La tutela del disabile, un impegno imprescindibile (di Tony Ardito)

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Promossa dalla Commissione Europea in accordo con le Nazione Unite, oggi si celebra la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità.

Secondo i dati Istat, ci sono 4 milioni e 360 mila persone disabili, delle quali 2 milioni e 600 mila hanno una età superiore a 65 anni e vivono nelle regioni del Mezzogiorno. Il bisogno di aiuto di cui necessitano emerge già dal fatto che oltre un terzo di queste persone vive da solo (tra gli ultra 65enni la quota sale al 42,4%).

Il problema più grave è la perdita di autonomia: infatti, tra gli ultra 75enni, una persona su cinque ha gravi difficoltà in almeno una attività quotidiana, una persona ultra 50enne su dieci non è autonomo nell’uso del telefono, nel prendere le medicine o di gestire le proprie risorse economiche.

Oltre un quarto non è in grado di prepararsi i pasti, fare la spesa o svolgere le attività domestiche. Quasi un quarto delle persone con disabilità che vive in Italia ha gravi problemi di mobilità, non riesce a camminare o a salire le scale, il 5,3% non riesce a sentire e il 6,6% non vede.

Queste gravi limitazioni di cui soffrono le persone con disabilità sono spesso acuite da precarie condizioni psicologiche: oltre l’8,5% soffre di un disturbo depressivo grave.

Analizzando le risorse che l’Italia impegna, nell’ambito del Sistema di protezione sociale, per la funzione di spesa destinata alla disabilità, nel 2016, sono stati impegnati circa 28 miliardi di euro, il 5,8% del totale della spesa per la protezione sociale (nei Paesi Ue la quota è del 7,3%).

I disabili italiani sono spesso soli e in condizioni di vulnerabilità, i servizi a loro dedicati risultano scarsi, mentre inique sono le risorse a disposizione. Le loro famiglie sono costrette a supplire le mancanze delle istituzioni nazionali e degli Enti locali.

Alessandro Solipaca, direttore scientifico dell’Osservatorio Nazionale sulla salute nelle regioni italiane, ha dichiarato: “L’auspicio è che la politica prenda coscienza al più presto del fatto che è opportuno rivedere il modello di welfare italiano, modificare l’organizzazione e l’allocazione delle risorse tra Sanità, Assistenza e Previdenza, poiché lo scenario appena descritto è destinato a peggiorare”.

Forse dovremmo tutti ricordare, più spesso, che è anche dal modo in cui ciascuno di noi approccia a tematiche sociali come queste che si misura la maturità di una democrazia. La priorità è per più aspetti, dunque, quella di porre al centro la difesa della persona con la sua dignità ed il diritto a rimanere nella propria comunità, a contatto con le proprie reti familiari e sociali.

Una collettività che intende assistere i disabili deve saper essere vicina alle loro famiglie, incoraggiarle e sostenerle sempre. E per favore, che nessuno definisca tutto ciò assistenzialismo.

Tony Ardito

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