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La storia di Claudia in attesa del tampone e confinata in quarantena

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Riceviamo e pubblichiamo la storia di Claudia, una donna salernitana, madre di una bimba di un anno, che si è trovata alle prese con sintomi riconducibili al coronavirus ma si è imbattuta in ritardi e silenzi assordanti da parte di chi avrebbe dovuto sostenerla in un momento non facile. Ad oggi Claudia è confinata in casa ma non conosce ancora l’esito del tampone a cui è stata sottoposta. Per senso civico non va al supermercato eppure la bimba e ovviamente lei dovranno pur mangiare qualcosa?

Ecco la storia

Volevo raccontare la mia vergognosa esperienza al San Leonardo di Salerno come sospetto contagio COVID19.
Partendo dal presupposto che giorno sabato 7 marzo mi metto in auto-quaratena con segnalazione al’ASL dopo la comparsa dei primi sintomi i quali: febbre, affanno, brividi, mal di testa e giramenti. Sotto consiglio del centralinista dietro uno dei tanti numeri regionali, aspetto l’eventuale decorso dei sintomi.

Arrivata al giorno giovedì 12 marzo con stessi sintomi il mio medico di famiglia chiama il 112 per farmi venire a prendere al domicilio (dopo aver chiamato io personalmente 118 che mi ha consigliato di comperare un saturometro, sottovalutando completamente la situazione, lo so solo io che siamo in emergenza nazionale? bo)

Arrivata alle 18:01 al pronto soccorso del San Leonardo, mi fanno visite, innumerevoli esami e il tampone per Coronavirus. Una volta accertati che io stessi bene, senza sintomatologie piuttosto gravi, decidono di dimettermi con codice GIALLO e ANOMALIE

RESPIRATORIE in attesa di esito tampone in isolamento domiciliare.
Alla dimissione (non comunicata) non mi hanno detto né la diagnosi né l’esito dei vari esami effettuati, solo che mi dovevano venire a prendere e che avrei dovuto aspettare nel BAGNO dell’ospedale visto che non potevo avere contatti con nessuno. Quindi io pazientemente (troppo) aspetto mio padre (65 anni) che mi venisse a prendere confinata nel bagno del pronto soccorso con il foglio delle dimissioni alla mano. Leggendo il referto mi accorgo che non avevano né il mio indirizzo né il mio numero di telefono, così educatamente decido di chiamare l’attenzione delle persone dietro al vetro dell’accettazione agitando la mano e alzando la voce, chiedendo la modalità di comunica dell’esito del tampone visto che erano sprovvisti dei miei contatti.

NON RICEVO ALCUNA RISPOSTA.
10 persone (senza mascherine adatte e senza protezioni) erano aldilà del vetro e non hanno saputo/voluto rispondere.

Ad oggi sono GIUSTAMENTE confinata in casa senza alcuna risposta riguardo l’esito del tampone, ho ancora tutti i sintomi e sono stata abbandonata da tutte le autorità. In questi due giorni ho chiamato tutti coloro che avrebbero potuto fornirmi una risposta ma non l’hanno fatto. Enti come la stessa azienda San Leonardo e l’ASL si danno la colpa a vicenda senza tirare fuori un ragno dal buco.

La chiamata (tra le mille) più vergognosa che ho fatto è stata ad una centralinista dietro numero regionale per Coronavirus che alla mia domanda “come faccio a fare la spesa se sono 8 giorni che sono in isolamento?” ha risposto “e vabbè fai scendere tuo marito che se tu sei positiva non è detto che ce l’ha anche lui”

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