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La molecola della speranza che riduce la proteina che favorisce il virus

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Il professor Mariano Bizzarri della Sapienza di Roma ha presentato la molecola della speranza. Il docente di Patologia Clinica alla Sapienza di Roma, direttore del centro di ricerca sui sistemi complessi della Sapienza, e presidente del Consiglio scientifico dell’Agenzia Spaziale Italiana, ha reso noto che “quaranta malati di Coronavirus (con sintomi e moderata insufficienza respiratoria) su quaranta con la nostra molecola associata ad altri farmaci sono andati migliorando fino a guarigione senza peggiorare e necessitare di terapie intensive. I primi risultati sono molto incoraggianti. Ora la sperimentazione sarà estesa”.

I dati preliminari sono stati pubblicati sulla rivista European Review for Medical and Pharmacological Sciences.

Il docente universitario ha spiegato a La Nazione, di cosa si tratta esattamente. La molecola della speranza in questione è l’Inositolo, naturale e priva di effetti collaterali, sperimentata dal professor Vittorio Unfer, che ridurrebbe direttamente i livelli della Interleuchina-6.

L’inositolo potrebbe essere utile a contrastare la sintomatologia respiratoria dovuta al Covid-19, in quanto bloccherebbe il rilascio della IL-6 e inibirebbe la tempesta citochinica che è alla radice della polmonite interstiziale caratteristica del coronavirus.

L’Inositolo, la molecola che regola i livelli di IL-6

Come spiegato da Bizzarri “la IL-6 funziona regolando la risposta infiammatoria: un suo eccesso determina un ingolfamento di molecole e cellule del sistema immunitario a livello dell’interstizio polmonare, impedendo la normale diffusione dell’ossigeno dagli alveoli al sangue”.

In poche parole, un livello troppo alto di IL-6 rischia di far collassare e provocare micro-trombi vascolari. D’altro canto, qualora si bloccasse completamente il suo rilascio, andrebbe però a pallino l’intero sistema immunologico. Quello che si deve riuscire a fare è riportare la IL-6 ai valori normali. Cosa che l’inositolo sembra riesca a fare.

Questa molecola era già stata utilizzata in passato per curare patologie respiratorie molto gravi nei bambini e per bloccare l’ infiammazione polmonare cronica nei fumatori. Nel caso della lotta al coronavirus è stata sperimentata su malati che presentavano sintomi importanti e difficoltà respiratorie. Questi pazienti sono stati curati nelle loro abitazioni, senza il bisogno di essere ospedalizzati.

Pazienti curati a casa

Si è notato che,“dopo venti-trenta giorni di somministrazione dell’Inositolo, nessuno di loro ha avuto bisogno del ricovero ospedaliero. La sperimentazione proseguirà ora con pazienti che necessitano di supporto intensivistico”. Solitamente invece, almeno uno o due richiede di essere trasferito in terapia intensiva. Per quanto riguarda la sperimentazione, il piano è stato sottoposto per approvazione allo Spallanzani e all’Aifa.

L’Inositolo comunque non è stato somministrato mai da solo ma sempre unito a clorochina o altri anti-infiammatori e anti-coagulanti. L’antibiotico invece è stato usato solo nei casi in cui la febbre raggiungeva i 38° e vi era il rischio di una grave infezione. Oltre al cortisone, necessario per attenuare le alterazioni della risposta immunologica in corso di coronavirus.

Fonte: IlGiornale.it

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