Pace fiscale 2019: quando parte, ecco a chi spetta

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Il quadro della pace fiscale 2019 ha ancora le tinte sfumate. Certamente sarà tra i punti principali della prossima Legge di Bilancio, che dovrà essere presentata a metà ottobre. Il tempo stringe e bisogna trovare la quadra sotto diversi aspetti. Conti alla mano, rispetto al piano originario, sono già da registrare alcune novità. Il Sole 24 Ore ha focalizzato l’attenzione sui 4 punti principali che ruotano attorno alla pace fiscale.

Quattro nodi da sciogliere per arrivare a una migliore definizione della pace con il fisco italiano. Il tetto delle somme riscattabili attraverso la sanatoria; la condizione attuale del contenzioso; il legame con la rottamazione cartelle esattoriali; i debiti Iva. Tutto questo senza dimenticare l’ammontare delle aliquote e, in una prospettiva più larga, i soggetti che potranno beneficiare della misura e quelli esclusi.

Pace fiscale 2019: aliquote e soglia debiti
C’è ancora incertezza sulle aliquote che saranno stabilite dal governo. La voce più ricorrente riguarda la presenza di tre aliquote: 6%, 15% e 25%. Ma non è ancora chiaro come queste saranno ripartite in base ai vari scaglioni. Perché le somme da pacificare avranno un tetto, che non sarà di 100 mila euro come originariamente previsto. L’obiettivo del governo, anche per evitare che la pace fiscale venga additata come un maxi-condono, era quello di aiutare i contribuenti in difficoltà negli anni di crisi economica a sanare i debiti contratti con il fisco.

Ma il gettito sarebbe stato comunque piuttosto basso. Per questo motivo il piano della Lega è cambiato, volendo aumentare il tetto a 1 milione di euro; cifra che alla fine sarà dimezzata stando agli ultimi rumors, scendendo a 500 mila euro. Alla fine, su un totale di 871 miliardi di euro di tasse non riscosse, le somme recuperabili realisticamente parlando dovrebbero ammontare a 50 miliardi. Nonostante il maggior numero di debitori abbia cartelle con importi da meno di 100 mila euro, un maggior gettito si potrà ricavare solo dai grandi evasori, con debiti fino a 500 mila euro e anche oltre.

Pace fiscale 2019: contenziosi con il Fisco
Un’altra voce da approfondire riguarda lo stato del contenzioso con il Fisco. Al momento il rumor più insistente parla di escludere le liti pendenti in Cassazione, aprendo invece le porte ai procedimenti in primo o secondo grado. Anche qui c’è un però. Come scrive il quotidiano economico, “se guardiamo alle cifre in ballo, in commissione tributaria provinciale nove cause su dieci valgono meno di 100 mila euro; quota che scende a otto su dieci in appello. Rispetto alle cartelle però c’è una variabile in più. La situazione processuale e l’esito della prima sentenza”. In breve, chi ha possibilità di vittoria potrebbe attendere la definizione della pace fiscale. Altra nodo da sciogliere riguarda la possibile esistenza di diversi plafond nei quali mettere separatamente le liti fiscali. L’alternativa? Un blocco unitario.

Pace fiscale 2019 e rottamazione cartelle: quale futuro?
La pace fiscale può essere considerata, in prospettiva relativa, una maxi estensione del piano di rottamazione delle cartelle esattoriali. Un regime di sanatoria che è ancora in vigore e che ha visto nel 1° ottobre 2018 una data importante per la regolarizzazione di molti contribuenti. L’interrogativo iniziale riguarda l’inclusione o esclusione di tutti quei contribuenti che hanno aderito alla rottamazione. Escludere dalla pace fiscale quelli che hanno già in corso un piano di rateizzazione potrebbe significare avere maggiore gettito, evitando eventuali sacrifici di entrate. Chi non ha aderito a nessun piano di rateizzazione, dovrebbe entrare nelle grazie di questa misura, sempre alla luce di quanto riportato sopra.

Pace fiscale 2019 e debiti Iva: il punto della situazione
Andiamo a concludere questa panoramica sulla pace fiscale parlando della tipologia di tributo. Praticamente certa l’esclusione dei debiti Iva, così come quella delle pendenze contributive. Relativamente ai debiti Iva, il quotidiano economico spiega che una sanatoria dell’imposta si può ipotizzare “solo nel caso delle liti”. Ne consegue che “chi ha debiti fiscali riguardanti l’Iva e le imposte dirette, dovrà mettere in conto un costo più elevato per chiudere la partita con il Fisco, rispetto a chi ha solo cartelle su Ires e Irap”.

Di contro, non è ancora chiaro se all’interno del calderone della pace fiscale possano rientrare imposte comunali, come ad esempio Tari o Imu.

Fonte Termometropolitico.it

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