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Alcuni buoni propositi per il nuovo anno (di Cosimo Risi)

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Amos Oz. Li chiamavano i Tre Tenori della letteratura israeliana: Amos Oz, Abraham Yehoshua, David Grossman. Ora che Oz non ci sta più, i Tenori sono due. I suoi libri sono tradotti in tutto il mondo, ovunque era interrogato sul  tema della pace e della guerra.

Il tema da noi è banalizzato dalle aggressioni violente dei tifosi, una sinistra imitazione della guerra vera. In Israele se ne discute come di una minaccia incombente.  Oz interviene da testimone e attore.

Aveva combattuto nella Guerra dei sei giorni e nella Guerra del Kippur. Subito dopo la prima, contrastò l’euforia per la vittoria con l’ammonimento che l’occupazione dei territori arabi avrebbe avuto conseguenze per l’occupante al pari dell’occupato. Scrisse contro il fanatismo e l’intolleranza, che nasce in seno alla famiglia per riverberarsi nella società e nei rapporti fra le nazioni. Leggiamolo e rileggiamolo per trarne godimento estetico e insegnamento etico.

Babbo Natale. Sarà vero o sarà la solita fake news, qualcuno sostiene che il colore originario della sua giubba sarebbe verde. Il rosso sarebbe stato imposto dalla Coca Cola perché viene meglio nelle riprese per la pubblicità. Chiedere ai Lapponi di che colore è la giubba del Babbo Natale originario.

Che da loro come nel resto del Nord Europa si chiama Santa Claus e viene ai primi di dicembre. A Bruxelles ricordo che i ragazzini italiani pretendevano doppio dono: a Santa Claus ed a Natale.

Bollicine. A San Silvestro la bollicina è di rigore. Quale bollicina? All’aperitivo passi per il Prosecco (non l’orribile diminutivo di prosecchino): poco impegnativo e poco caro. Al dessert evitare lo spumante metodo classico brut o extra brut: cozza col panettone e col pandoro. Da preferire il Moscato Spumante o un vino dolce fermo. Se proprio vuoi fare bella figura con la magnum di metodo classico, usala a tutto pasto, italiana o francese che sia, da preferire bianco col pesce e rosato con carni leggere.

Bolton. Poco noto ai più, John Bolton è il consigliere per la sicurezza nazionale del Presidente degli Stati Uniti. E’ colui che gli consegna e gli commenta al mattino i rapporti dei Servizi sullo stato del mondo. E’ stato l’ultimo ad arrivare alla Casa Bianca, è l’ultimo (per ora) a restarci.

Vari Ministri e Consiglieri hanno lasciato il Presidente perché abbia collaboratori “idonei alle sue strategie” (parole del Generale Mattis per motivare il dissenso che lo ha spinto alle dimissioni da Segretario alla Difesa).

Cailler e Lindt.  Nella stagione dei regali il cioccolato è ben accetto. Anche nelle altre stagioni invero, il cioccolato essendo un naturale quanto gradevole anti-depressivo. Cailler e Lindt sono firme svizzere. Un marchio storico come Perugina è passato alla svizzera Nestlé. E dire che lo svizzero Rudolph Lindt andò in Piemonte a imparare la tecnica del concaggio.

Donald Trump. Con lui alla Casa Bianca il mondo viaggia sulle montagne russe: con lo stesso patema e minore divertimento. Sceglie di volta in volta l’avversario da battere via twitter.

Applica le sanzioni all’Iran a smentire l’accordo sul nucleare. Applica i dazi alle importazioni cinesi per poi rivederli se i cinesi accettano di ridurre il loro avanzo commerciale. Blocca gli uffici federali finché il Congresso non autorizza le spese per il muro col Messico.

Chiede agli Europei di pagare di più per la loro sicurezza. Ritira le truppe dalla Siria, tanto ci pensa la Russia a stabilizzarla. Litiga col Primo Ministro canadese, salvo poi firmare con lui un accordo commerciale. Prende a pallate (per dirla in gergo tennistico) il Presidente nordcoreano, salvo indicarlo come sodale per la pace.

Justin Trudeau. E’ tutto quello che Trump non è e forse vorrebbe essere. Atletico, bello, progressista, umanitario. Si racconta che durante la visita al Parlamento europeo, le parlamentari e le assistenti gli si affollassero attorno per una stretta di mano e un sorriso durante l’immancabile selfie.

Ad accrescere i consensi dichiara aperture che i servizi non sono in grado di applicare. Offrì il Canada ad approdo dei richiedenti asilo. Le Ambasciate canadesi furono prese d’assalto dai postulanti, pare però che da Ottawa non avessero avuto istruzioni di sorta.

Cosimo Risi

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