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L’Albania e … i bambini con ipercolesterolemia familiare (di V. Capuano)

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“Sì, viaggiare, evitando le buche più dure, senza per questo cadere nelle tue paure. Gentilmente, senza fumo, con amore”.

Le note giungono da lontano, mi rasserenano.  Mi ritornano alla mente le immagini dei viaggi che più mi hanno affascinato … e, probabilmente influenzato dalle notizie che arrivano in questi giorni, mi soffermo sulla vacanza che qualche anno fa ci portò in Albania. Terra vicina e lontanissima.

È uno dei viaggi che più ho amato. Carmen e io avevamo deciso un viaggio in moto, da soli, dopo le tanti estati in Camper con i figli. Sbarcammo a Durazzo. La città ci sembrò vivace, ma frastornante, l’attraversammo e ci dirigemmo a nord alla ricerca della fortezza di Rozafa dalla quale si ammira il lago di Scutari in tutta la sua estensione.

Dolcemente viaggiare, rallentando per poi accelerare, con un ritmo fluente di vita nel cuore, gentilmente, senza strappi al motore”.

Con un ritmo lento puntammo su Tirana, la sua immensa piazza, la moschea, la torre dell’orologio… e infine la gigantesca statua Albania con belvedere sulla città.

Ripartiti, dopo un percorso di vie polverose, buche pericolose, campagne povere, abitazioni modeste, paesi impolverati, improvvise gallerie senza un filo di luce, ecco Berat, patrimonio Unesco. Bella la città vecchia e il castello, fantastico il piccolissimo museo Onufri, dedicato all’arte bizantina e all’iconografia e la sera fu piacevole perdersi per il centro del paese tra musiche e balli popolari.

Ci pervase la sensazione di stare trascorrendo dei giorni incredibili, muovendoci in due direzioni opposte: procedendo avanti, chilometro dopo chilometro, alla scoperta di nuovi luoghi, che fino ad allora, nella nostra mente, erano appartenuti a una terra lontana, e nello stesso tempo andando indietro, tanto indietro, nel tempo… i luoghi ci apparivano come le terre del nostro sud di almeno sessanta anni fa. Riflettevamo, inoltre, che Valona, in linea d’aria, dista da Salerno più o meno quanto Roma.

E tornare a viaggiare, e di notte con i fari illuminare chiaramente la strada per saper dove andare, con coraggio, gentilmente, gentilmente, dolcemente viaggiare”.

Lungo la strada i bambini giocavano felici dinanzi a modeste abitazioni. Non potei non pensare, mentre la moto andava, alle tante discussioni sul tema della terapia nei bambini. “Non è eccessivo somministrare cronicamente dei farmaci ai bambini?” Certo! Ma se è necessario è scellerato indugiare. L’ipercolesterolemia familiare è una di queste necessità.

Bisogna intervenire, senza esitare, in quegli adolescenti che hanno valori di colesterolo molto alto e storia familiare di un evento cardiovascolare in età giovanile. Mi allontanai dai miei pensieri e tornai a osservare i colori del paesaggio. Con il motore che dava il ritmo alla vita di quei giorni scoprimmo scorci incantevoli. Era il tratto di strada che va da Valona ai confini con la Grecia.

Ci arrampicammo lungo la strada che si inerpica, tortuosa, sulle alture del Parco Lleogara e sul passo, prima di ridiscendere verso l’Adriatico, ci fermammo a godere del magnifico panorama. Quindi, uno dopo l’altro: Palase, Mesopotami, un bagno incantevole sulla spiaggia di Lias e un fantastico tramonto dalla spiaggia di Jal.

            Le regole da rispettare quando si interviene con i farmaci nelle ipercolesterolemie giovanili? La terapia va effettuata solo dopo un lungo periodo di alimentazione corretta; è raccomandata nei bambini con colesterolo-LDL [>] 190 mg/dl e di età superiore agli 8-10 anni, preferibilmente nelle bambine dopo il menarca. Prima degli otto anni vanno trattati solo i bimbi con LDL-Colesterolo superiore a 500 mg/dl., che di solito coincidono con i piccoli pazienti affetti da ipercolesterolemia familiare omozigote. Il target da raggiungere è una colesterolemia-LDL [<] 130 mg/dl.

            “Dolcemente viaggiare, rallentando per poi accelerare, con un ritmo fluente di vita nel cuore, gentilmente, senza strappi al motore”.

            Continuammo verso sud, la via correva tra la splendida montagna a sinistra e il mare di colori abbaglianti, a destra. Continuammo a raccogliere emozioni: Porto Palermo ci lasciò senza fiato, ed eccoci rilassati a sorseggiare un caffè frappè in un bar sulla spiaggia di Bunec e infine Saranda. Ed ancora: la visita della casa ottomana a Girokastro e poi Butrinto, bella e interessante (entrambe sono patrimonio Unesco). Ed eccola lì, così vicina, la Grecia.

Le notizie del telegiornale mi riportano al presente, sento della città distrutta, dei morti, della disperazione e dei soccorsi italiani. Quella terra lontana, che mi è rimasta nel cuore, ora sembra un po’ più vicina e la accarezzo mentalmente con malinconia.

di Vincenzo Capuano

 

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