Nascite al minimo storico: l’Italia è tra Paesi più vecchi al mondo

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‘Italia è “uno dei Paesi più vecchi al mondo”: è l’impietosa fotografia scattata dall’Istat, che nel suo Annuario spiega come la causa sia la diminuzione della natalità e l’aumento della speranza di vita. “Nel 2018 – spiega l’istituto di statistica – continua il calo delle nascite”, da 458.151 nel 2017 a 439.747, “nuovo minimo storico dall’Unità d’Italia”. La speranza di vita media, invece, “si attesta su 80,8 anni per i maschi e 85,2 per le femmine”. Fonte TgCom

Nel 2018 diminuisce anche il numero dei decessi, che “raggiunge le 633.133 unità”: l’Italia si ritrova così a essere ai vertici mondiali per età media della popolazione, “con 173,1 persone con 65 anni e oltre ogni cento persone con meno di 15 anni al primo gennaio 2019”.

Aumentano i single. Secondo l’Annuario Istat, inoltre, le famiglie italiane sono sempre di più ma sempre più piccole: i nuclei familiari sono infatti arrivati a essere 25 milioni e 700mila, e se nel 33,2% si tratta di coppie con figli (la tipologia che ha fatto registrare la maggiore diminuzione negli ultimi anni: +11,5% dal 1997-98), addirittura il 33% sono “famiglie unipersonali” (cioè i single), in costante aumento nel corso degli anni.

Meno divorzi ma anche meno matrimoni. Sempre per quanto riguarda le famiglie, nel 2017 i matrimoni hanno ripreso a diminuire con 191.287 celebrazioni, quasi 12mila in meno in un anno. Anche le separazioni legali sono però diminuite, passando da 99.611 del 2016 a 98.461 del 2017, mentre i divorzi, dopo il recente aumento dovuto all’entrata in vigore del cosiddetto ‘divorzio breve’, hanno subito una contrazione attestandosi a 91.629 (7.442 in meno rispetto al 2016).

Tasso di aborti tra i più bassi in Ue. Il tasso di ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza nel 2017, secondo l’Annuario Istat, si mantiene tra i più bassi d’Europa, pari a 6 casi ogni mille donne di età tra i 15 e i 49 anni.

Il pranzo resta il pasto principale. L’annuario si occupa anche delle abitudini a tavola, e sottolinea come l’Italia sia “ancora lontana da un’ampia diffusione del modello basato sul pasto veloce consumato fuori casa. I dati relativi al 2018 evidenziano che il pranzo costituisce, infatti, ancora nella gran parte dei casi il pasto principale (66,8% della popolazione di 3 anni e più) e molto spesso è consumato a casa (71,9%), permettendo così una scelta degli alimenti e una composizione dei cibi e degli ingredienti piu’ attente rispetto ai pasti consumati fuori casa”.

Boom per le università online. I corsi di laurea, secondo l’Istat, viaggiano sempre più online: “nell’anno accademico 2017/18 gli iscritti alle università telematiche, in crescita da alcuni anni, raggiungono i 93.651 iscritti (+ 23,9% rispetto all’anno precedente)”.

Ma non si arresta la fuga dei cervelli. La “fuga di cervelli” dal nostro Paese, però, secondo l’Annuario Istat non si arresta: “sempre più dottori di ricerca decidono di lasciare l’Italia: il 15,9% dei dottori del 2012 e il 18,5% dei dottori del 2014 dichiara di vivere abitualmente all’estero. Tali percentuali sono superiori di 4,3 punti a quelle rilevate nella precedente indagine”.

Aumentano gli stipendi. Nel 2018, secondo l’Istat, gli stipendi sono tornati a salire: “dopo una fase di decelerazione che perdurava da nove anni, le retribuzioni contrattuali orarie nel totale economia sono tornate ad aumentare (+1,5%). Tale variazione è stata determinata per più di due terzi dai miglioramenti economici intervenuti nell’anno. Il contributo maggiore e’ derivato dagli aumenti retributivi previsti per la quasi totalità dei dipendenti pubblici (+2,6%) dopo il blocco contrattuale che si protraeva dal 2010”.

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