Corso Salerno: Progetto In&Out Carcere e SER.D.

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Corso Salerno 20 novembre 2019: Progetto In&Out Carcere e SER.D.
Carcere & SER.D. per la diagnosi, stadiazione clinica ed accesso alle terapie delle infezioni da BBV in pazienti con storia di IVDU

Il corso si tiene presso l’Aula Magna del Dipartimento di Medicina dell’Università degli Studi di Salerno in via Allende, 84081 Baronissi (SA).

Il fattore di rischio tossicodipendenza accomuna ancora oggi un’elevata proporzione di pazienti con infezioni croniche da virus a trasmissione ematica e sessuale (BBV – Blood Born Viruses) quali HIV (Human Immunodeficiency Virus), HBV (Hepatitis B Virus) e HCV (Hepatitis C Virus).

Le problematiche di tipo sociale e le co-morbilità di tipo psichiatrico, spesso accomunate in questi pazienti, sottintendono un importante e complesso problema di salute pubblica, anche per la loro bassa propensione a percepire il “bisogno salute” e, pertanto, ad accedere alle strutture di cura territoriali.

Le uniche possibilità di intercettare, fornire informazioni basali di educazione sanitaria, sottoporre a test di screening e, per coloro che risultano positivi, di procedere con la stadiazione clinica e l’avvio alle terapie antivirali che, oltre a bloccare ovvero eliminare i virus BBV, rappresentano il vero contrasto alla loro diffusione, sono i momenti in cui questi pazienti transitano per gli Istituti Penitenziari e i SER.D.

Tra coloro che hanno acquisito uno o più di questi virus, infatti, la maggior parte presenta una lunga fase clinicamente asintomatica, durante la quale generalmente non si rendono conto di esserne portatori, ma possono trasmettere la malattia ad altri con le stesse probabilità di chi presenta sintomi conclamati.

Anche l’evoluzione nelle forme avanzate di malattia, quali AIDS (Acquired Immune Deficiency Syndrome) e Cirrosi Epatica fino all’Epatocarcinoma, può iniziare con sintomi sfumati scarsamente percepiti dagli interessati. È internazionalmente riconosciuto sulla Letteratura scientifica come il contesto penitenziario sia un ambito in cui queste infezioni sono concentrate, rappresentando una consistente parte dei serbatoi di malattia.

Dai dati ufficiali del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria al 31 gennaio 2019, nei 190 Istituti del Sistema Penitenziario Italiano erano presenti 60.125 detenuti, di cui 2.580 (4,3%) donne, 20.309 (33,8%) stranieri e 21.080 (35,1%) per reati correlati agli stupefacenti, con una capienza ufficiale di 50.550 posti letto e un sovraffollamento del +18,9%.

Nel corso del 2018 sono state detenute in Italia 104.865 persone, di cui entrate dalla libertà 47.257. Tra queste, i comportamenti a rischio per la trasmissione di tutte le infezioni da BBV, quali scambio di siringhe e/o oggetti taglienti, tatuaggi, rapporti sessuali promiscui e violenti, condivisione di rasoi da barba all’interno di celle sovraffollate, episodi di violenza con ferite e commistione di sangue, appaiono notevolmente diffusi.

Non sono disponibili dati epidemiologici ufficiali sulla prevalenza di BBV tra la popolazione detenuta e nei SER.D.; i pochi studi parcellari disponibili permettono stime in genere superiori di 10-12 volte per HIV, di 5-6 volte per HBV e fino a 20 volte per HCV. Inoltre, per tutti i motivi sia ambientali che sociali già esposti, esiste in Italia un’elevata proporzione di persone con un’infezione da BBV inconsapevoli della propria malattia.

Queste evidenze indicano chiaramente come l’unica strategia per ridurre i serbatoi umani d’infezione BBV in questi ambiti sia la condivisione di percorsi di diagnosi e cura tra gli operatori sanitari che operano nelle due diverse realtà dello stesso territorio, con l’obiettivo comune della riduzione della circolazione dei virus e dell’abbattimento della loro incidenza.

Il transito in carcere e al SER.D. rappresenta un percorso comune per la maggior parte di questi pazienti ed è occasione unica di offrire un’opportunità diagnostica e terapeutica a persone che hanno spesso stili di vita che non prevedono il “bene salute” tra le priorità quotidiane e che difficilmente si preoccupano di conoscere e curare la propria malattia e, contestualmente, presentano comportamenti ad elevata probabilità di trasmissione delle infezioni.

Per contrastare l’elevata proporzione di IVDU inconsapevoli della propria malattia, appare necessario offrire loro una corretta educazione sanitaria, insieme alla possibilità di sottoporsi agli screening per HCV, HBV, HIV e, in caso di positività, garantire la possibilità di accedere a cure antivirali sempre più efficaci.

Il coinvolgimento e la condivisione di comportamenti e percorsi diagnostici comuni tra gli operatori sanitari degli Istituti Penitenziari e dei SER.D. appare indispensabile per attuare programmi di continuità assistenziale “In & Out” dalla detenzione, con il trasferimento della presa in carico dei pazienti nei frequenti loro trasferimenti tra le due strutture territoriali.

Questa serie di incontri fra operatori penitenziari e specialisti operanti nei territori di riferimento degli Istituti Penitenziari mira a favorire questo tipo di operatività direttamente sul campo di ogni singola realtà territoriale.

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