Imprese, i prestiti garantiti dallo Stato salgono a 30 mila euro

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Pubblictato in Gazzetta il decreto Rilancio, le novità più rilevanti sono arrivate ieri da un altro decreto, quello sulla liquidità. Con una serie di emendamenti approvati in commissione alla Camera, la durata del rimborso dei prestiti con garanzia al 100% è stata portata da 6 a 10 anni, e l’importo massimo finanziabile da 25 mila a 30 mila euro. Con un altro emendamento del Pd, i prestiti fino a 800 mila euro, ma garantiti solo fino all’80% dallo Stato, potranno essere rimborsati in 30 anni.

Gli ultimi ritocchi al decreto Rilancio, invece, sono arrivati in zona Cesarini. Come il fondo da 100 milioni ribattezzato anti delocalizzazioni. Un salvadanaio per convincere le imprese a restare in Italia. Così come è spuntata una norma contro il dumping salariale nel trasporto aereo.

In pratica tutti i lavoratori delle compagnie aeree che operano e impiegano personale in Italia dovranno avere un trattamento retributivo non inferiore a quello minimo stabilito dal Contratto collettivo nazionale di settore. Una sorta di regola anti Ryanair, decisa probabilmente anche in virtù del fatto che lo Stato ha stanziato nel decreto 3 miliardi per ricapitalizzare Alitalia. Così come è spuntato l’esonero, per tutto il 2020, del contributo per le imprese da versare all’Anac, l’Authority anticorruzione.

Ma per comprendere la difficoltà del governo a chiudere il maxi decreto da 55 miliardi di euro, più altri 100 miliardi di garanzie e fondi non conteggiati nel deficit, l’aiuto principale arriva dalle oltre 200 pagine della relazione tecnica. Per far quadrare i conti di un provvedimento di dimensioni senza precedenti, la Ragioneria ha dovuto fare i salti mortali.

A coprire tutte le spese, soprattutto quelle spuntate all’ultima ora, come il taglio da 3,5 miliardi dell’Irap alle imprese, non è bastato il solo indebitamento. Così è stato prosciugato il fondo da 3 miliardi che lo scorso anno il governo aveva messo da parte per la prossima epifania con lo scopo di incentivare l’uso dei bancomat e delle carte di credito restituendo ai consumatori una parte della spesa effettuata.

Vengono impegnati anche altri 3,1 miliardi stanziati dal decreto marzo ma non ancora spesi. E soprattutto, il taglio dell’Irap viene compensato dall’aumento dei trasferimenti alle Regioni per coprire i costi della Sanità. La relazione tecnica fa, poi, chiarezza definitiva sui beneficiari delle misure. Il Rem, il reddito di emergenza, per esempio, andrà a 867 mila famiglie, all’interno delle quali ci sono circa 2 milioni di persone (lo stanziamento complessivo è di poco inferiore al miliardo).

Il bonus autonomi da 600 euro andrà a 4,9 milioni di persone per aprile (la stessa platea di quella di marzo), mentre il bonus da 1.000 euro di maggio lo riceveranno, secondo la relazione tecnica, 1,2 milioni di contribuenti. I 55 miliardi stanziati dal governo non sono comunque stati sufficienti a ottenere un giudizio positivo da tutte le categorie sui contenuti del testo.

Ieri, per esempio, hanno protestato i commercialisti. Il presidente dell’Ordine, Massimo Miani, ha osservato come in un provvedimento di queste dimensioni non si sia trovato il modo di rinviare alcune scadenze fiscali di giugno. Gli odontoiatri hanno protestato per l’esclusione della categoria dai bonus.

I sindacati sono sul piede di guerra perché è saltata una norma che avrebbe facilitato la stabilizzazione di alcuni precari del settore sanitario. Federmoda si è lamentata di essere stata dimenticata e ha chiesto la possibilità di poter svalutare i magazzini del 60% con il riconoscimento di un credito di imposta. Tra i delusi c’è anche il settore turistico. Confindustria turismo ha parlato di misure «appannate» e «insufficienti».

Per Confesercenti «il settore ha sofferto prima di tutti l’impatto del coronavirus e presumibilmente lo sconterà più a lungo, ma a parte i 2 miliardi di euro previsti per il bonus vacanza, per le imprese ricettive, le agenzie di viaggi e gli altri operatori della filiera ci sono solo poche centinaia di milioni».

IL PASSAGGIO
In molti sperano nelle modifiche del Parlamento. Passaggio che, invece, il governo teme per il rischio che il decreto, data l’entità dei fondi, possa subire un assalto. Intanto però, l’esecutivo già lavora a un nuovo provvedimento il cui cuore sarà lo sblocco dei cantieri e le sburocratizzazioni. Ieri il ministro della Funzione pubblica Fabiana Dadone ha avuto una call conference con Vittorio Colao, il capo della task force.

Allo studio ci sono una serie di norme che, tra le altre cose, dovrebbero semplificare per i dirigenti pubblici le procedura di firma riducendo i rischi di incorrere in sanzioni della Corte dei conti. Ma al centro del provvedimento ci sarà lo sblocco dei cantieri. ll viceministro delle infrastrutture grillino Giancarlo Cancelleri, ha parlatop di un provvedimento ispirato al modello Genova.

Fonte: IlMessaggero.it

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