) la mia è anche autocritica e la dichiarazione di un”fallimento” della scuola , della famiglia e dello Stato, che direbbe qualcuno “siamo noi!”;
    E) Io lavoro da sempre e anche troppo non occorra che lei me lo ricordi, purtroppo non basta lavorare e basta dipende come e con chi si lavora. Il nostro lavoro a scuola è un lavoro comune, condiviso e partecipato, di squadra. Senza collaborazione e soltanto con i processi e le colpevolizzazioni la SCUOLA non migliorerà ma,i soprattutto se si continua a denigrare il nostro “mestiere” di lavoratori della conoscenza. Grazie comunque per il suggerimento che però rischia le offese gratuite.

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