L’appello di un ristoratore a De Luca: «Ci riapra per le consegne a domicilio»

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«Riprendere le attività con il servizio di consegna a domicilio per tentare di ricominciare a lavorare». E’ questo, in sintesi, l’appello che Antonio Siniscalco, trentacinquenne laureato in economia e restaurant manager dell’Osteria Re Baccalà di Baronissi ha lanciato al governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca. Dopo la chiusura delle attività, disposta dal governo nazionale con apposito decreto firmato dal presidente del consiglio dei ministri Giuseppe Conte, anche la ristorazione è tra i settori maggiormente in crisi. Tra le soluzioni maggiormente richieste dai ristoratori l’apertura delle attività per permettere le consegne a domicilio. Lo scrive Le Cronache oggi in edicola

«Caro Presidente -anzi, mi scusi, solo Presidente: il caro non Le è dovuto, perché una persona cara non ci abbandonerebbe così, in una situazione di emergenza e assoluta difficoltà come quella che stiamo vivendo- Le scrivo, così non si distrae neanche un po’», ha scritto nella lettera indirizzata al presidente De Luca Siniscalco che cerca di sintetizzare lo stato d’animo di molti cittadini, imprenditori e ristoratori muniti di partita Iva. Molti di loro, dopo la chiusura disposta dal governo centrale sembrano essere ad un passo dal fallimento e a nulla sembrano valere gli interventi e gli appelli.

«Viene chiesto a tutti indistintamente di fare uno sforzo, di avere buon senso e di essere coscienziosi e responsabili – ed è giusto che sia così- ma questo non significa chiudere gli occhi ed abboccare inebetiti a tutto quello che ci viene propinato: i cosiddetti pseudo-aiuti del governo per la nostra causa altro non sono che un debito che dovremo restituire con gli interessi – ha attaccato il 35enne, titolare dell’osteria Re Baccalà di Battipaglia –

Molti della categoria hanno abbassato le saracinesche prima ancora che ci venisse imposto e non solo per amor proprio ma ancheperché siamo d’accordo sul fatto che la salute viene prima di tutto». Da qui poi la richiesta diretta: «Ci spieghi, però, Signor Presidente: come possiamo e dobbiamo fare per sopravvivere in questo periodo e per tutelare la nostra di salute e quella dei nostri “Cari” ai quali dobbiamo provvedere quotidianamente nonostante tutto? Lei ha ben compreso che per noi, finito il tragico ed angoscioso momento della quarantena forzata, inizierà la nostra più grande flagellazione e devastazione?

Dove prenderemo le risorse economiche per ripartire (quasi letteralmente da zero) se in questi mesi non abbiamo avuto entrate, ma solo ed esclusivamente uscite? Come faremo a ripartire sapendo di essere indebitati fino al collo? Come ben sa – o dovrebbe sapere ed aver compreso – non si è fatto ancora niente per sospendere o abolire i vari pagamenti quali tributi e utenze: sprezzanti del momento devastante, le fatidiche “bollette” continuano ad arrivare inesorabilmente», ha poi aggiunto Siniscalco che chiede di «non essere lasciati in balia dell’acerrimo ed invisibile nemico che si manifesta con la morte, non solo fi sica, ma anche economica.

Stiamo combattendo un avversario più grande di noi che richiede l’aiuto delle Istituzioni: il Suo! Ne potremmo ricevere uno immediato, Presidente, e senza alcun aggravio per la nostra Regione: riaprire l’asporto». Per il restaurant manager salernitano, infatti, permettere ai ristorati di riaprire per effettuare consegne a domicilio potrebbe essere un buon inizio, quanto meno per ricominciare a guadagnare. Di fatti, ad oggi l’asporto non è consentito in Campania con apposita ordinanza del governatore De Luca.

«Noi chiediamo e vogliamo ricevere questa possibilità come avviene in tutte le altre Regioni d’Italia, logicamente rispettando tutti i decreti emanati e le attuali norme di sicurezza igienico-sanitarie, agendo con la massima responsabilità, perché sappiamo che in questo momento “la cura di uno è la cura per tutti”. Non si tratta di organizzare feste di laurea o incontri ludici ma del lavoro di migliaia di persone che, in questo momento, esercitano per poter sopravvivere e tentare di ripartire in piedi quando l’emergenza sanitaria sarà cessata.

Dopotutto i corrieri oggi in Campania consegnano. Anzi, non hanno mai smesso di farlo! Se possono essere consegnati giocattoli, abbigliamento, cosmetici e ogni altro genere che non sia di primissima necessità, perché non potrebbe essere consegnata a domicilio anche una cena ? Potrà sembrarLe niente ma Le assicuro che per la nostra categoria significa tanto: significa speranza».

Infatti, «questa pratica, che ormai riguarda tutte le attività e tutti i settori e regola gran parte del mercato Nazionale, fa in modo da non farci sprofondare nel dimenticatoio e di trarre un minimo incasso che ci permetterebbe quanto meno di coprire le spese più urgenti evitando il collasso. Le garantisco che di questo passo saremo destinati a collassare tutti. Sicuramente presto usciremo da questa crisi sanitaria, ma con altrettanta sicurezza ci troveremo in una crisi economica che non farà meno vittime della prima.

Evitiamo un’ulteriore strage: ci tenda la mano (in questo caso virtuale) ed eviteremo conseguenze catastrofiche. Se per riaprire, ci tengo a farglielo presente, devo contrarre ulteriori debiti, preferisco cedere la mia attività a chi ha liquidità infinita (e nella nostra Regione sappiamo chi ne ha) o chiudere definitivamente ed aspettare la “buona stella” (o magari il reddito di cittadinanza)». E poi l’appello diretto: «riapra l’asporto per le attività ristorative anche in Campania, dopotutto siamo italiani anche noi».

17 Commenti

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  • IO, vivo con il reddito dopo aver perso il lavoro , ho 54 anni e non mi sogno minimamente di mettere a repentaglio la mia vita e quella degi altri anche inconsapevolmente. Chiedete soldi alla Regione , tutti quelli che servono per pagare i debiti e stringete la cinghia come faccio io. anche un solo morto per un cartone contaminato lo avrete sulla coscienza. Caro Signore essere “ITALIANO” significa anteporre i propri interessi a quelli della comun ità. Qui si parla di migliaia di “MORTI”.
    BUONA PASQUA

  • acqua e luce non li hai consumati, se il locale è di proprietà il fitto non lo paghi…se sta in fitto ti organizzi con il proprietario per spalmare il tuo 60% di credito d’imposta e la differenza glie la puoi dare spalmata nei prossimi mesi. Pure il proprietario presumo debba campare con il tuo fitto, e il proprietario privato cittadino i 600 euro non può averli, quindi … per i tributi oltre che un ragionevole rinvio e qualche altra diavoleria è impensabile abolirli tutti, per tutte le categorie (magari lo si potesse fare!). Ricordo che i tributi servono anche per pagare stipendi e pensioni, per coprire le spese di Polizia Esercito Marina e Carabnieri, e soprattutto le spese di Ospedali medici e paramedici…, e anche per donare i 600 euro (che vi accrediteranno in settimana) . E’ una situazione difficile, complicata, non vi sono ricette facili e soluzioni da cruciverba. Gli incastri sono molteplici e variopinti, quindi per piacere, evitiamo personalismi e strattonamenti vari ed eventuali; evitiamo lettere e letterine dove trasuda solo il proprio disagio e la propria antipatia per tutto il mondo esterno. Evitiamo poi letterine che per certi versi sono comunicati elettorali (tanto per cambiare…) Poi, cominciate a pensare anche che molti non hanno la minima intenzione (oltre che la necessità impellente) di ordinare cibo da asporto….cu sti chiar e’ luna?

  • ha perfettamente ragione … tirare troppo la corda de luca puó essere pericolo per coprire un sistema sanitario pietoso

  • Per i nuovi poveri da partita iva… Senza lavoro e sussidi da 40 giorni con affitto famiglia da sfamare, il reddito di cittadinanza non ci spetta perché nel 2018 superavano il reddito, cioè se due anni fa arrancavi e arrivavi giusto a fine mese, oggi devi andare alla Caritas e questa è l’Italia, che schifo! PS al nord le pizzerie aperte d’asporto fino alle 18:00 e la sera solo domicilio

  • io spero davvero che tutto questo finisca presto e prego per tutti, ma non sono sicuro sul fatto che aprendo per consegne a domicilio si risolva qualcosa.
    Purtroppo un po le persone come hai detto non hanno soldi ed un po hanno paura ad avere contatti con chiunque nel momento in cui avrete l’autorizzazione e poi nessuno vi ordina niente come farete?
    Credo che legalmente parlando in questo momento si può fare qualcosa ma dopo non so.
    A buon intenditore poche parole.

  • NON GIUDICARE…
    INFATTI UNICA REGIONE IN TUTTA ITALIA CHE NON PERMETTE LA GASTRONOMIA DI OGNI GENERE A DOMICILIO…!
    TUTTE SCUSE PER NASCONDERE DELLE COSE IN REGIONE CAMPANIA E PRENDERSI DEI MERITI NON DOVUTI SUL PROBLEMA VIRUS!
    IL TEMPO VI DIRA’ ,PER CHI NON L’AVESSE CAPITO…, CHI E’ STATO DAVVERO DE LUCA!

  • POI E’ MOLTO PIU’ PERICOLOSO DI UN CARTONE, ANDARE IN GIRO A COMPRARSI IL CIBO!

  • Nell’appello del Sig. Siniscalco c’è un po’ troppa aggressività verso il Governatore, che ha ottenuto confortanti risultati nel contrastare il Covid-19 (il 12 aprile solo + 66 casi in Campania e solo + 5 casi in provincia di Salerno).
    Però ne condivido la proposta.
    Dall’inizio delle restrizioni io ho ricevuto a domicilio un apparecchio e poi addirittura un elettrodomestico da corrieri che, avendo adottato tutte le necessarie precauzioni, non hanno messo a rischio né la mia salute né la loro. D’altra parte è attiva in Campania la consegna di generi alimentari a persone bisognose o non autosufficienti.
    Perciò credo che potrebbe essere autorizzato l’asporto o la consegna a domicilio di pasti, regolamentando con scrupolose prescrizioni l’operato dei ristoratori e degli addetti alla consegna.
    Ciò consentirebbe non solo un minimo di ripresa ad un settore a rischio di fallimenti a catena, ma sarebbe anche di conforto a tante percone anziane o che vivono sole e non sono in grado di prepararsi pasti.
    Propongo a SalernoNotizie di pubblicare una petizione in tal senso al Governatore De Luca, che possa essere sottoscritta da quanti la condividano.

  • Fermo restando che restare a casa è, al momento, il miglior vaccino contro il coronavirus c’è da dire che l’incongruenza regna sovrana tra chi ci governa ed amministra.
    Si chiede a tutti noi il giusto sacrificio ma il buon padre di famiglia fa il sacrificio insieme ai propri figli.
    Questi del governo centrale e quelli della Regione Campania fanno i belli con il culetto degli altri.
    Per farsi veramente credere dovrebbero fare un decreto che abbassi i loro compensi, indennità e diarie, mettere in cassa integrazione anche i dipendenti pubblici che guadagnano oltre una certa cifra (che paghiamo tutti noi).
    Per loro non è cambiato nulla ed il coronavirus potrebbe durare ad oltranza
    Altro che chiacchiere e fumogeni accesi……..

  • Perché non si pensa di poter riaprire tutte le attività facendo si che:
    1.- siano rispettate le misure distanziali fra i laboratori;
    2.- ilavoratori abbiano i necessari DPI (forse è questo il vero problema, in quanto se non ci sono quelle scorte minime per gli operatorinegli ospedali, figuriamoci se possano esistere abbastanza scorte per il resto dei cittadini o dei lavoratori), considerato che ogni mascherina ha una duratariffa d’uso di circa 4 ore, per cui ogni lavoratore dovrebbe avere una minima dotazione mensile di 80-100 mascherine;
    3.- alternando (una settimana si è d’una no, ogni 2 settimane o solo una settimana al mese, ecc.), laddove possibile nelle aziende in cui vi sono decine di lavoratori, gli stessi lavoratori ponendoli in cassa integrazione a zero ore, in modo che l’attività possa essere ripresa e che tutti i lavoratori non perdano il proprio posto di lavoro;
    4.- sottoponendo i lavoratori ai test ed ai tamponi, a spese delle proprie aziende, prima della riapertura, in modo che i lavoratori abbiano la certezza di non essere positivi al COVID -19. Io penso che un imprenditore, sia più disponibile a pagare i vari test e tamponi ai propri lavoratori con la consapevolezza che poi potrà riaprire la propria attività, che tenere la stessa azienda chiusa fino a quando non si avrà la certezza che non ci siano più rischi (?).

  • Molti commentatori si vede che non hanno mai avuto una propria attività,da quello che dicono.E’ proprio vero che u sazio nun crer a chi stà riun.

  • U spazio ca mo sta riun e tiemp belll te trasev nu stipend o iorn e pagava tass per nu stipend all ann.
    Mo cerca di stare a casa e nn rompere.

  • DOVETE IMPRONTARE UNA CLASS ACTION LEGALE CONTRO LA SUA ORDINANZA, E FARGLI PAGARE I DANNI, DI TASCA SUA. OPPURE DOVETE RICORDAVI ALLE ELEZIONI, DI MANDARLO A CASAAAAAA

  • al mitico nord dove stanno aperti stanno pure a 15.000 morti e i contagi non accennano a terminare. Vattene tranquillamente là se vuoi, un fesso in meno fa sempre comodo.

  • Considerando i prezzi del locale in questione, meglio così.

  • de luca se ne fotte!! perchè nelle altre regioni del centrosud che hanno gli stessi (o anche meno) contagi di noi le consegne a domicilio sono consentite?!? perchè deve sempre distinguersi e fare il capopopolo invece dell’amministratore?!? e secondo molti di voi scenziati il merito dei “pochi” contagi è suo e non delle misure restrittive del governo?!? e perchè il “suo” esercito se lo tiene solo a napoli?!? perchè a salerno i posti di blocco vengono fatti (ogni tanto) alle 16 quando in giro non c’è quasi nessuno e non invece la mattina quando (almeno vedo a torrione) c’è un viavai quasi continuo di auto e moto?!? ps pasqua e pasquetta non si è visto nessuno fermare un’auto!!

  • Secondo me il signor Siniscalco ha perfettamente ragione in quanto questa presa di posizione di De Luca è sicuramente infondata e reca soltanto danni irreparabili ai ristoratori Campani che non potendo fare le consegne a domicilio sono penalizzati rispetto ai ristoratori delle altre regioni che almeno possono guadagnare le spese per la gestione oltre che fornire un servizio alle persone che vogliono ordinare una pizza o altro.

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