Ass. ‘Io Salerno’: Le Luci, una doverosa risposta

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“Prima di scrivere dovete mettere in fila i pensieri. Dovete fare una ‘scaletta’. Fu Suor Angelica a darci una guida per i compitini, anche se a stento riuscivamo a mettere in fila il soggetto, il verbo e il complemento. Dopo, però, quella indicazione è diventata una regola per la vita.

Così, la scorsa settimana abbiamo elaborato una ‘scaletta’ per calcolare i possibili flussi di visitatori richiamati da Luci d’Artista. E, mettendo in fila pensieri e parametri, per l’edizione del 2018 siamo arrivati al totale di 670.000 persone, di cui 50.000 ‘certi’ (fonte: EPT), come ‘turisti veri’, e 620.000 ‘incerti’, come ‘escursionisti’. Un poco di più o un poco di meno.

Forse non siamo andati lontani dal vero. Perché, per le due settimane iniziali, avevamo ipotizzato 400+400 autobus e nell’ultimo fine settimana ne sono arrivati 311, come dichiarato da Salerno Mobilità che, però, non ha fornito i dati precedenti. Pur raddoppiandoli, sarebbero circa 600. Siamo stati più ottimisti. Seguiremo per la terza settimana, della Immacolata, per la quale ne abbiamo previsti 900.

Quella ‘scaletta’ era priva di contenuti economici, non di immediato interesse. Però, considerato che il costo per le installazioni e servizi accessori può mediamente stimarsi tra i 3 e i 3,5milioni/anno (fonti: la Città+altre), non possiamo nascondere che ci appare difficile parlare di ‘congruità’ della spesa nel lungo periodo, se i numeri calcolati fossero confermati.

Per spiegarci, andiamo 900 Km più a nord. I Mercatini di Bolzano, incentrati sulla storia e sulle tradizioni locali, nel periodo 28/11-06/01 attirano oltre 500.000 visitatori, di cui l’80% da fuori Provincia con pernottamenti medi di 2,8gg. per il 60% (fonte: sito ufficiale mercatini 2018). In pratica, a Bolzano, arrivano almeno 250.000 persone da molto lontano. Da noi circa 50.000. Eppure, lì ci sono solo folklore, arte e gusto.

Ci sono pure le luci, ma sembra che la spesa non superi i 160.000 euro (salvo errore). Cioè, costi enormemente inferiori ai nostri con effetti molto simili, in termini assoluti, e anche migliori, in termini relativi.

In realtà, dopo i primi anni esaltanti, sembra che Luci d’Artista abbia perso ‘slancio’. Gli economisti rassicurano dicendo che, dopo 13 anni, una certa ‘stanchezza’ è naturale per un prodotto che ha raggiunto la ‘maturità’ del suo ciclo di vita.

Ma dicono pure che, in assenza di correttivi, si avvia una fase di declino con una velocità tanto più elevata quanto maggiore è la concorrenza di eventi più ‘nuovi’ e più ‘freschi’. E sappiamo tutti che, in Italia, Luci più o meno d’Artista sono dappertutto. Anche vicinissimo.

Per questo, premesso che la manifestazione resta una buona idea per dare visibilità e vitalità alla Città, la scorsa settimana abbiamo ritenuto di proporne il possibile aggiornamento per attribuirle una funzione del tutto diversa: da mostra di luci attraverso la Città a mostra della Città attraverso le Luci con la finalità di esaltarne l’anima vera e i peculiari caratteri identitari. Bolzano, lo ha fatto da sempre.

Perché, se vogliamo proprio parlare chiaro, non si può disconoscere che la chilometrica installazione non ‘propone’ nulla della Città, è di scarsa efficacia e, ancora, genera un effetto ‘divisivo’ tra le aree ‘privilegiate’ e quelle, anche a pochi metri, nelle quali impera il buio e l’abbandono. Un esempio? Provate a camminare, di sera, per via S. Benedetto, via Velia-via Fieravecchia, con gli Archi, via Arce, piazza PortaRotese. E non parliamo della zona orientale.

Quest’anno, poi, è stata ‘ri-ripropota’ una buona parte dei vecchi quadri luminosi e, per quanto si è sentito, non ci saranno le bancarelle di Natale sulle quale, comunque, in passato erano offerti gli arancini e i cannoli siciliani, i torroni piemontesi, i liquori calabresi, i prosciutti e i formaggi. Salumerie, non mercatini.

Alcuni cortesi lettori ci hanno chiesto di chiarire il nostro pensiero e una gentile lettrice ha osservato che parliamo senza dire. Cioè, non facciamo proposte concrete. Ci permettiamo dissentire, sia ricordando il contenuto di ‘Ti piace il Presepe?’ pubblicato nel Novembre 2017, sia appellandoci alle oltre 80 ‘idee per la Città’ che abbiamo esposto negli ultimi due anni. Basta accedere alla pagina Fb, o al sito internet.

In ogni caso, poiché il rispetto delle opinioni fa parte del nostro dna, non vogliamo lasciare alcun dubbio. E, quindi, abbiamo ritenuto doveroso formulare una risposta. Con una premessa.

La gentile lettrice ha affermato che a Salerno “…vengono perché è bella e a misura d’uomo”. I dati degli arrivi non sembrano concordare: 190.496 ‘turisti veri’, nel 2018, non sono tanti. E, poi, a fronte di 1.329.330 posti letto disponibili in quell’anno (fonte: Istat turismo), ci sono stati solo 470.303 pernottamenti (fonte: EPT).  Il 35%. Non si può gioire.

All’opposto, i visitatori via mare verso le Costiere, dal Masuccio e dal Manfredi, sono stati 582.452 corrispondenti, con i ritorni, ad almeno 900.000 passaggi. Sono visitatori per i quali Salerno è stata solo la Città più comoda per prendere il treno o l’auto (fonte: Autorità Portuale 2018).

Ci sarebbe da riflettere, quindi. E noi lo facciamo. Perché amiamo questa Città e, per questo, non ci nascondiamo la verità. Chi lo fa, non l’ama. La tradisce. E non aiuta a migliorarla.

Sulle Luci, abbiamo già detto che l’impostazione ‘senza anima’ dovrebbe essere sostituita da un ‘progetto di ospitalità’ che sia espressione ‘distintiva’ della Città e ne esalti le qualità culturale e sociale. Cosa significa? Lo spieghiamo mettendo in fila i pensieri, come ci insegnava la maestra.

Se le Luci servono a stimolare l’economia, allora debbono accrescere la quota di arrivi di ‘turisti veri’, quelli che chiedono servizi a pagamento e apportano denaro. Per questo, non è necessario allungare i tempi. Basta partire ai primi di Dicembre e finire subito dopo l’Epifania.

E non sono necessari, poi, costosi chilometri di inutili festoni. Deve essere illuminata la nostra storia, a cominciare dal Castello, dagli Archi medioevali (oggi negletti) e dal forte la Carnale (era una torre cavallaria, perché non la chiamiamo la ‘cavallerizza?’), con contorni o fasci di luci. Realizziamo un albero luminoso o una stella lungo il ‘Bonadies’ o sul ‘Bellaria’, come a Gubbio, e ‘accendiamo’ l’Olivieri, fino a Vietri, perché possa divenire un percorso turistico di grande forza emotiva.

In Centro, mettiamo ‘in luce’ gli spiazzi d’arte, le chiese, i monumenti, le testimonianze storiche e creiamo l’area protetta del ‘Quadrilatero del Duomo’. Realizziamo, nella parte antica, una ‘via lucis’ adornando scalette, viuzze e slarghi partendo da piazza Conforti per proseguire, lungo via Tasso, fino a via de Renzi. Apriamo le botteghe e insediamo, anche temporaneamente, le attività del ‘nostro’ folklore, delle ‘nostre’ produzioni artistiche della ceramica, del legno, del ferro, del vetro. E le erbe officinali?

Realizziamo un circuito dei Presepi Monumentali, non per richiamo religioso ma perché vera attrazione per chi va alla ricerca dell’arte e della tradizione natalizia.

Nei quartieri, organizziamo percorsi di luce che siano da guida verso un luogo o una piazza da addobbare a tema e dove collocare mercatini di Natale. Tutti diversi, per alimentare lo ‘scambio’ di visite. Coinvolgiamo i residenti, perché siano partecipi e responsabili, con un concorso per il rione con la migliore installazione natalizia, per quello più pulito o con la strada più fiorita. Rendiamo scintillanti le terrazze collinari, perché anche essi hanno eguale diritto alla festa.

Posizioniamo le “casette” a gruppi, nelle piazze e lungo i “percorsi delle luci”, per proporre i ‘veri mercatini del Natale’ dove trovare addobbi, luci, pastori, festoni, dolciumi, artigianato, articoli da regalo.

Non abbiamo altro spazio, ma ci sarebbe ancora di dire. A cominciare dalle spiagge per arrivare alla mobilità, ai parcheggi, ai divieti, ai permessi e alle iniziative collaterali, culturali e sportive.

Così, ci fermiamo qui, sperando di aver almeno dimostrato alla gentile lettrice, e altri amici, che le nostre parole erano sostenute da idee. Forse semplici o ingenue ma, riteniamo, più vicine al vero spirito del Natale che, al di là del richiamo religioso, alimenta un bisogno di gioia, di serenità, di semplicità.

Certo, solo alcune sono immediatamente realizzabili. Per altre, è evidente che la Città non è pronta ed è necessario prima riqualificare e recuperare le tante ‘ricchezze’ che abbiamo abbandonato. E, soprattutto, ricostruire nella Comunità il senso dell’appartenenza, della partecipazione, della condivisione, del rispetto, della responsabilità.

In tal senso, siamo convinti che il coinvolgimento diretto dei cittadini in un progetto del tutto nuovo per le Luci d’Artista possa essere l’occasione per dare vita a una Comunità nuova, diversa, orgogliosa delle sue identità storica, culturale e ambientale, e pronta a offrire le sue specificità con fierezza e dignità. Non solo durante il periodo delle Luci, ma per tutto l’anno.

E, allora, facciamo una ‘scaletta’. Quella che abbia per obiettivo una Città della cultura, dell’arte, dell’amore. Non un ‘parco giochi’.

Questa Città ha bisogno di amore.

e.mail: associazione.iosalerno@gmail.com

pagina fb: Associazione io Salerno

 

P.S.: con questa riflessione, sospendiamo l’appuntamento settimanale. Riprenderemo dopo l’Epifania.

Auguri, a tutti. Il Natale, per chi crede, e la festa del Nuovo Sole, per chi non crede, possano costituire l’inizio di una vita nuova di pace, salute e benessere.

Lo auguriamo anche alla Città. Ovviamente.

Arrivederci

39 Commenti

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  • Vi stimo molto per il fatto che mettete in risalto, con dati alla mano, problematiche salernitane degne di approfondimento. Vi invito però a fare un passo avanti. Visto che non c’è nessun giornalista campano in grado di portare alla luce la “vera” verità circa il problema Sanità ed il problema rifiuti che affliggono la nostra Regione, perché non ci provate voi? Solo Striscia la notizia, di tanto in tanto, fa capire a chi, per sua fortuna, non frequenta ambulatori o ospedali, qual’è la reale situazione della Sanità in Campania. E poi c’è chi fa proclami distorcendo la realtà e chi, senza dignità, li appoggia incondizionatamente in attesa degli aiutini. Basta a chi accende solo fumogeni. Basta con favoritismi a figli ed appartenenti alla casta.

  • Se mi si permette, faccio la seguente riflessione, in particolare a riguardo di questa frase e di quel “temporaneamente”, che in realtà spiega ogni cosa:

    “Apriamo le botteghe e insediamo, anche temporaneamente, le attività del ‘nostro’ folklore, delle ‘nostre’ produzioni artistiche della ceramica, del legno, del ferro, del vetro.”

    Il problema è proprio questo: Salerno non ha tradizione. Vietri, ad esempio, è riconoscibile per la ceramica. Le botteghe volanti non esistono, non sono tradizionali, sono un trucco patetico per fregare il turista. Se vuoi fare qualcosa di sensato, giacché Vietri è molto vicina al centro storico di Salerno, devi fare in modo che si crei una forte sinergia tra Vietri e il centro di Salerno. A quel punto avrai botteghe di vietresi che vendono nel centro storico di Salerno tutto l’anno, facendo tradizione reale, non inventata.

  • Ripeto, quanto già detto in altra occasione, che il conteggio delle presenze o dei passaggi di visitatori per le Luci d’Artista oppure la puntigliosa distinzione fra chi è vero turista e chi solo un (poveraccio?) visitatore, mi sembrano solo esercizi accademici di sapore burocratico. Mi sento di dire che con la loro proposizione viene tradito lo spirito della manifestazione che, ideata anni fa per avere una cadenza stagionale, ha rispettato le aspettative e, pur fra alti e bassi, continua un suo percorso riproponendosi annualmente per la curiosità è l’interesse di tante persone, locali e non.
    Fermarsi per un giudizio sul numero dei visitatori mi sembra riduttivo, così come ignorare che il bilancio della manifestazione non fa fatto con un confronto da contabili fra il dare e l’avere.
    Le Luci d’Artista, nella accezione salernitana, si può dire che abbiano fatto da apripista. Sotto questo aspetto hanno costituito una novità che ha dato alla città una rinomanza mai prima riscontrata. Questo fatto ha un valore incalcolabile e da solo, per chi ama questa città come proclamato dall’Associazione, dovrebbe bastare per ogni tipo di valutazione e considerazione.
    Del resto all’impostazione dell’evento può essere assegnato anche un titolo prototipico a cui ispirarsi per sviluppi successivi. Un esempio lo troviamo già nella articolata proposta di “Io Salerno” quando descrive una diversa e diversamente motivata distribuzione delle Luci. Non è un’idea da rigettare e certamente introduce un senso di novità.
    Sono certo però che continuerebbe ad essere riconosciuto come l’evento delle Luci d’Artista, un nome divenuto quasi un brevetto, che non si sottrae alla curiosità della gente. Molti amici e conoscenti non salernitani, all’approssimarsi delle festività di fine anno, mi chiedono se ci sarà la manifestazione che, nonostante duri da poco più di dieci anni, ha assunto già la fisionomia di una tradizione da non interrompere.

  • Complimenti x l’ articolo,posso dire con dati di fatto di aver visto con i miei occhi visitatori scesi dal pullman con addirittura i termos del caffè.Bhe’questo genere di Turismo è meglio che non viene proprio bisognerebbe fare dei pacchetti includendo pernottamento e visite guidate obbligatorie altrimenti è solo un danno x la nostra città

  • Le luci ci costringono a non uscire d casa nei giorni festivi. Non si cammina con l’auto e manco a piedi. La visibilità e solo per i ns governanti che si riempiono la bocca di milioni di spettatori e ci assimila a Montecarlo…….

  • Le luci ci costringono a non uscire d casa nei giorni festivi. Non si cammina con l’auto e manco a piedi. La visibilità e solo per i ns governanti che si riempiono la bocca di milioni di spettatori e ci assimila a Montecarlo…….

  • Gentile Associazione, per una volta (questa) non sono d’accordo con voi. Le vostre proposte sono fuorvianti e direi anche abbastanza ingenue (scusatemi la franchezza). Il caso va esaminato partendo dalle regole ferree e non modificabili della società in cui viviamo. Allora innanzi tutto va detto che tre milioni di euro elargiti dal sistema pubblico rappresentano una anomalia. Il pubblico deve provvedere ai servizi di primaria necessità per mantenere le strutture in modo decoroso, il resto lo fa l’economia. Una città ben pulita, ben gestita, con centro storico ben restaurato, sono la base di competenza del comune. Su questa base, in una bella città come Salerno, si profilano possibilità di lavoro economicamente vantaggioso che attraggono gli imprenditori privati i quali sanno meglio di noi come rendersi attraenti per il turismo. Insomma occorre spiegare agli amministratori locali che loro spetta mantenere in ordine la città e stimolare l’economia con campagne di promozione del turismo. Ad esempio promuovere pacchetti di soggiorno comprendenti biglietto di viaggio con treni alta velocità dalle principali stazioni italiane, permanenza in albergo con un fitto programma in cui si alternano visite guidate (con navette) nelle località turistiche di interesse internazionale (Paestum, Amalfi …) a momenti di visita libera del centro storico comprensivi di pranzi e cene nei locali tipici con prezzi e qualità costantemente garantiti e controllati dagli organizzatori.
    E qui devo anche far gentilmente notare al precedente commentatore (izzy) che, appunto, se i vietresi non sono ancora venuti a vendere le loro ceramiche nel centro di Salerno è semplicemente perchè le attuali condizioni non rendono economicamente fattibile l’impresa. Ad ulteriore dimostrazione che la manifestazione ‘luci’ così com’è, è clamorosamente fallita.

  • Esattamente: non vengono create le condizioni per far sì che ciò accada (sempre che i vietresi “ci stiano”). Ma perché non vengono create le condizioni? Perché Salerno fatica a trovare una visione di se stessa, non sa di preciso cosa sia e va avanti un po’ a fortuna, probabilmente puntando al maggiore guadagno possibile per le casse e non alla stabilità di un progetto. Tolte le lucine, non ha una identità, di cui paradossalmente sono ricchissimi i dintorni.

    E questo mi porta ad una ulteriore riflessione: di fatto, Salerno si presta attualmente più ad essere un luogo in cui fermarsi poi per andare altrove che una reale meta turistica (uno che va in vacanza a Salerno per me è un emigrato che torna a casa). Non è tutta colpa sua, è che si trova al centro di una quantità esorbitante di grandi attrattori: se tu nella stessa regione hai posti come Paestum, Padula, Pompei, Ercolano, Oplonti, Sorrento, Positano, Pozzuoli, Napoli, Vesuvio, Amalfi, Caserta, Capri, Procida, Ischia (e mi scuso per le dimenticanze), la concorrenza è spietata.

    E questo ci riporta all’inizio: una volta terminato l’effetto-luci, che resta? La mia risposta è che, ad esempio, le ceramiche vietresi durano da parecchio, sono un prodotto locale, non devono ringraziare l’inventore della lampadina (che non era propriamente di Salerno) e non conoscono crisi. 😉

  • Non esiste un progetto socio economico di medio e lungo termine per questa città, per il semplice motivo che i tempi necessari alla sua realizzazione non sarebbero sfruttabili dalla politica attuale. Camarille e distribuzione di prebende, invece, sono facili da attuare e il ritorno è immediato. Invece, investire nel futuro richiede infrastrutture e progetti che devono succedersi con una scansione temporale che non porta a raccogliere subito il consenso. E, in questa città, ciò che conta è il consenso, perchè senza di esso la Casta regnante non potrebbe sopravvivere e, soprattutto, vivere bene. Il popolino, d’altronde, si accontante di festa, farina e forca, e le luci appartengono a questo.

  • concordo in pieno con Izzy e aggiungo che i pacchetti, le visite guidate o i viaggi organizzati non è il comune a doverli inventare: il comune conferma l’evento, gli imprenditori(che forse da noi non ci sono mai stati perchè io conosco solo padroni) si ingegnano, collaborano e mettono insieme qualcosa.Anch’io sono stato a Bolzano, le 2 cose non sono per niente paragonabili: li è solo una belle cittadina di montagna con la neve e un mercatino natalizio in centro città, ci sono stato una sola notte perchè non scio, mi è piaciuto ma bastava mezza giornata per girarlo, visitarlo e poi scappare per il freddo

  • Chi dice che Salerno non ha storia è semplicemente ignorante. Dal II sec. a. C. è civitas romana. Cerca un’identità? Beh, se la stragrande maggioranza dei suoi residenti non è salernitana d’origine (come me tra l’altro), è difficile pretendere delle tradizioni consolidate. Molte si sono perse negli altri. Resiste, per fortuna, solo San Matteo. I dintorni, qualcuno dice? Tutti nati nel periodo d’oro del medioevo salernitano. Ma qui torno all’ignoranza di cui sopra.
    2) Le luci. Una bellissima iniziativa. Non capisco, però, perché tre mesi. Un periodo insostenibile per un centro cittadino così piccolo. Un mese andrebbe più che bene.
    3) Il paragone con Montecarlo mi fa ridere. La città monegasca è veramente una città mostruosa, una colata devastante di cemento che scende a mare.

  • Apprezzo una volta tanto, la validità degli interventi e del tema proposto. Aggiungo che, affinchè il fenomeno duri, serve gettare basi solide per sostenerlo. Purtroppo Salerno sconta tantissimi anni in cui la politica ha omesso completamente il suo compito di rigenerare il centro storico, palcoscenico di questo evento, salvo gli ultimi anni di De Luca sindaco, che ha permesso di recuperare San pietro a corte e Palazzo Fruscione. per il resto si assiste ancora al degrado delle strutture ferite dal terremoto. Nè si è cercato di urbanizzare, nel senso di rendere civili e partecipi i cittadini, farli protagonisti della propria città, con una gestione limpida e coinvolgente nell’amministrazione della cosa pubblica. Anzi la situazione precipita sempre più verso un atteggiamento di anarchia senza regole, ovvero dove i prepotenti danno le carte. Che dire, lancio l’idea di illuminare con luci colorate ad effetto i vicoli della città vecchia per creare scenari fiabeschi con pochi soldi di led per iniziare il cammino . Per i nuovi quartieri, lo scempio fatto è di fatto insanabile.

  • Concordo in parte su quello detto e ripropongo una risposta inviata ad un utente su un Social:
    Il nome è fuorviante ed è solo uno slogan pubblicitario. E’ una mera operazione commerciale di un prodotto progettato altrove e che non ha niente a che vedere con il territorio. L’unico artista è il “mercato”!
    Le “Luci” non sono altro che una rielaborazione delle “luminarie” paesane (quelle che si vedono nei films internazionali di “serie B” per descrivere stereotipamente l’Italia insieme alla pizza ed al mandolino).
    Producono solo un turismo “ignorante e superficiale” senza nessuna ricaduta sul territorio! Anzi i danni – a livello di vivibilità, fruizione dei già scarsi servizi, inquinamento e distruzione del territorio – sono tutti a scapito dei cittadini e solo un vantaggio per il commercio effimero (fast food, bar, ristorazione di basso livello).
    L’acquisto di un pacchetto “preconfezionato” altrove dovrebbe già porre delle domande importanti. Salerno è solo un terminale di una industria commerciale che potrebbe proporre lo stesso “pacchetto” a Frosinone come a Canicattì, ad Aosta come a Pescara (ed in effetti lo fa). Data l’assoluta assenza di un coinvolgimento delle strutture artistiche cittadine (Licei artistici ed Istituti d’Arte) o degli artisti locali, dell’Università o degli stessi artigiani salernitani è una ripetizione di una Salerno virtuale e non reale senza nessun senso.

    Fatte queste premesse ritengo la domanda senza senso in quanto sarebbe come proporre una analoga domanda: cosa pensate del Burger King (ma potrebbe essere qualsiasi catena di ristorazione su standard massificati) rispetto ad Antonino Cannavacciuolo (anche qui lo cito come esempio per indicare uno degli chef più famosi)?

    La manifestazione è dunque da abolire? Assolutamente NO, anzi! Sarebbe invece da sottrarre alle istituzioni pubbliche e restituirla alla Città! Sarebbe da sottrarre al carrozzone politico/elettorale/affaristico che ovviamente trova più vantaggioso (perchè meno controllabile) acquistare prodotti invece di costruire cultura e turismo vero!

  • Nessuno ha mai nominato la Storia. Il problema, infatti, non è la storia in sé, ma la eventuale rivendibilità di quest’ultima in chiave turistica.

    Ci vendiamo da anni i fasti di una Scuola Medica di cui a tutt’oggi s’ignora del tutto finanche l’ubicazione. Secondo te, se a Roma non ci fosse il Colosseo ma se ne parlasse tutto l’anno, l’area presunta in cui si trovava il Colosseo farebbe lo stesso 7 milioni di visitatori l’anno? No, perché non si può visitare una cosa che fisicamente non esiste.

    Quindi, forse superficialmente, forse per interesse (come suggerisce “X Ignazio e izzy”), forse perché locali e movida non sono sufficientemente attraenti, ecc.ecc., si sono inventati le lucine. Le lucine sopperiscono alla mancanza di idee altrettanto “convertibili” in accessi alla città e alla mancanza di visione a lungo termine.

    Il fatto che tu venga da fuori non significa niente: le ceramiche sono di Vietri e sono le benvenute nel centro storico, così come tutto ciò che di tradizionale dovesse provenire, ad esempio, dal Cilento.

  • Non è bello dare degli ignoranti agli altri. Io potrei dirti che tu ignori che Salerno è rimasta chiusa nelle sue mura per secoli perché a Sud si estendeva una gigantesca palude maleodorante e i salernitani dell’epoca non avevano le risorse per bonificarla e si facevano massacrare dalle zanzare. Questo è bastato ad impedire l’espansione della città, che è rimasta come era praticamente fino al Novecento. Quindi, quando parliamo di Storia, pensiamo prima a parlare di Salerno obiettivamente e poi a vantare fasti gloriosi non si sa quanto utili in termini di ricezione turistica.

  • Vorrei dire anche io la mia. In effetti, concordo sul fatto che manchi “un monumento” (eccetto il Duomo) a cui “attaccarsi” per fare turismo culturale. La Scuola Medica Salernitana è stata molto nota, ma non aveva una sede precisa: ne ha avute tante diverse, piccole, medie, grandi, ma nessuna davvero stabile, e nessuna ha conservato nel tempo il tratto universitario, sono state tutte sedi “in prestito”. E questo è quello che dice il solo Avallone, insigne latinista, che però nell’ormai antico articolo in cui ne parla non cita i documenti, le fonti da cui avrebbe appreso anche di queste sedi. Così, su due piedi, il tour delle sedi presunte della scuola, mi pare improponibile.

    Segnalo anche un altro fatto, premesso che sono di Salerno e non ho alcun interesse a parlarne in maniera non obiettiva. Tuttavia, noi abbiamo documenti che attestano i viaggi di grandi del passato. Tra questi, mi viene in mente Goethe. Goethe scende alla fine del ‘700 in Italia in vacanza perché s’è stancato di stare a casa sua. Scendendo per la penisola, sosta a Napoli parecchi giorni, e va be’; poi va a Portici, sul Vesuvio, a Ercolano, a Torre Annunziata. Attenzione qui: a un certo punto, passa per Cava, passa forse mezzora a Salerno, a cui dedica 5 righi. In questi 5 righi dice che c’è una bella veduta da dove si trova e che c’è stata in passato la famosa scuola medica salernitana. Ma non la visita, non si sofferma a Salerno. Lo ritroviamo un attimo dopo che attraversa l’acquitrinio puzzolente che si trovava tra Salerno e Paestum, dove si ferma nuovamente ad ammirare i templi e i bufali.

    Insomma, passatemi la battuta, ma pure Goethe a Salerno s’è solo venuto a pigliare un caffè.

  • “Nemo propheta in patria”. La frase evangelica che meglio si adatta all’evento delle Luci d’Artista, a sentire o leggere quanto proposto da molti concittadini salernitani. C’è chi più benevolmente propone delle varianti alla tipologia e allo svolgimento della manifestazione e chi, senza mezzi termini , ne chiede l’abolizione, adducendo una serie di motivi: dura troppo a lungo, costa troppo, attira in città visitatori di secondo livello, crea innumerevoli disagi alla circolazione dei veicoli e nei fine settimana anche ai pedoni, la presenza di tante persone provoca un insopportabile aumento di rifiuti lasciati nei posti più impensati, non genera i tanto decantati guadagni per l’economia cittadina anche perchè pochi sono “i turisti” e la maggior parte solo “escursionisti”. In ultima analisi per costoro si tratta di una manifestazione inutile. Secondo alcuni, Salerno non può competere con città turistiche del circondario quali Paestum, Pompei, Padula, Oplonti, ecc. Paragone improponibile data la evidente diversità della tipologia delle località chiamate al confronto.
    Eppure, ad onta di tutto questo che, per inciso, coinvolge anche l’ideatore e il fautore di questo evento stagionale, non mancano i visitatori che, mille in più o mille in meno senza stare a fare inutili conteggi, si riversano in città in numeri comunque considerevoli e che mai prima Si era visti circolare per le strade cittadine. So di gente che conosceva Salerno di nome e ci è venuta per la prima volta proprio per le Luci d’Artista. Lo si chiami come si vuole, ma questo è un richiamo per la città. Del resto se anche la RAI si è scomodata in questi giorni per realizzare un servizio su questo evento e mandarlo in onda su Lunea Verde, un certo significatodeve pure averlo.
    Chi poi preferirebbe non so quali altre manifestazioni per sopperire a carenze storiche, culturali artistiche e turistiche in genere della città di Salerno, ebbene dovrebbe ripassare un pò della storia passata, rivedersi i documenti che ne fanno menzione, visitare musei e monumenti che ancora ne danno testimonianza. Allora si renderebbe conto che i possibili visitatori non sono solo quelli spesso definiti “montanari e cafoni” ma anche altri portatori di diverse culture e più precisi interessi.

  • Il tuo mi sembra il riassunto di una persona che non si è curata di capire i commenti precedenti, ma ha voluto rispondere per forza.

  • Quelli che tu consideri “paragoni” non lo sono e ad un commentatore obiettivo questo sarebbe apparso subito chiaro. Izzy voleva semplicemente dire che la Campania non è il deserto con i cactus e Salerno al centro. Tutt’altro: in altre zone della Campania c’è una offerta turistica assai invitante, che porta via ingenti risorse che vengono dirottate verso ciò che offrono al di fuori di Salerno. Non si tratta di un paragone: si tratta del dato di fatto che costringe Salerno a inventarsi le lucine.

    Se si continua a “pensare” in termini di “paragoni”, di gloria, fasti, musei e storia passata, ecc., allora con tutto il rispetto è meglio andare allo stadio a fare il tifo, invece di stare qui a ragionare sul futuro turistico della città.

  • Perdonate la velocità nell’invio, il mio precedente commento era per Anonimo del 5 dicembre, ore 12:11.

  • Le consonanze di vedute fra i vari Izzy, CoffeeLover, Carlo ecc. mi creano un certo imbarazzo, non trovando altro termine con cui definire certe loro posizioni.
    Intanto, mi si dice che ho errato a chiamare “paragone” il confronto fatto fra Salerno e altre piccole ma rinomate località del circondario. Ma, io ho letto in un loro commento che sostenere la “concorrenza” con questi luoghi e le loro attrattive turistiche rappresenta un’impresa ardua. Ma questo non fa altro che affermare una verità e cioè che la concorrenza richiede confronti e conoscenza degli altri e i confronti presuppongono, in ogni campo, che due entità debbano paragonare le proprie immagini e caratteristiche per stabilirne identità o difformità e adeguarsi di conseguenza.
    Attenzione quindi a non travisare il significato delle proprie stesse espressioni: si corre il rischio di sentirsi dire di non comprendere neanche il proprio linguaggio!!
    Un’altra perla è poi rappresentata dall’affermazione di Izzy secondo cui io abbia voluto “rispondere per forza” senza aver avuto “la cura di capire i commenti precedenti”.Mi piacerebbe molto sapere quale irresistibile potenza mi induce a queste risposte forzate. Mi sembra invece di poter dire, invitando a rileggere il mio precedente commento, che se ho richiamato le varie motivazioni degli oppositori, ciò è stato possibile proprio per averne letto, ponderato e capito certe posizioni apparse anche in commenti riportati in altri articoli.
    in tale contesto ho richiamato quindi il detto evangelico che evidenzia come spesso si verifichino apprezzamenti di persone o cose più da chi sta lontano che da chi sta vicino. Cioè proprio il caso delle Luci d’Artista, visitate da un numero comunque considerevole di persone e capaci di creare per Salerno una notorietà superiore che in passato. In casa invece diciamo che l’accoglienza la definirei poco entusiasta se non tiepida.
    Ci può anche stare che a tanti tutto ciò non freghi per niente. C’é per costoro libertà di esprimere liberamente le proprie opinioni, naturalmente motivate e senza trascurare di toccare tutte caratteristiche salienti a corredo della manifestazione. Ma altrettanta libertà va riconosciuta a chi non condivide certe prese di posizione perché ritenute frutto di idee preconcette.
    Infine, se il termine “paragone” ha dato tanto fastidio al punto di suggerire che è meglio evitarlo e andare piuttosto allo stadio a fare il tifo, allora mi stupisce che cominci ad emergere anche uno spirito rinunciatario che escluderebbe per Salerno una eventuale crescita nel settore turistico.
    Tanto il campo circostante non è popolato da aridi cactus, ma è fiorente e rigoglioso e può tranquillamente essere sufficiente alla bisogna, evitando a 125.000 cittadini di subire invasioni di … gente strana, disagi e problemi vari.
    E tutto questo per fregiarsi della stella di città turistica??
    Ma chi ce lo fa fare. E’ sufficiente che venga un novello Goethe a sorbirsi un gustoso caffè. Rispetto al suo predecessore avrà un’ampia possibilità di scelta: marche e locali (quelli sì) abbondano!!

  • Dunque, andiamo con ordine, cerco di spiegare il mio pensiero per quanto mi sia possibile: io, quando parlavo di “concorrenza” non parlavo di “concorrenza culturale”, che lascio tranquillamente agli asini che fanno distinzioni dal sapore campanilistico tra Salerno e Vietri, Salerno e Cava, Salerno e Napoli, ecc. e che rappresentano a mio avviso uno dei più grandi limiti alla crescita di Salerno, della sua mentalità e delle sue ambizioni.

    Io parlavo di “concorrenza”, quindi, esclusivamente nel senso dei meri numeri in relazione a quelli che sono gli attrattori “fissi” presenti in queste realtà, delle giornate di permanenza da parte di stranieri e di persone che provengono da fuori regione, del ritorno negli stessi luoghi da parte di persone che ci sono state già più volte in passato.

    Attualmente, a me sembra che Salerno non sia una meta turistica autonoma: Salerno non dispone di un attrattore come, ad esempio, gli scavi di Pompei. Quindi, ha due possibilità: o crea una attrazione (e lo fa con le luci, che però non sono permanenti) oppure fa da punto di transito verso altre località.

    Ora, quale è il punto: è che tu credi (ed io ti rispetto) che con la luce hai dato notorietà a Salerno e ritieni che ciò sia positivo. Io, invece, penso che tu hai fatto venire tante persone, ma hai generato un turismo effimero perché le persone sono arrivate a Salerno e di Salerno ricorderanno le luci, che in fondo sono un format comune a tante altre realtà. Le persone riempiranno i loro social, blog e quant’altro di foto di luci, non di foto della cripta del duomo, non di tradizione salernitana, né dei suoi dintorni più prossimi.

    Non solo: ritengo anche che non si faccia a sufficienza nemmeno per consolidare Salerno come punto di transito verso altre località. Per farti un esempio: da ragazzo io andavo a Pompei col treno e ci volevano 22 minuti. Adesso ce ne vogliono mediamente 45. Che ci guadagno a venire a dormire a Salerno? Sicuramente non tempo.

  • Hai omesso una cosa molto importante, cioè, tra le righe si capisce ma non l’hai esplicitata: gli altri luoghi attraggono persone *costantemente* durante tutto l’arco dell’anno, non in un unico periodo. E questo vuol dire che, ad esempio, tu a Pompei, per arrivare ai circa 4 milioni l’anno di turisti, ci arrivi a gruppi costanti suddivisi su 12 mesi, non tutti nelle stesse tre settimane. E lì si crea il problema che segnalano alcuni qui: che la città non è strutturata per un afflusso di questo genere (e non lo sarebbe nemmeno Pompei, tanto per capirci). La manifestazione per alcuni non appare a misura di questa città, e non mi pare che abbiano tutti i torti.

  • Vorrei intanto esprimere il mio disappunto per l’appellativo “asini” attribuito a coloro che “fanno distinzioni dal sapore campanilistico fra Salerno e Vietri, fra Salerno e Cava, ecc.” Si tratta di convinzioni opinabili ma non tali da bollare chi ci crede e se ne fa interprete.
    Ciò detto, tocca ritornare sul tema della concorrenza, alla quale possono essere attribuite varie accezioni. Se essa viene basata su un confronto fatto di sole entità numeriche, allora si parla di “concorrenza quantitativa”. Esistono però concorrenze riconducibili al campo culturale, a quello turistico, sportivo, accademico, scolastico, artistico, commerciale, industriale ecc. Si tratta in tal caso di “concorrenze qualitative”. Nulla vieta quindi di impostare confronti di tipo concorrenziale fra Salerno e altre località della Campania e oltre, purchè ben inquadrate per qualità e settore in esame. In tal caso si può anche andare alla ricerca di specifici “attrattori”, senza tuttavia escludere che anche in mancanza di questi ci possa essere una attrattività di tipo generalizzato che crea richiamo, consenso e apprezzamento in conseguenza di una pluralità di offerte.
    Grazie infine per essermi meritato il rispetto dovuto al fatto che io attribuirei, sbagliando però, una presunta notorietà di Salerno alle Luci d’Artista. Forse non sono stato sufficientemente chiaro nell’esporre il mio pensiero in proposito. Ribadisco la mia opinione che le Luci rappresentano solo una componente (e non la più importante) che contribuiscono a diffondere in giro il nome della città. Senza voler apparire troppo didascalico, in giro si sa che Salerno: a) è stata per lungo tempo capitale di un Principato che si estendeva per quasi tutti i territori dell’Italia Meridionale; b) è stata sede (non importa se piccola media o grande e di difficile collocazione) di una rinomata Scuola Medica dove operavano medici di rinomanza internazionale e quindi richiamava anche personaggi di alto rango necessari di cure specialistiche; c) la prima in Europa ad avere un orto botanico, opera di Matteo Silvatico, dove venivano coltivate erbe medicinali (si trovava nell’attuale Giardino della Minerva); d) può esibire l’interessante Complesso monumentale di San Pietro a Corte, unico esempio di un complesso edilizio per quanto riguarda l’architettura longobarda in Europa; e) conserva i resti di uno dei rari esemplari di acquedotti medioevali (peccato che l’incuria e la mancata periodica manutenzione ne minano l’esistenza, senza contare il danno irreparabile già arrecato, per averne sottratta in buona parte la vista con la costruzione nelle immediate vicinanze di edifici); f) conserva le spoglie di uno dei quattro evangelisti – Matteo – nella Cattedrale, esempio indiscutibile di uno stile romanico meritevole di essere studiato e ammirato, unitamente ai vicini Tempio di Pomona e al Museo diocesano; g) negli ultimi anni ha assistito all’avvicendarsi di architetti di fama internazionale chiamati a progettare opere di concezione moderna quali la Nuova Stazione Marittima, la Nuova Cittadella Giudiziaria, il Crescent e l’antistante Piazza della Libertà, la struttura a terra del Porto turistico Marina di Arechi; h) ha un centro storico, caratteristico per visibilità ma con possibilità di usufruirne solamente in via Mercanti e dintorni, mentre esistono altre potenzialità di recupero e ricondizionamento in tutta l’area a monte, dove ad esempio sono in abbandono o chiuse al culto tante chiese sicuramente interessanti; i) anche lo stesso porto commerciale – peccato che una scarsa lungimiranza ha continuato a mantenerne l’ubicazione in una posizione non ottimale – contribuisce con le navi da crociera e anche con quelle da carico a rappresentare un veicolo di diffusione per la notorietà di Salerno, anche in terre lontane; l) oserei dire che addirittura le imitazioni televisive fatte da un noto imitatore dell’ex Sindaco De Luca hanno richiamato una certa attenzione sulla città da lui amministrata (se bene o male esula da questo contesto)
    Ho ritenuto opportuno addentrarmi in queso esercizio riepilogativo, peraltro limitato agli esempi più significativi, per evidenziare che a volte si soffre di eccessivo pessimismo quando si afferma che Salerno farebbe bene a spegnere i suoi sogni di diventare una città turistica.
    L’impegno dei governanti e delle altre categorie produttive, con l’indispensabile collaborazione e spinta dei cittadini, sono però indispensabili per conseguire l’obbiettivo, pur considerando che tutt’intorno non esistono cactus, ma altre realtà da rispettare e magari da coinvolgere in pacchetti sinergici.

  • Chiedo venia. Nell’elenco presentato nel precedente articolo ho omesso di citare un altro monumento significativo: il Castello di Arechi che domina la città offrendo un panorama invidiabile. Un tempo vi si arrivava solo salendo per un sentiero sterrato. Ora esiste ancora tale possibilità per chi ama cimentarsi su percorsi scoscesi; altrimenti più comodamente e … prosaicamente è possibile raggiungere e visitare il monumento usando l’automobile e, una volta su, anche un ascensore per l’ultimo strappo.

  • Premetto che do un meritatissimo “asini” a coloro i quali mostrano un atteggiamento discriminatorio verso le realtà suddette (e non solo quelle), accompagnato ad un senso di superiorità insensato, una combinazione che da anni si traduce da una parte in un perenne atto di autoerotismo, dall’altro in un limite alle nostre ambizioni. Non c’è nulla di male ad amare Salerno, ci mancherebbe, solo che spesso questo amore ci impedisce di guardare al di là del nostro naso e quando lo facciamo, lo facciamo con sospetto e senza la necessaria lucidità. Dissocerei, insomma, l’orgoglio per l’appartenenza e il marketing perché è proprio la mancanza di obiettività che ci impedisce di crescere.

    Quanto al resto: la concorrenza “quantitativa” è dovuta alla potenza dell’attrattore, alla sua posizione, a quanto si sia speso per quell’attrattore, alla ricettività in zona, ad altri attrattori vicini relazionati a quell’attrattore, ai mezzi di trasporto, ecc. Noi siamo privi di un attrattore che faccia (con continuità, come sottolinea CoffeeLover) costantemente determinati numeri. Tu elenchi una serie di luoghi “di qualità” e ritieni magari che, messi assieme, adeguatamente pubblicizzati, ecc.ecc., possano -un giorno o già adesso- costituire una attrazione. Io di questo al momento dubito per una serie di motivi che ho tentato di spiegare in precedenza. Aggiungo che con grande evidenza non si crede nella storia di Salerno: vai su Amazon e cerca i libri sulla storia di Salerno. Quanti sono? Quanti in lingue che non siano l’italiano? Rifai lo stesso con altre località della Campania. Cosa ottieni? Che pochissimi stanno investendo nel comunicare la Salerno storica o anche turistica. Quindi, tu dici che le luci sono qualcosa che non è tutto il turismo salernitano, e io ti dico che è vero, ma in che relazione stanno i numeri delle luci e quello che elenchi? Io temo nella medesima relazione del regalo di Troisi alla madre, quando dovevano comprare il televisore e lui e la sorella avrebbero messo 5000 lire e il fratello 1 milione perché ciò che contava era il pensiero.   😉

    Sul tuo finale concordo pienamente: Salerno-turistica va inserita in un contesto, non è un’isola, deve mirare a fare parte del contesto campano e va connessa meglio con tutto il resto.

  • Se rispondo partendo dal finale del tuo commento, debbo congratularmi per aver condiviso il concetto che per fare di Salerno una città turistica occorre che sia inserita in un contesto campano. Direi anche oltre tale confine.
    Per quanto attiene l’aspetto delle comunicazioni, la carenza si avverte soprattutto verso le località dell’area circostante e verso sud. Per il resto, l’Alta Velocità, le linee di navigazione (non molte in verità) e l’Aeroporto (augurandoci tutti che quanto prima riesca ad assumere una piena funzionalità consentendo il transito di passeggeri in numero congruo e commisurato all’attesa), la dotazione infrastrutturale può considerarsi soddisfacente, anche se passibile di miglioramento.
    Se invece faccio iniziare la mia riflessione con riferimento al passo iniziale, allora il mio dissenso diventa totale.
    Mi auguro intanto di non essere finito nella categoria che annovera “meritatissimi asini”. Con il mio commento a difesa potrei infatti essere tacciato di conflitto di interessi. NO, io sono fermamente convinto che in qualsiasi conversazione, dibattito, scambio di opinioni, anche se il più sprovveduto degli interlocutori se ne esce con una “castroneria”, non va assolutamente respinto con appellativi offensivi (asino o simili), ma al contrario corretto con prove, argomenti convincenti, ecc.

    Ritornando al tema delle luci, non si può negare che l’evento, raggiunta ormai l’età puberale, costituisce per i salernitani, nel bene e nel male, un oggetto di riflessioni per le quali ci si arriverebbe persino ad accapigliare pro o contro le proprie vedute. Bene quindi ha fatto l’Associazione ad affrontare il tema, affermando che occorre dare una “doverosa risposta” ad una manifestazione che va oltre la sola estetica delle luminarie, ma fa sorgere interrogativi se e quali vantaggi arreca alla città, quale peso apporta alla definizione di Salerno quale città turistica, ecc.
    Come non ritengo validi i pareri di chi ne fa una bocciatura senza ritorno (e purtroppo a volte senza darne neppure convincenti motivazioni), così rifuggo dal sostenere incondizionatamente quanti se ne fanno paladini, senza alcuna intenzione di riconoscere che a volte qualcosa non è filato liscio, sia per l’estetica che per l’organizzazione della macchina ricettiva e per l’affluenza di visitatori dall’esterno.
    Non poteva ovviamente evitarsi che dalle Luci si passasse poi a toccare il tema del turismo, questo “moloch” dell’era moderna, diventato generatore di movimenti di massa, che inevitabilmente inducono a confronti, comparazioni e, come conseguenza, a forme a volte esasperate di concorrenza.
    La posizione di Salerno è per certi aspetti singolare. Sembra per alcuni che non si possa fare a meno delle ceramiche vietresi, la cui mancanza priva il capoluogo di un sicuro richiamo attrattivo, Se fosse vero, sarebbe un risultato riduttivo e deludente. Contrariamente a quanto ritenuto da taluni (i soliti “non profeti” in patria) ci sono ben altri attrattori di qualità posti su piani distinti.
    Delle ceramiche va apprezzato il valore, la simbologia, il richiamo alle tradizioni di un’arte figurativa caratteristica nelle sue espressioni.
    Ma per un Capoluogo che vanta una storia millenaria sarebbe ancora più riduttivo delle Luci se ci si volesse affidare ad una invasione di Vietresi calati in pianta stabile a vendere le loro … raffinate
    produzioni.
    No, Salerno può aspirare ad altro, ma bisogna crederci. A cominciare dall’evitare di rimanere sconcertati se su Amazon ci sono solo scarne notizie di pubblicazioni che riguardano la nostra città.
    Si sa quale attendibilità hanno e quanto siano esaurienti le informazioni che passano on line. Danno sì informazioni in modo immediato; il guaio è che moltissime persone – specie giovani e giovanissimi – li considerano ormai quali uniche fonti cui attingere per apprendere,
    Si svolga quindi una investigazione di diverso tipo e allora si scoprirà in toto la storia di Salerno e le testimonianze rimaste. Le informazioni al riguardo sono più diffuse di quanto si sospetta, specie al di fuori della cinta cittadina.
    Non mi sembra di dire una novità se si invitassero anche gli eredi di quel passato a indottrinarsi di più al riguardo. Potrebbero essere loro stessi a veicolare turisti in una città che possiede attrattoti di qualità, in attesa solo di essere meglio valorizzati (ovviamente anche con il concorso determinante dei pubblici amministratori e degli operatori turistici).

  • Tra poco la redazione di Salernonotizie ci farà pervenire un messaggio che ha per oggetto: “Scusate, ma telefonatevi!” 🙂

    Partiamo dai trasporti: tu puoi avere una dotazione infrastrutturale, ma poi devi saperla usare, vedi esempio che ti facevo prima su Pompei e vedi quest’altro che ti faccio adesso. Dunque: tu che pianifichi alla Regione Campania, vedi che il pubblico di Pompei potrebbe essere interessato anche a Paestum (e viceversa). Che fai? Intanto, fai un treno che colleghi direttamente Pompei e Paestum senza fermate intermedie, dopodiché attivi una sinergia tra le due aree. E invece siamo al seguente punto: se ti trovi a Pompei e malauguratamente senti parlare di Paestum, devi sorbirti un treno che fa tutte le fermate fino a Salerno (45 minuti), poi scendi, poi attendi, poi prendi un altro treno da Salerno a Paestum. Invitantissimo! 🙂

    Non vedo grandi pubblicazioni su Salerno, sinceramente: magari qualcuno, tra un milione e l’altro dedicato alle luci potrebbe pensare di investire su questo, così da far emergere ciò di cui parli nel finale del tuo messaggio. Sul Cilento non ne parliamo proprio: non mancano solo le pubblicazioni (tranne una fortunata guida di Repubblica, forse fortunata perché non s’era mai visto niente di simile), mancano le strade, una di queste è 29 anni che la realizzano e non se ne vede la fine, mancano sinergie tra comuni, percorsi, ecc. Se non siamo proprio all’anno zero, poco ci manca.

    Per quanto concerne gli “asini”, non si tratta di castronerie, si tratta di razzismo campato in aria, quindi se l’autore della castroneria mi appare razzista per me è automaticamente un asino e con gli asini Salerno non cresce (non ci sono argomenti convincenti contro questo tipo di asini).

    Io stesso ho parlato delle ceramiche vietresi perché una parte del centro storico di Salerno può tranquillamente essere vista come il prolungamento di Vietri, che è vicinissima e quasi integrata con Salerno: non ho detto che non se ne possa fare a meno, ho sostenuto che portare tradizione (e non solo da Vietri, ma dall’intera provincia) nel centro storico arricchisce il centro storico che non sembra vivere di tradizioni, se non marginalmente.

    Capisco che possa fare più cassa il bar-della-movida o il-cuoppo-della-movida, figurati, ma non mi si venga a dire che questa è “tradizione salernitana” o della provincia di Salerno. Poi si deve sempre vedere che vuol dire “riduttivo e deludente”: meglio numeri inferiori ma costanti fatti su tradizioni reali o l’albero di 150 metri che mi genera giorni di turismo mordi e fuggi insostenibile per una città con un centro storico di ridotte dimensioni come quello di Salerno?

    Io non sono contrario alle luci in sé, ma in turismo deve essere fatto in maniera sostenibile anche per la popolazione locale. E’ chiaro che se abiti a Giovi e non scendi dalla collina non te ne può fregare di meno di quello che succede nel centro storico, ma non è che tutti abitino a Giovi e non scendono dalla collina. 😉

  • Ammesso che realmente la Redazione ci induca ad avere un contatto telefonico, credo che per coerenza e onestà intellettuale dovremmo continuare a mantenere le nostre convinzioni.
    Piuttosto io chiederei a Salerno Notizie e anche a “Io Salerno” di esprimersi ancora sull’argomento, visto che dalle Luci la discussione si è allargata al turismo in generale e alle varie forme di turismo tematico. La loro autorevolezza divulgativa potrebbe incidere sensibilmente sui comportamenti di quanti nel pubblico e nel privato operano per promuovere le attività turistiche.
    La pubblicistica su Salerno e la sua storia non abbonda quantitativamente e non riempie estese scaffalature di biblioteche. C’è ne è tuttavia più che a sufficienza per conoscere le tante vicende e i tanti personaggi che fin dai primi secoli hanno lasciato traccia della loro presenza in questi luoghi. Peccato che incuria, noncuranza, preferenze per altri interessi più immediati e appaganti hanno distratto dal dare giusto risalto e giusta evidenza a testimonianze monumentali di quei periodi. Quanto al Cilento, non sorprende che esistano ancora difficoltà a raggiungerne le località, retaggio di un passato di abbandono, iniziato addirittura nei primi anni dopo l’Unità d’Italia.
    Anni fa, lessi il diario di un viaggiatore inglese che si avventurò a sud di Salerno. Descrisse in maniera accattivante le bellezze dei paesaggi, usi e costumi, caratteri delle persone. Le sue escursioni avvennero coi mezzi di allora, a piedi, a cavallo, con asini.
    Guarda la coincidenza. Si usa questo termine per insolentire qualcuno di cui si ha poca stima. Eppure il mite quadrupede da sempre è al servizio dell’uomo, anche se si comporta con ostinazione e testardaggine. Nella Grande Guerra è stato di ausilio indispensabile per portare in trincea materiale bellico, arrampicandosi per sentieri impervi e innevati. Forse in letteratura è stato presentato come il simbolo dell’ottusità e dell’ignoranza. Invece merita che vengano riconosciute maggiormente le sue doti, al punto di capovolgerne il significato: più che un insulto sarebbe un apprezzamento.
    Se il trasferimento delle ceramiche vietresi (forni e laboratori, botteghe, sale di esposizione) deve fare da lancio per un turismo basato su richiami di tradizione e di folclore, allora vedo prospettive molto deludenti per la città. Quello che funziona per un piccolo centro, trapiantato in un quartiere di una città mostra subito i suoi limiti se non è accompagnato da altri motori che diano lustro a tutto il complesso cittadino.
    Mi viene in mente l’esempio di PALERMO. Il suo mercato storico “La Vucciria” esercita un richiamo ineguagliabile per il folclore che trasmette attraverso le … esibizioni dei venditori, l’esposizione delle merci sui banchi dentro e fuori le botteghe, i suoni arabezzanti. Eppure non sarebbe sufficiente per fare di Palermo una città turistica, se non esistessero, giustamente valorizzati, monumenti, luoghi di culto, teatri, spiagge, dintorni in sintonia, ecc.
    Non c’è dubbio che l’ideale sarebbe gestire un turismo sostenibile: i turisti arrivano comodamente in città, trovano alloggio in residence differenziati per tutte le tasche, idem per quanto riguarda bar e ristoranti con offerte comunque di qualità accettabile, il loro sciamare per le strade non provoca disagi alla popolazione locale se non per motivi straordinari.
    Non so se esiste, forse all’estero, qualche situazione idilliaca come sopra descritta
    In Italia almeno potrei citare città in cui si verificano comunque disagi alle persone del posto.
    ROMA. Ogni domenica e ogni mercoledì piazza San Pietro si riempie di fedeli per la benedizione e l’udienza del Papa. L’evento provoca sistematicamente intasamenti e ingorghi di auto sui lungotevere. I disagi sono però inevitabili. È anche chiaro che chi vive a Pietralata o a Tor Bella Monaca problemi non ne ha.
    SIENA. Due volte l’anno si corre il Palio. Il forte spirito campanilistico dei contradaioli li rende pazienti nel sopportare quanto in quei giorni rende difficile attendere alle pratiche quotidiane.
    VIAREGGIO. Le settimane di Carnevale sono intoccabili per i viareggini. Le sfilate dei carri (sempre diversi di anno in anno) si svolgono sul lungomare. Non sto a ripetere che cosa ciò rappresenti per la popolazione. Eppure non si ha traccia di richieste di abolizione.
    VENEZIA. Anche la città lagunare ha il suo carnevale con esibizioni di mascherine ecc. A questo si aggiungono la Regata Storica, il Festival del Cinema, la Biennale, ecc. (non cito l’acqua alta … apportatrice di disagi di altro genere). Ebbene, ognuna delle manifestazioni citate fa smoccolare nel loro tipico accento moltissimi veneziani per le difficoltà che incontrano nel percorrere calli e campielli intasati dai forestieri. Tuttavia, si guardano bene dal sostenere chi propone alternative di altro genere.
    C’è infine un attrattore finora non preso in considerazione.
    Anni fa sono stato a Madrid. Ho visitato tutti i principali punti di richiamo di cui quella città è fiera. Eppure quello che ancora ricordo è l’estrema pulizia e il perfetto stato di manutenzione delle strade. Durante le passeggiate mattinali notavo la presenza degli spazzini di una volta che raccoglievano, perfino nelle aiuole intorno agli alberi, le poche cicche o pezzettini di carta ivi giacenti.
    Roma non ha rivali in quanto a presenza di monumenti, ecc. Ebbene, lo stato pietoso in cui versa per le numerose buche che rovinano il manto stradale in centro e in periferia, nonché la presenza di cassonetti dell’immondizia non svuotati da giorni e la monnezza sparsa a volontà ovunque, stanno creando un senso di repulsione nei confronti della nostra capitale.
    Veniamo allora a Salerno. Ci si può sbizzarrire a cercare e creare il/i attrattori più efficaci. Ma, se strade e pulizia resteranno nello stato attuale, se si continuerà ad offrire la vista del rudere situato alle spalle della Casa del Combattente, oppure tenere sbarrato e senza utilizzazione sul lungomare l’ex Ostello della Gioventù e la casupola adiacente, se anche altri edifici del centro e della periferia non vengono opportunamente manutenuti, allora le forze repulsive prevarranno su quelle attrattive.
    Prospettiva davvero inquietante!!

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