Il passaggio da Salini a WeBuild (in inglese: noi costruiamo), approvato dal consiglio di amministrazione e ora in attesa del via libera degli azionisti, riflette anche i profondi cambiamenti che ci sono stati recentemente negli assetti finanziari del gruppo: dopo l’aumento di capitale da 600 milioni di euro la famiglia Salini controlla la società con una partecipazione del 44%.
Tra i soci principali – oltre ad alcuni importanti investitori istituzionali stranieri – figurano ora Cassa Depositi e Prestiti con il 18% e le tre principali banche italiane, Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banco Bpm, alle quali congiuntamente fa capo circa l’11% di WeBuild.
Nei prossimi mesi WeBuild dovrà proseguire in quella che si configura come un’operazione di sistema industriale senza precedenti nel nostro Paese. Una volta perfezionata l’acquisizione di Astaldi il consolidamento dovrà proseguire con ulteriori ampliamenti del perimetro, con l’obiettivo di arrivare a un giro d’affari di 14 miliardi e un portafoglio ordini di oltre 60 miliardi.
Valori prossimi ai principali leader internazionali e finalmente sufficienti per essere competitivi nei cinque continenti, nei quali peraltro Salini-Impregilo lascia a WeBuild un’eredità preziosa, visto che quasi un quarto dei ricavi arriva oggi dagli Usa, primo mercato in assoluto, mentre il 28% del giro d’affari è assicurato dai Paesi del Medio Oriente, il 18% arriva dall’Italia, il 12% da grandi opere realizzate in Asia e Australia.
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