Coronavirus, Locatelli: «Dovremo inventarci un modo nuovo di vivere il mare»

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“Una ripresa graduale deve essere la stella polare della fase 2″. Lo ha detto Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanita’, intervistato da Lucia Annunziata nel programma “Mezz’ora in piu’”, su Rai3. “Abbiamo raggiunto un risultato importantissimo – ha aggiunto Locatelli – ora dobbiamo cercare di mantenere il piu’ basso possibile il rischio ed evitare un nuovo aumento di contagi, tenendo sempre in primo piano il numero dei pazienti in terapia intensiva. Per quanto siamo migliorati, non siamo fuori da questa tempesta. Bisognera’ continuare con le misure di distanziamento sociale e le altre misure che hanno dato risultati concreti nella lotta al virus”.

“I trasporti sono uno dei settori piu’ delicati – ha sottolineato -. Bisognera’ evitare la concentrazione nelle ore di punta, aumentare le corse disponibili, incrementare la disponibilita’ dei dispenser con gel per igienizzare le mani e dare informazioni chiare ai cittadini”. Il Coronavirus ha compromesso la prossima stagione estiva? “Io non sarei cosi’ drastico, dovremo inventare un modo diverso di vivere il mare. Da un lato – ha aggiunto Locatelli – esiste l’esigenza di riappropriarci dei momenti importanti della nostra sfera esistenziale, ma dall’altro non dobbiamo vanificare gli sforzi e i risultati ottenuti finora”.

L’esistenza del nuovo Coronavirus “era completamente ignota fino alla fine del mese di dicembre dello scorso anno“, ha detto, sottolineando lo scenario assolutamente pandemico e completamente imprevedibile con una dimensione che ha raggiunto nel mondo 3 milioni di soggetti che sono stati contagiati sulla base dell’identificazione della Rna virale e 200 mila morti.

I bambini sono la fascia di popolazione meno colpita dal Covid-19 ma “possono essere infettivi e non abbiamo dati marcatamente solidi per dire che lo siano meno rispetto agli adulti“, ha aggiunto. Locatelli ha ricordato che “nelle ultime due-tre settimane stiamo assistendo a numeri progressivamente incoraggianti in termini di riduzione di soggetti contagiati e di ammalati presenti nelle terapie intensive” e che “senza il blocco delle attivita’ produttive i numeri sarebbero stati ben piu’ drammatici”.

Il test sierologico “servira’ per definire bene quella che e’ stata la diffusione epidemica del virus nelle varie regioni del Paese, nelle differenti fasce di eta’ e anche tenendo conto di profili lavorativi, ma non dara’ una patente di immunita‘, questo deve essere detto in maniera molto chiara e tanti studi ancora devono essere fatti per meglio definire piu’ compiutamente e caratterizzare la risposta immunitaria al virus“, ha concluso Locatelli.

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