Quando racconta la sua esperienza di medico responsabile del presidio sanitario di Lampedusa, alle prese con l’onda di piena dei migranti che arrivano sui barconi, Pietro Bartolo sa metterci davanti a fatti che non hanno un colore politico, né pretendono di essere spiegati con sofisticate analisi sociologiche, storiche o economiche, ma s’impongono per la loro dimensione esclusivamente e profondamente umana. Se questa umanità gli avesse fatto difetto, del resto, Bartolo non avrebbe potuto fare quello che ha fatto. Non avrebbe potuto visitare tutti i migranti sbarcati sull’isola, non si sarebbe potuto occupare della salute di coloro che soggiornano nel centro di prima accoglienza, non avrebbe potuto sottoporsi a un lavoro continuo e massacrante ai limiti della sopportazione, anche quando, nell’ottobre 2013, reduce da un’ischemia cerebrale, gli toccò di essere in prima fila per soccorrere i sopravvissuti al naufragio al largo dell’isola dei Conigli, dove trovarono la morte 368 persone. Diventato una celebrità internazionale grazie al film di Gianfranco Rosi “Fuocoammare” (vincitore dell’Orso d’oro a Berlino), Bartolo è l’autore di due libri editi da Mondadori:Lacrime di sale (2016) e il nuovo Le stelle di Lampedusa. La storia di Anita e di altri bambini che cercano il loro futuro fra noi, cui ha consegnato la testimonianza del suo impegno.