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Maltrattamenti in una casa di riposo a Lagonegro, anziani picchiati e umiliati

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Anziani pazienti picchiati e umiliati. È quanto accadeva in una casa di riposo di Lagonegro, comune nella provincia di Potenza, dove due persone sono state arrestate e poste ai domiciliari dai carabinieri al termine di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica della città lucana. Si tratta della coordinatrice della struttura e di un’operatrice socio-sanitaria: sono accusate di maltrattamenti pluriaggravati ai danni degli anziani ospiti della casa di riposo.

Il gip di Lagonegro ha inoltre disposto il divieto di dimora in un raggio di cento chilometri dalla casa di riposo per un’altra operatrice socio-sanitaria. Inoltre le indagate sono accusate di abbandono di persone incapaci. Secondo quanto reso noto in un comunicato dal Procuratore della Repubblica di Lagonegro, Gianfranco Donadio, le tre indagate “ponevano in essere con serialità condotte gravemente vessatorie sotto il profilo morale e fisico” nei confronti degli anziani.

Complessivamente in  circa sessanta giorni di intercettazioni sono stati accertati circa trenta episodi di rilievo penale.

La coordinatrice non impediva i maltrattamenti – Nella sua ordinanza il Gip di Lagonegro ha parlato di “fatti allarmanti e gravi” spiegando che gli atti di violenza o vessazione sono stati originati “da un incomprensibile atteggiamento di astio e di disprezzo verso taluni pazienti in particolare”.

Anziani pazienti che, stando a quanto emerso nel corso delle indagini, venivano “percossi, intimiditi, umiliati, con aggressioni fisiche e verbali, con frasi e comportamenti ingiuriosi e denigratori, del tutto incompatibili con la loro condizione di minorata difesa”.

In particolare, secondo l’accusa, la coordinatrice della casa di riposo di Lagonegro “consentiva e comunque non impediva” i maltrattamenti “di cui era pienamente consapevole” e in alcuni casi ha posto in essere “atti di violenza persino nei confronti dei pazienti maggiormente bisognosi di assistenza, in quanto affetti da patologia fisica o psichiatrica”.

La stessa coordinatrice, a quanto reso noto, consentiva che “terapie farmacologiche venissero somministrate dalle operatrici socio-sanitarie e addirittura dalle inservienti anche con errori di somministrazione di farmaci”.

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