Carabiniere ucciso, conferenza dei Militari: “Era in servizio senza pistola”

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Mario Cerciello Rega, il carabiniere ucciso a Roma nella notte tra giovedì 25 e venerdì 26 luglio, al momento dell’aggressione non aveva con sé l’arma perché l’aveva “dimenticata”. Lo ha chiarito il comandante provinciale dei carabinieri di Roma, Francesco Gargaro, durante una conferenza stampa che si è tenuta nella mattina di martedì 30 luglio, nella sede del Comando provinciale dell’Arma.

Emergono dunque nuovi particolari sulla vicenda del vicebrigadiere assassinato con 11 coltellate (e sul caso della foto shock di uno dei due ragazzi arrestati ammanettato e bendato in caserma).

“Il carabiniere ucciso aveva dimenticato l’armaa”

Cerciello, spiega Gargaro, “aveva dimenticato l’arma, è stata probabilmente una dimenticanza”. “Ma ciò non toglie che non aveva alcuna possibilità di reagire”, chiarisce il comandante. Il suo collega “Andrea Varriale non poteva sparare ad un soggetto in fuga altrimenti sarebbe stato indagato per un reato grave”.

La pistola del carabiniere ucciso “l’abbiamo trovata nel suo armadietto in caserma e il motivo perché fosse lì lo sa solo lui. L’unica cosa che sappiamo è che aveva con sé le manette e che era in servizio. Varriale invece aveva l’arma e gli è stata subito presa per esaminarla dopo il fatto”.

“Non immaginavano di trovarsi di fronte una persona con un coltello di 18 centimetri, e non si aspettavano neanche di essere aggrediti nel momento in cui si qualificavano come carabinieri”.

Cerciello Rega e Varriale “sono stati aggrediti immediatamente” dai due americani e “non c’è stata possibilità di usare armi, di reagire”. “Nel momento in cui si sono qualificati, sono stati immediatamente aggrediti, pochi attimi in cui Varriale è stato sopraffatto e buttato a terra”, racconta Gargaro. Il comandante sottolinea che in zona “c’erano quattro pattuglie, che non dovevano essere visibili per non pregiudicare l’operazione e che sono intervenute pochi minuti dopo l’allarme”.

I carabinieri: “Stop a ombre e presunti misteri”

Nel corso della conferenza stampa è il comandante Gargaro ha espresso malcontento per come la vicenda dell’uccisione del carabiniere a Roma è stata raccontata dai media. “Vorrei esprimere disappunto e dispiacere per le ombre e i presunti misteri che sono stati sollevati e diffusi in merito a questa vicenda”, ha detto. “La ricostruzione attenta e scrupolosa ha dimostrato la correttezza e regolarità di questo intervento, analogo e ricorrente nella città di Roma”.

“L’indicazione dei maghrebini è stata data da Brugiatelli”

Gargaro ha poi precisato che l’indicazione del fatto che a uccidere il carabiniere “fossero stati due maghrebini è stata data da Brugiatelli”, il 47enne che era stato derubato dello zaino e che si era messo in contatto con il 112 per denunciare il furto e il tentativo di estorsione da parte dei due ragazzi americani.

Brugiatelli, ricostruisce il comandante, “ha parlato di due persone di carnagione scusa, presumibilmente maghrebini”. “Lo ha detto perché aveva il timore di dire che conosceva gli autori dell’omicidio. Non voleva essere associato al fatto. Solo dalle immagini si è scoperto l’antefatto”.

“Non era scontato che nel giro di poche ore si arrivasse a trovare i soggetti coinvolti”, ha precisato la pm romana Nunzia D’Elia. Il magistrato ha sottolineato che “era fondamentale fare chiarezza nelle prime ore”. “È stato un bel lavoro di squadra, dei carabinieri con il pm di turno”, ha aggiunto.

La foto shock? “Interrogatorio nel rispetto della legge”

Rispetto alle polemiche suscitate dalla foto shock dell’americano ammanettato e bendato in caserma, la Procura di Roma fa sapere che gli indiziati “sono stati interrogati nel rispetto della legge”.

“Gli indiziati sono stati individuati e interrogati dai magistrati nel rispetto della legge. Gli interrogatori sono stati effettuati con tutte le garanzie difensive, alla presenza dei difensori, dell’interprete e previa lettura di tutti gli avvisi di garanzia previsti dalla legge. Gli interrogatori sono stati anche registrati”, precisa il  procuratore aggiunto di Roma, Michele Prestipino.

“Deve essere chiaro il senso di quello che è accaduto: è caduto un servitore dello Stato nell’adempimento del suo dovere: un dovere duro, essenziale e determinante per garantire l’esistenza dello Stato e garantire il rispetto della legge sempre e comunque”, sottolinea il procuratore, secondo cui Cerciello Rega “era uno dei tanti che in silenzio e con sacrificio era orgoglioso della divisa”.

Sulla foto shock dell’indagato ammanettato e bendato, poi, Prestipino ha chiarito che saranno fatti i dovuti accertamenti “senza alcun pregiudizio e con il rigore già dimostrato da questa Procura in altre analoghe vicende”. “La procura ha già avviato le indagini per accertare quanto accaduto, per consentire la più adeguata qualificazione giuridica e per individuare tutte le responsabilità”, ha aggiunto il magistrato.

2 Commenti

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  • Non per fare polemica:
    1- non aveva la pistola;
    2- era in borghese (scambiato per chissà chi)
    3- ha difeso purtroppo uno spacciatore a cui avevano tolto il borsello in quanto gli aveva venduto aspirina e non quello che volevano;
    4-non ha rispettato nessuna procedura;
    in America quando ti fermano ti puntano la pistola e ti fanno stendere a terra, poi ti ammanettano e poi si vede di chi è la ragione.
    Risultato? una brava persona morta e dei delinquenti che tra qualche anno saranno liberi.
    Vanno cambiate le regole di ingaggio e sopratutto essere più prudenti. Io non esco con il coltello in tasca da 20 cm ma altri si!

  • ma qua caro amico siamo in Italia, e se avessero usato quelle procedure, sai quante polemiche?? Basta guardare cosa hanno scritto per la foto dell’indagato bendato, , immagini cosa sarebbe successo se avessero agito come lei auspica!!!

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