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Facebook ascoltava i messaggi vocali scambiati dagli utenti su Messenger

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Dopo Google, Apple e Amazon, anche Facebook è ora chiamata a fronteggiare le polemiche derivanti da presunte violazioni della privacy, dovute all’ascolto di messaggi vocali inviati dagli utenti tramite Messenger, da parte di centinaia di dipendenti stipendiati dal colosso guidato da Mark Zuckerberg. A portare alla luce la pratica è stato ancora una volta Bloomberg.

Facebook dal canto suo ha ammesso di aver fatto ascoltare a suoi dipendenti i messaggi vocali scambiati dagli utenti nelle conversazioni di Messenger, al fine di valutare l’accuratezza del suo servizio di trascrizione vocale (incluso in Messenger sin dal 2015), specificando che tale possibilità figurasse fra le policy di privacy accettate dagli utenti al momento della registrazioni al servizio.

L’opzione di trascrizione vocale non è attiva di default e Facebook si arroga il diritto di ascoltare i messaggi vocali solo di quegli utenti che l’hanno attivata spontaneamente. Anche se, di fatto, è sufficiente che soltanto un utente all’interno di una chat l’abbia attivata, per concedere il via libera all’ascolto di tutte le clip audio inviate.

Tuttavia, proprio a seguito della sospensione della prassi di ascolto delle registrazioni vocali annunciata da Google e Apple, anche Facebook ha posto fine alla sua, come dichiarato esplicitamente ai colleghi di Bloomberg. Ciò è dovuto alle polemiche scaturite dalla diffusione a mezzo stampa della notizia, non al fatto che Facebook non ne avesse facoltà.

È probabile però che, prossimamente, i grandi colossi saranno spinti a rendere più chiare e manifeste le loro pratiche agli occhi degli utenti, informandoli meglio e chiedendo più esplicitamente il loro permesso per attingere a dati sensibili al fine di migliorare il servizio offerto.

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