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Ass. ‘Io Salerno’: gli spiazzi, i piazzali e le piazze

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“Ho cura dei fiori perché mi ricordano la mia campagna”, ci diceva la mamma mentre puliva i vasi messi in fila lungo la ringhiera del terrazzo. Volevamo essere d’aiuto e Lei ci consentiva di inumidirli con il nostro piccolo annaffiatoio di lamiera.

Probabilmente, anche la signora di fronte aveva nostalgia della campagna. E anche quella del piano di sopra. C’erano fiori dappertutto e sembrava quasi una gara a chi avesse i più belli.

In tarda primavera, i balconi dei due fabbricati erano un tripudio di colori. E i profumi si avvertivano forti, di primo mattino, aprendo gli infissi per far “cambiare l’aria” alla cameretta.

Allora la parola inquinamento non esisteva nel vocabolario.

Così, ci piaceva affacciarci tra i fiori, stando aggrappati alla ringhiera, per vedere “chi passava”. E, quando avevamo voglia di giocare, scendevamo “sotto al portone” per dare calci al “Super Santos” nello slargo di dietro, assolutamente libero e con erba incolta. 

Quando, poi, decidevamo di giocare con le “biglie colorate” o con le “figurine”, ci incontravamo “ai giardini”, nella vicina Piazza, tra cittadini di ogni età seduti all’ombra delle grandi piante e tra cespi di fiori.

A quel tempo, si stava “larghi”, in Città. E si respirava, Poi, ci è sfuggita di mano.

In primo luogo, sono “finiti” i balconi, trasformati in inutili e smunte sporgenze dalle quali non ci si affaccia neppure più, per non restare intossicati. E si chiudono gli infissi per evitare di far “cambiare l’aria alla Città”.

Poi, gli spiazzi sono diventati piazzali di cemento e asfalto per la sosta delle auto. Infine, per ridurre i costi di manutenzione, sono “svaniti” i fiori nelle piazze, il terreno è stato ricoperto con quadroni di cemento e molti alberi di alto fusto sono stati sostituiti con specie basse e minute, più agevolmente “gestibili”. 

La Città ci si è “stretta” addosso e i veleni hanno preso il posto dei profumi e dell’ossigeno. Basta respirare, per capire.

Alcuni anni fa, si è deciso di incrementare il verde piantando alberi in gran numero lungo i marciapiedi di ogni strada. E’ stata una scelta volta a migliorare i parametri di verde rispetto alla previsione di Legge (DM 02/04/1968 n. 1444), ma anche ad elevare l’immagine e la qualità urbana. E, chissà, forse a liberare indici edificatori da qualche altra parte.

Circa i parametri di verde, nel recente progetto di revisione del PUC è precisato che abbiamo valori superiori al previsto (29,93 mq./ab.), benché siano conteggiati parchi ancora in progetto, giardini neppure attrezzati e rotatorie alle uscite della tangenziale (fonte: PUC Comune). Tutto ciò, però, non assicura di avere la quantità minima di ossigeno per abitante, almeno 300 litri al giorno, secondo più fonti, poiché questa è in funzione della specie arborea, dell’altezza del fusto e della dimensione della chioma.

E, purtroppo, gli esemplari piantumati sono smilzi e asciutti con fronde verdi estremamente ridotte che rilasciano ossigeno manco sufficiente a fare il solletico ai veleni. E non sembrano in grado di nutrire neppure se stessi né di difendersi dai parassiti in eccesso. Sono alberelli da giardino, non da jungla. Delle alte palme non parliamo. Per decenza.

In sostanza, se pensiamo all’ossigeno, non servono. Se pensiamo all’immagine, nemmeno. Quanto a vitalità, c’è il timore che siano destinati a morte certa sia per come posti nei marciapiedi, sia per la scarsa manutenzione, sia per gli atti vandalici di chi, avendoli di fronte alla propria bottega, provvede alla diretta eliminazione. E moltissimi sono già “deceduti”. Basta fare un giro per via Velia, via Arce, via Diaz, via Nizza, via de Granita, via Vernieri, via SS. Martiri, via Dalmazia, per parlare di strade centrali. Per non dire del Corso o dello stesso Lungomare.

In questi giorni è vivo, in Città, il dibattito sulla prospettata riqualificazione del verde di Piazza Alario.

Secondo quanto esposto dal Comune, la Piazza dovrebbe essere divisa in due parti: la prima, dal lato sud fin verso la fontana, da recintare e destinare a parco giochi; la seconda, dalla fontana al vertice, da conservare con le attuali caratteristiche. In più, l’area a parco giochi dovrebbe avere pavimentazione in gomma fusa e con altro materiale antiscivolo per la sicurezza dei bambini.

Noi pensiamo, anzitutto, che i giovani progettisti abbiano dimenticato che la natura è vita, che la vita è natura e che tutto il creato (noi compresi) è costituito dalla stessa energia. E, poi, che storia è memoria e senza memoria non c’è tempo da vivere.

Ebbene, Piazza Alario è storia, è memoria, è natura, è vita. E con i suoi platani ultradecennali è un formidabile produttore di ossigeno. Apporta più benefici di un broncodilatatore di sintesi e rilascia più essenze di un profumatore orientale.

Per questo, noi riteniamo che la sua riqualificazione debba costituire l’occasione per avviare una più avanzata modalità di organizzazione di tutto il verde della Città al fine di ricreare zone dove gli alberi possano svolgere la funzione ad essi attribuita dalla natura.

E, quindi, che siano individuati, in ogni quartiere, spiazzi e piazzali, ora anche asfaltati, da trasformare nei nuovi “poli verdi” urbani, cioè in aree alberate con specie in grado di essere “polmoni” per la produzione di ossigeno e ”filtri” per l’assorbimento delle polveri sottili. Il tutto seguendo un “filo comune” che, conformando singolarmente ma strutturando in modo complementare ciascun polo, possa consentire di integrare le funzioni di luoghi per il “godimento passivo” e la “fruizione attiva” del verde. Laddove, il “godimento passivo” soddisfa il bisogno generico di riposo, mentre la “fruizione attiva” risponde alle esigenze didattiche e di esperienza sensoriale dei bambini, di gioco non invasivo dei più grandicelli, di relazione, socializzazione e salute degli adulti.

In tale ottica, Piazza Alario potrebbe costituire il “polo verde Ovest” della Città attraverso un progetto, rispettoso della sua origine ottocentesca e della unitarietà del contesto urbano, volto a esaltare la sua funzione di “area verde” per la produzione di ossigeno, la difesa della salute fisica e mentale dei cittadini, la crescita dei bimbi, il richiamo turistico in sinergia con tutta la parte antica.

Collateralmente ai “poli”, si dovrebbe procedere al riesame dell’attuale distribuzione del verde in Città e porre rimedio ai maggiori “sconci” eliminando le alberature smunte, morienti e morte, da sostituire con elementi di arredo, magari della nostra arte e manifattura, in grado di svolgere, più e meglio, i compiti di difesa della qualità urbana e di dissuasione della sosta.

Il tutto, con sensibili risparmi sui costi annuali di manutenzione.

Riqualificare i marciapiedi, rimuovendo la vergognosa, degradante, indecorosa, presenza di cerchi vuoti, con radici a vista o cementificate, permetterebbe di distruggere corpi di reato che sono prova, oltre ogni ragionevole dubbio, del basso livello di attenzione all’ambiente di questa Comunità.

Noi pensiamo che la cura del verde sia il migliore investimento per la nostra salute e, soprattutto, per quella dei nostri figli e nipoti. Perché difficilmente avranno a disposizione i balconi fioriti della mamma.

Lasciamo ad essi la prova concreta del nostro amore. Lasciamo ad essi la fonte della vita.

Questa Città ha bisogno di amore.

e.mail: associazione.iosalerno@gmail.com

pagina fb: Associazione io Salerno

 

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