Governo: Mattarella consulta i partiti al Colle, parte il toto ministri

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E’ durata quasi due ore la riunione a Montecitorio fra le delegazioni M5s e Pd che ha fatto ripartire il confronto sul programma per il nuovo Governo. L’incontro sui temi programmatici porta un po’ di ottimismo all’orizzonte per un futuro governo giallorosso. “Il lavoro non si è concluso – ha detto il presidente dei senatori dem Andrea Marcucci – ma è stato molto positivo, così lo giudichiamo”.

“Il Pd ci ha illustrato i suoi punti e noi abbiamo ribadito i nostri dieci punti programmatici” ha replicato il capogruppo dei senatori M5s Stefano Patuanelli . “Ci riaggiorniamo a domani, abbiamo chiarito che comunque il nostro capo politico è Di Maio. Ora stiamo andando da Di Maio per riferire”.

“Noi avevamo 10 punti, che abbiamo presentato dopo il primo giro di consultazioni. Il Pd durante il week end ha elaborato più nel dettaglio alcune proposte che oggi ha voluto farci vedere. Abbiamo lavorato in un buon clima, domani continueremo”. “Non abbiamo parlato di nomi”, ha poi precisato il presidente dei senatori grillini. E alla domanda se si consideri ottimista per l’esito della trattativa, ha risposto: “Come dico sempre, io sono ottimista di natura”.

Poco dopo questa dichiarazione il senatore M5s Alberto Airola è stato intercettato dai giornalisti mentre lasciava la sede dell’incontro: “Questa è un’assemblea inutile – ha detto – non si prenderanno decisioni ed è anche per questo che me ne vado. Di Maio non verrà e neppure D’Uva e Patuanelli” perché nulla “è ancora deciso”.

Si decidono gli incarichi

Ma forse qualcosa è stato deciso, o comunque i due schieramenti hanno fissato dei tasselli. Il Pd starebbe dialogando a distanza anche con Davide Casaleggio e Beppe Grillo, per ottenere da Di Maio quella discontinuità che ad ora, da schemi e nomi, non sembra emergere. Probabilmente uno dei tasselli riguarda l’incarico di ministro dell’Economia per un esponente Pd di alto profilo, o un tecnico di area. Mentre una partita tutta interna ai Dem è quella sulla delegazione renziana: Matteo Renzi avrebbe chiesto tre o quattro ministri, altrimenti resterà fuori da un governo “amico” ma verso il quale serberà mani libere.

Bisogna decidere i vicepremier

Il M5s non molla il suo schema: tenere due vice, Luigi Di Maio e per il Pd Andrea Orlando (o, meno probabile, Dario Franceschini), anche per permettere che il premier Conte conservi il profilo ‘super partes’ che finora lo ha contraddistinto. Scelti i vicepremier si traccerà il profilo della squadra di Governo. Tra i Dem c’è chi accredita la possibilità che Pd e M5s abbiano pari ministri (voci ne accreditano otto ciascuno, più due tecnici). Ma è più probabile che il Movimento ne abbia qualcuno in più.

La priorità per il Pd era evitare che Di Maio andasse al Viminale – uno spauracchio, per alzare la posta – e la smentita di Conte era il segnale atteso per dialogare. Ora per sostituire Matteo Salvini si accreditano il capo della Polizia Franco Gabrielli (molto sponsorizzato da Renzi) o Raffaele Cantone, mentre se sarà un politico Marco Minniti per il Pd o Alfonso Bonafede per il M5s.

L’altro obiettivo a portata dei Dem è ottenere l’economia, per segnare la svolta rispetto alle politiche di Tria: si cita per questo incarico l’eurodeputato Roberto Gualtieri o un profilo più tecnico come Lucrezia Reichlin o Mariana Mazzucato. Ai Dem dovrebbe andare anche il commissario europeo: Paolo Gentiloni (ma per lui si parla soprattutto del ministero degli Esteri) o Graziano Delrio, ma alla fine potrebbe essere indicato anche un profilo più tecnico come Enzo Moavero o Reichlin. M5s punta allo Sviluppo economico, all’Ambiente e alla Giustizia.

Di Maio dovrebbe tenere il Lavoro, se sommerà il ruolo di vicepremier, o passare alla Difesa, come vorrebbe. Gli altri nomi di ministri pentastellati sono, negli auspici del M5s, Bonafede, Riccardo Fraccaro, Stefano Patuanelli, Francesco D’Uva, ma dovrebbe esserci anche una delegazione “fichiana” con esponenti come Giuseppe Brescia.

Quanto al Pd, Renzi avrebbe rivendicato una delegazione di peso, avendo “il 70-80%” dei gruppi parlamentari: si fanno i nomi di Ettore Rosato, Teresa Bellanova, Lorenzo Guerini (per la delega ai Servizi). Ma per l’ex segretario – che ha chiesto anche garanzie sul programma – è tutto o niente: se avrà tre ministri i suoi entreranno nel governo, magari lasciando la guida di uno dei due gruppi parlamentari. Altrimenti si terrà le mani libere. Quanto agli altri, si rincorrono le ipotesi, come Gianni Cuperlo alla Cultura, Franceschini ai rapporti con il Parlamento o la Scuola, Maurizio Martina o Francesco Boccia alle Regioni. Ma la partita è lunga. Conte, se incaricato, vorrà dire la sua.

Intanto, al Quirinale, i paletti fissati dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, restano sempre gli stessi: non c’è spazio per un incarico esplorativo; entro mercoledì sera, al massimo giovedì mattina, il Colle si prepara ad affidare l’incarico di presidente del Consiglio: in campo c’è solo l’attuale premier.

Le possibilità al momento sono due: se il matrimonio tra Pd e Cinque stelle andrà in porto, mercoledì pomeriggio alle consultazioni da Mattarella daranno un nome e un perimetro chiaro su quello che intendono fare per il resto della legislatura. Se poi al premier incaricato servirà del tempo per definire programma e squadra, una settimana o anche di più, non sarà un problema, spiegano gli interlocutori che oggi sono saliti al Colle.

Se la trattativa fallisse invece toccherà a un governo di garanzia portare il paese alle urne. Ma non si può aspettare oltre perché i tempi sono stretti per via del calendario elettorale. Il rischio che il Colle non può e non vuole correre e di portare gli italiani al voto sotto Natale, il tempo scorre e facendo i calcoli con i tempi tecnici a partire da oggi si voterebbe ai primi di novembre.

Il compito di dare vita ad un programma e ad una squadra spetterà poi al premier incaricato, ferme restando le prerogative costituzionali del Capo dello Stato sulla nomina dei ministri. Se ci riuscirà potrà tornare da Mattarella dopo alcuni giorni a sciogliere la riserva. Insomma come aveva lasciato intendere nel suo discorso al termine delle prime consultazioni, per Mattarella quella di domani è la dead line per tentare di dar vita ad un nuovo governo politico.

Se così non sarà, toccherà al governo elettorale. I tempi del resto sono stati fissati dal calendario delle consultazioni: mercoledì pomeriggio Mattarella ascolterà i gruppi del centrodestra, Fi, FdI e Lega, separatamente, il Pd e infine il Movimento 5 stelle. A quel punto il presidente trarrà le sue conclusioni e annuncerà al massimo il giorno dopo, giovedì mattina, il nome dell’incaricato.

Matteo Salvini: “Fare in fretta o si vada al voto”

O fate in fretta o subito al voto” dice il ministro dell’Interno e rivolgendosi direttamente ai protagonisti intenti a cercare un’intesa. “Spiegherete agli italiani come fate a tenere insieme un governo che ha dentro, M5s e Pd, tutto e il contrario di tutto”. Poi rilancia: “Per settimane i 5S ci hanno sfidato a votare il definitivo taglio dei parlamentari, ci sono ho detto e lo ripeto, risparmiamo qualche decina di milioni di euro, si può fare, è un segnale di serietà, va bene, però qua bisogna preparare una manovra economica importante che tagli le tasse agli italiani“.

Per Salvini, comunque, la trattativa in corso è solo “una spartizione di poltrone per escludere la Lega”. “Confidiamo e siamo certi che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella non permetterà questo mercimonio ancora a lungo, noi come Lega stiamo lavorando ancora adesso e la richiesta è tagliare tasse e burocrazia, non litigare sui ministeri”.

Meloni anticipa: “Noi di Fdi pronti a scendere in piazza”

“Noi di Fratelli d`Italia – ha detto interpellata dal Tg5 il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni – non ci rassegniamo all’idea che i governi si possano fare sulla pelle dei cittadini, contro il parere e la volontà degli italiani. Per questo ribadiremo la nostra posizione al Presidente Mattarella e siamo pronti a scendere in piazza. Per noi la democrazia è dare la parola al popolo con libere elezioni ma anche manifestando: il Pd, che vorrebbe gli italiani muti, se ne faccia una ragione”.

Gelmini: “Con governo M5s-Pd, centrodestra riscopra ragioni unità”

“Il fallimento del governo ‘contro natura’ M5S-Lega ci ha consegnato un Paese isolato, in affanno e in piena recessione – ha commentato Mariastella Gelmini, presidente dei deputati di Forza Italia -. Se Pd e Movimento 5 Stelle riusciranno a comporre divergenze e liti, il Paese assisterà ad una nuova edizione di un esecutivo non voluto dagli elettori che, per le caratteristiche di estrema sinistra che esprime, non potrà che aggravare la situazione e le condizioni di vita degli italiani.

Di fronte a questa prospettiva il centro-destra deve riscoprire le ragioni dell’unità, partendo dalle peculiarità di ciascuna forza, senza complessi di superiorità, ricostruendo una coalizione coesa, liberale e non solo sovranista”.

Gruppo Misto Camera diviso su sostegno a Pd-M5s

“Nel gruppi Misto Camera ci sono tre posizioni distinte anche se la maggioranza dei componenti è disponibile a valutare la possibilità di sostenere un futuro governo con una nuova maggiortanza con la riserva di conoscere programmi e obiettivi”. Lo ha spiegato il presidente Manfred Schullian al termine delle consultazioni al Quirinale. “Le minoranze linguistiche si asterranno nel momento della formazione e valuteranno caso per caso come votare”, ha aggiunto.

“Siamo in attesa delle posizioni delle principali forze politiche ma siamo assolutamente favorevoli alla nascita di un governo se europeo filo atlantista e che prenda in mano il bilancio del paese – ha detto Beatrice Lorenzin -. La situazione è complicatissima a causa della recessione in Germania, valuteremo attentamente i contenuti del governo che eventualmente ci verrà presentato”.

Non si vota qualsiasi governo, aspettiamo nomi e programmi e che si mantenga il giusto equilibrio tra meritocrazia ed equità sociale – ha detto Catello Vitiello -, basta propaganda che punta all’odio sociale, serve serietà, diversamente non si firmano assegni in bianco”. Per Alessandro Fusacchia “siamo interessati a capire la squadra perché sono le persone che fanno la differenza, i prossimi mesi saranno difficili, serve un governo di un certo tipo e in questo momento è impossibile fare valutazioni o esprimere giudizi”.

Maurizio Lupi a nome dei 4 deputati di Italia-Use ha annunciato che “non voteremo la fiducia ad un eventuale governo Pd-M5ssiamo di fronte alla rappresentazione del teatro dell’assurdo, sarà un governo di sinistra che non ha una maggioranza nel paese anche se è totalmente legittimo se ha una maggioranza parlamentare. Noi saremo opposizione seria non convocheremo la piazza”.

12 Commenti

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  • Che agg ritt?…o conosco buono u suggett…l’altra faccia della stessa medaglia…con Di Maio il movimento è fi ni to!!

  • la cosa peggiore che poteva capitare ai 5stelle è la presenza di di maio e di battista, due ignoranti ed arroganti che porteranno il movimento sotto il 10%, mentre grillo e casaleggio guardano e non li cacciano via. forse meglio così non era un movimento di persone pensanti, solo opportunisti, ma senza un poco di cervello.

  • Io a P De Luca lo farei direttamente Presidente della Repubblica così Ensa da Pastena diventerebbe Ensa dal Quirinale. Potrebbe diventare il primo corazziere donna.

  • Che fetecchia di persona…mai visto in tanti anni una persona così chiaramente attaccata con il mastice non solo alla poltrona, ma alla poltrona che dice lui!… Giggino a Napoli ormai ti consideriamo ormai la controfigura di Higuain,sai già a cosa ci riferiamo..

  • Ricordate a Zingaretti che l’odio i questo paese lo ha portato il suo partito che non vince alle politiche dal 2006 e di riffa o di raffa con l’ausilio di presidenti della repubblica molto di parte(x usare un eufemismo) ribaltano puntualmente il voto degli italiani.Renzi è il re dei ribaltoni…presto sarà asfaltato in modo definitivo dagli italiani…

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