Ass. ‘Io Salerno’, un manifesto per la città: l’industria

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(seguito)

Non ci piace parlare, senza dire.

Così, dopo aver pubblicato, Mercoledì scorso, le nostre proposte sui settori produttivi che sarebbe giusto sostenere per favorire la ripresa della Città nel dopo-virus, oggi approfondiamo il primo tra essi, quello industriale, segnalando un concreto ‘paniere’ delle attività che meglio potrebbero coniugare l’esigenza dello sviluppo con la tutela della identità e della specificità ambientale.

La zona industriale, oggi, è una casbah. Un ammasso di capannoni nei quali si fa di tutto. Si può anche prendere l’aperitivo, mangiare una pizza e, addirittura, organizzare una festa per bambini. Fa niente se, a fianco, c’è l’auto-officina o il fabbro. Una ’ammucchiata incoerente’, senza alcuna dignità, anche priva di quelle dotazioni infrastrutturali che esercitano generalmente forza attrattiva nei confronti delle aziende più avanzate, cioè quelle che creano occupazione professionale per le generazioni future.

Non stupisce, perciò, che la ‘classe di merito’ assegnata nell’ultima ‘regionalizzazione del territorio italiano in sistemi locali’ sia la “Ba4”, cioè: sistema senza nessuna attività manifatturiera e nessuna attività specializzata, nemmeno nel settore terziario” (fonte: Istat).

Eppure, siamo sede di una eccellente Università con Dipartimenti di comprovato valore che hanno prodotto, ad oggi, circa 40 progetti pre-industriali, spin-off, poi divenuti start up nei campi dell’informatica, della ingegneria, della elettronica anche medicale. Chi le ha viste? Chi le conosce?

A seguito della crisi, esiste il rischio concreto di sprofondare nel peggiore degrado produttivo e di vedere la Città esclusa da qualsiasi circuito economico diverso da quello della ‘vendita delle banane’. Tutto questo non è accettabile. E, nell’esprimere forte preoccupazione, da liberi cittadini riteniamo doveroso offrire il nostro contributo nella individuazione di nuove ‘linee di indirizzo’ per il recupero del settore industriale.

In tal senso, abbiamo inizialmente fissato quattro ‘vincoli’ per noi imprescindibili: produzione di beni ‘resistenti alle sfavorevoli congiunture’, cioè a domanda anelastica; cicli ad alta ‘intensità di manodopera, cioè tecnologici ma non robotizzati; sistemi operativi ‘neutrali, cioè ‘leggeri’ e non inquinanti; processi ‘orientati alle risorse disponibili’, cioè con utilizzo delle materie prime e forza lavoro che possiamo offrire.

E, poi, al fine di agevolare una oggettiva specializzazione funzionale/territoriale, abbiamo ampliato l’area di interesse alle zone industriali/Pip circostanti e, quindi. a: Cava, agro Nocera, Siano, Valle Irno, San Mango, San Cipriano, le due Giffoni, le due Montecorvino, Bellizzi, Battipaglia.

Infine, abbiamo creato due elenchi, uno tecnologico e l’altro della tradizione, distinguendo secondo l’oggetto delle attività, non per la modernità dei processi che deve essere, comunque, la più avanzata. Ovviamente, si tratta di proposte. Esortiamo tutti a contribuire con ogni altra idea per avviare un dibattito esteso, auspicabilmente, a tutta la Comunità.

Le attività del comparto tecnologico da noi ipotizzate sono le seguenti:

aziende per le energie alternative: macchinari per l’energia solare ed eolica, per l’integrazione tra fonti nuove e tradizionali; laboratori e centri di studi e ricerca;

aziende per la depurazione di aria e acqua: macchinari per esigenze industriali e familiari; laboratori di analisi, anche in rete provinciale, per il controllo continuo e la certificazione della qualità ambientale;

aziende per le bonifiche: macchinari per la sanificazione di luoghi e ambienti; attività di servizio collegate;

aziende per il risparmio energetico: apparecchiature di controllo dei consumi; centri di ricerca; costruzione mezzi di mobilità compatibili (bici elettriche e altri);

aziende per la riduzione e il trattamento dei rifiuti: macchinari, laboratori e servizi collegati;

aziende per attrezzature medicali e per il benessere: apparecchi per controlli medici domestici; dispositivi di protezione sanitaria; attrezzature per il tempo libero;

aziende per il riciclo degli scarti e degli imballaggi: macchinari e centri di ricerca;

aziende per l’aggiornamento tecnologico dei cicli produttivi: macchinari per l’adeguamento dei processi delle aziende della ‘tradizione’.

Le attività tradizionali, in parte già presenti, sono state individuate in funzione del ripristino delle produzioni agricole dismesse, del consolidamento dei ‘terreni biologici specializzati’ e del miglioramento dei livelli di lavoro e reddito delle aree contadine. In sintesi:

aziende agro-alimentari: trasformazione e lavorazione dei prodotti dell’orto-frutta tipici: pomodori e altri (agro Nocerino-Sarnese, Mercato S/S, Bellizzi, Battipaglia), ciliegie (la “spernocchia” di Bracigliano, Siano, Baronissi/Orignano), castagne (Bracigliano, Giffoni, San Cipriano, Acerno, Olevano S/T), noci e nocciole (la “tonda” di Giffoni), olive e olio (arco collinare), uva e vino (zone pre-montane), limoni (lo “sfusato” della Costiera), mele (la “annurca” di S. Mango e Pontecagnano), fichi e fagioli (Cilento anteriore), latte e derivati (Battipaglia).  Infine, lavorazione dei prodotti della pesca: tonno e alici (già a Cetara e Pellezzano);

aziende del cuoio, calzature, tessile: già presenti a Cava, San Cipriano, Giffoni, le due Montecorvino, Bellizzi e Positano;

aziende della ceramica e artigianato artistico: già presenti a Cava, Vietri, Ogliara e Giffoni, da promuovere anche con la realizzazione di percorsi d’arte nelle piazze e nei giardini in favore dei flussi turistici; conservazione del patrimonio artistico; lavorazione di metalli, pietre, carta, rame (Fisciano);

aziende della nautica da diporto: realizzazione del Polo della Cantieristica nell’area portuale; aziende artigianali collegate (ebanisteria, veleria, accessori);

ogni altra tipologia già presente della tradizione, del saper fare e dei servizi.

Ci fermiamo. Del resto, la nostra finalità è solo quella di offrire un modello per realizzare poli produttivi tecno-verdi, anche di scienze applicate, che possano divenire riferimento per insediamenti industriali coerenti e compatibili.

Perché, se è vero che la localizzazione è frutto della valutazione dell’imprenditore, è anche vero che la disponibilità di aree regolamentate, con sinergiche opportunità produttive, può influenzare tale decisione, ancor più se in presenza di agevolazioni. E, noi, siamo area ’ZES’, oggi, e potremmo essere ‘zona a burocrazia zero’, domani. Se qualcuno ci pensasse.

In definitiva, noi riteniamo che la realizzazione di una rete industriale ‘verde per processi e per prodotti’, costruita integrando al massimo livello la tecnologia e la natura meridionale e mediterranea della nostra Città, sia l’unica soluzione per uno sviluppo sostenibile e per offrire lavoro e futuro ai nostri figli e nipoti.

Perché ad essi spetta il diritto di vivere qui, senza avere la valigia ai piedi del letto.

Impegnarci per la loro dignità, deve essere la nostra prova di amore.

Questa Città ha bisogno di amore.

e.mail: associazione.iosalerno@gmail.com

pagina fb: Associazione io Salerno

 

(segue)

2 Commenti

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  • Complimenti per l’analisi molto interessante e per le ottime idee per i nuovi processi produttivi…speriamo che l’amministrazione comunale ne prenda atto e ci lavori seriamente

  • Manufatture Cotoniere Meridionali;
    Marzotto;
    Ideal Standard;
    Pennitalia;
    Ceramiche D’Agostino;
    Cementificio;
    Trenitalia che aveva il deposito nell’area occupata oggi dalla cittadella giudiziaria;
    Pastifico Amato;
    ce ne sono tante altre di realtà industriali ed impresariali che hanno chiuso nel corso degli anni… chiediamoci il perché di questa disfatta! chiediamoci perché Salerno, alla fine degli anni 80, contava circa 160 mila abitanti ed ora circa 135 mila, chiediamoci come mai si è preferito far chiudere tante industrie per far spazio al nulla!
    la zona industriale è una semplice accozzaglia di nulla! come avete ben detto, lì vi è di tutto! pizzerie affianco all’officina, ristorante di fianco al deposito di tale impresa, ristorante al lato del capannone della frutta…
    non so come sia stato possibile, non so come sia accaduto, ma la nostra bella Salerno l’hanno devastata, l’hanno lasciata nelle mani di nessuno ed oggi son questi i risultati…

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