Gli USA, la sinistra italiana e i conti di governo (di Angelo Giubileo)

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Negli ultimi cinquant’anni circa, la storia della sinistra in Italia ha dovuto necessariamente fare i conti, per nostra fortuna, anche nel senso letterale del termine, con l’alleata potenza Usa. Così che le idee contano poco e piuttosto contano i fatti.

Tanto che anche l’attuale sinistra di governo, sedicente pacifista e ambientalista, si trova nuovamente, per ciò che è detta la “ragione di Stato (e di governo)”, a dover fare piuttosto i conti con il rinnovato invito dell’amministrazione Usa di procedere all’acquisto degli F-35, gli attuali più noti jet da guerra di fabbricazione statunitense.

Il patto di vendita degli F-35, di vecchia e nuova fabbricazione Usa, prevedeva inizialmente l’acquisto da parte dell’Italia di 131 cacciabombardieri. Siffatto contratto di acquisto fu siglato dal governo Prodi nel 1998. Ma, si continuò a far finta di niente e quindi a non rispettare un patto che la sinistra prodiana di governo aveva inizialmente sottoscritto.

Si arriva così al 2012, allorché l’allora governo Monti decide di ridurre l’ordine di acquisto da 131 a 90 aerei. Ma, si continua a non farne nulla. Peraltro, nel programma elettorale del 2017, il M5S inserisce la propria proposta di blocco dell’ordine.

Tutto questo fino alla settimana scorsa, allorquando riferisce oggi il Corriere della sera che il premier Conte abbia rassicurato il Segretario di Stato Usa, in visita in Italia, che “i numeri e le scadenze rimangono quelli fissati dai contratti”, l’acquisto di 90 apparecchi entro il 2035, e che l’acquisto faccia parte della “trattativa con Washington per dazi e 5G”.

Dal 1998 a oggi sono passati vent’anni e 11 governi – 9 di sinistra o centro-sinistra o sinistra-centro e 2 di centro-destra entrambi a guida Berlusconi -, e i rapporti della sinistra con i governi Usa sembrano aggrovigliarsi sempre intorno a uno stesso nodo, per il quale occorrerebbe in fine chiedersi se sia la sinistra italiana a rifiutare ciò che essenzialmente rappresenta un accordo o patto militare di governo e difesa di territori (si vis pacem para bellum dicevano i Romani, e cioè: se vuoi la pace prepara la guerra) oppure se la stessa sinistra italiana sia stata piuttosto capace di sottoscriverlo ma incapace, alla prova di forza del governo, di realizzarlo e sostenerlo. Non è solo una questione di carattere militare, è essenzialmente una questione, nodale, di governo.

Inoltre: è anche una questione economica, e la differenza non è di poco conto, dato che la vendita complessiva dei 90 cacciabombardieri pare richieda 14 miliardi di euro a moneta costante. Ma, allora: a quanto ammonta il conto, quello definitivo (politico, militare ed economico), per dazi e 5G?

Angelo Giubileo

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