Rhapsody in Blue – un’indagine a Roma (di Cosimo Risi)

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Il Vice Questore Carlo, Carlito, Salazar e l’Ispettore Antonio, Double Tony, D’Antonio, del Commissariato PS di Ponte Milvio, indagano sull’assassinio di una signora bene a Roma Nord. I primi interrogatori in Commissariato.

La sfilata dei testi è breve. L’Ispettore ha convocato in Commissariato il marito,  la cuoca, la cameriera, il sorvegliante. La coppia non aveva figli né familiari che frequentassero abitualmente la casa.

Arriva per primo il marito, il Notaio delle fusioni aziendali, studio con boiserie in Prati, doppiopetto gessato di provenienza Cenci, barba scolpita dal rasoio con spruzzi di grigio a dare autorevolezza, borsa portadocumenti Bridge colore cuoio, scia di profumo  Davidoff pour homme, il solo che resista fino al pomeriggio, a meno che il Notaio non sia appena passato per la doccia.

  • Sono lieto di essere ascoltato per primo, ho una serie di appuntamenti inderogabili.
  • Si segga, ci sbrigheremo appena avremo chiaro il quadro. In tempi di femminicidio il marito è il primo sospettato.
  • Non le permetto illazioni, altrimenti mi rivolgerò alla mia amica Prefetta per protestare. Se capisco bene, la morte della mia ex moglie sarebbe avvenuta in mattinata. A quell’ora ero alla Fallimentare assieme a giudici e avvocati, tutti pronti a confermare.
  • Ex moglie? A noi risulta che siete ancora sposati.
  • Viviamo, vivevamo, separati da tempo, il divorzio costa caro e desta imbarazzo nei rapporti professionali, fra i clienti dello studio conto prelati della Santa Sede. Lei aveva la sua vita, io la mia. Nel reciproco rispetto della privacy.
  • Qualche interesse a liberarsi della moglie, o quasi ex moglie, doveva averlo. Mantenerla le sarà costato caro, la Signora viveva in maniera più che confortevole e senza avere apparenti redditi propri.
  • Li aveva, li aveva. A parte che pagavo la servitù e le avevo lasciato in uso l’appartamento di famiglia. Da quando aveva preso a frequentare quell’Oleg, l’ucraino, il suo tenore di vita era così migliorato che non bussava quasi più a soldi.
  • Oleg pagava sua moglie?
  • Non direttamente, tramite certe attività.
  • A quali attività allude?

L’ultima domanda è l’Ispettore a porla, ne ha abbastanza dei modi sornioni del Vice Questore che parla e parla e non affonda il colpo, lui è per l’approccio diretto,  sennò nei Falchi non sarebbe durato un giorno a caccia di scippatori e spacciatori.

  • Non alludo, so per certo. Chiedete alle collaboratrici domestiche dei movimenti per casa, e non per le partite di burraco. Cercate altrove.

Il Vice Questore tende la mano al Notaio in segno di congedo. Questi se ne va non proprio convinto dalla rapidità dell’interrogatorio e dall’apparente remissività dei poliziotti. Dirà una parolina alla Prefetta, quei due non la contano giusta.

La cuoca Anna, dismessi il grembiule e la bandana, si presenta con l’abito buono che la fa apparire per quella che è, una donna ancora giovane e non fiaccata dal lavoro. I capelli scuri scendono sulle spalle a lambire la giacca grigia su gonna blu alle ginocchia. Il tocco di trucco le incornicia il viso regolare e leggermente arrossato.

  • Non ho molto da aggiungere a quanto vi ho anticipato nell’altro interrogatorio. Ero fuori per la spesa, un giro lungo: frutta e verdura al mercatino, il pane dal fornaio del quartiere, salumi e formaggi dal gioielliere in piazza.
  • Il gioielliere?
  • I suoi prezzi sono così cari che pesa in carati. Con quello che spendo da lui in un giorno, dalle mie parti si campa una settimana.
  • Quale linea di cucina segue dalla Signora?

Mentre il primo scambio di battute è curato dell’Ispettore, ora è il Vice Questore a intervenire, l’argomento cucina lo intriga.

Dall’accento intuisce che Anna deve avere una origine siciliana, spera di sentirsi rivelare qualche segreto, non se si dice arancino o arancina, ma come si confeziona quel menhir bonsai scolpito da Obelix per tenerlo sodo fuori e morbido dentro che quando lo addenti i sapori invadono la bocca uno a uno. La donna lo guarda stranita e poi divertita.

La cucina – pensa – è il suo terreno, lei che diffida delle guardie in generale, può aprirsi a questo strano sbirro dallo sguardo languido appena parla di cibo. Parte con una spiegazione dei menu di cui la Signora Andreina  era golosa per ragioni di dieta.

  • Cucina leggera, mi raccomando Anna, erano le disposizioni della Signora. Teneva molto alla linea al punto da sacrificare alcuni piaceri come i dolci. Accettava appena metà cannolo, li confeziono io all’ultimo momento così la cialda è croccante, della cassata sbocconcellava un pezzetto, tutta quella glassa mi fa prendere mezzo chilo.
  • Una donna piacente, lo si capisce, che teneva alla forma. Una così non poteva non avere corteggiatori. Un nome in particolare?
  • Frequentava amici, persone di livello. Organizzava i tornei di burraco in casa, massimo quattro quanto i posti attorno al tavolo da gioco. E allora mi ordinava gli stuzzichini, preferiva gli spicchi di torta ricotta e spinaci. Niente tartine, diceva lei, con le uova di lombo, la pasta di olive, i fegatini, e soprattutto niente schifezze americane.
  • Conosce gli amici del gioco?
  • No, arrivavano di sera quando cessavo dal turno. Lasciavo i piatti confezionati in cucina e Bertha si tratteneva per riscaldarli nel microonde e servirli. Delle bevande si occupava la Signora stessa. Si diceva esperta, anche se beveva pochissimo alcol per via della dieta.
  • Insomma: una donna igienista e buongustaia, un binomio non facile, circondata da amici con i quali intratteneva tornei di carte. Solo carte?
  • Correvano voci che alcuni si trattenessero dopo la partita. Il marito si risentiva per questo, che casa sua fosse diventata un porto di mare. In quei casi la Signora non voleva restare da sola, c’era Oleg a dare un’occhiata.
  • Grazie, può andare. Ho qui i suoi recapiti in caso di ulteriori domande.
  • Di cucina?

Parte quarta – segue

Cosimo Risi

 

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