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Quando vedrò Kathmandu (di Vincenzo Capuano)

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Quante prime volte viviamo nell’arco di una vita? Tante.

Ci penso da un po’. Sarà perché potrebbe essere il momento di un bilancio, o perché non voglio pensare alle… ultime volte. Molto più probabilmente perché è uno dei tanti modi di ripensare il passato. Mentre alcune “prime volte” mi sono rimaste impresse indelebilmente nella mente e altre mi ritornano in modo sfumato, ce ne se sono certe che, pur sforzandomi, non riesco a ricordare. Rammento il periodo in cui sono avvenute, l’atmosfera di quel tempo, ma non mi rivedo mentre passo… da zero a uno, i due numeri che, pur vicini, hanno un abisso tra loro.

Non ricordo il primo giorno d’asilo né quello delle elementari, pur avendo ancora ben delineato nella mente l’ambiente e le giornate di oltre sessanta anni fa. Mi ritorna sfocato quello delle scuole medie; mi alzai presto per essere alla fermata del pullman in orario, appiccicato al finestrino lungo il percorso per andare da Villa d’Agri a Marsico Nuovo. L’attesa davanti la scuola, seduto sul muretto che dava sulla val d’Agri, i nuovi compagni…

Ricordo il primo impatto con il Ginnasio, in una delle aule che dà sul corridoio di sinistra dopo le scale d’ingresso del liceo “Tasso”. L’indimenticabile corso G.

È sfocato il primo giorno di lezioni all’università, ma rammento quando andai a iscrivermi, in quell’Università che iniziava il suo primo anno di vita e che allora mi appariva futuristica, con i suoi ampi spazi, i grandi padiglioni sparsi nel verde e l’alta torre che si percepiva già dall’autostrada, o dal treno venendo da Salerno.

Non ricordo il primo giorno di lavoro. Al lavoro mi ci sono avvicinato lentamente: il tirocinio, il volontariato, l’avviso pubblico e infine il ruolo indeterminato… non c’è stata una linea netta che abbia separato gli anni della gioventù spensierata dal lavoro. Il lavoro l’ho inteso come un nuovo gioco, dove poter realizzare le aspettative, dove immaginare e rincorrere pensieri, progetti, dove poter creare ipotesi e provare a dimostrarle, dove condividere spazi con vecchi e nuovi amici che, come tutte le persone che ti vivono a fianco, finiscono per condizionare un po’ anche la tua vita. Senza l’amicizia con Nino De Vita, probabilmente, non avrei mai trascorso le estati in camper in giro per tutta Europa e non solo…

E in camper le “prime volte” più belle, alcune attese lungamente: Mont Saint Michel, Cappadocia, Capo Nord…

La linea che separa la gioventù dall’ età adulta non l’ho riconosciuta mentre la oltrepassavo, per questo mi è rimasto nella mente Il protagonista della “Linea d’ombra” di Conrad quando lungo il percorso della sua vita, la riconobbe e la rimarcò …

Mi ritorna in mente la storia del romanzo, cantata da Jovanotti:

La linea d’ombra, la nebbia che io vedo a me davanti / per la prima volta nella vita mia mi trovo a saper quello che lascio e a non saper immaginar quello che trovo / mi offrono un incarico di responsabilità, portare questa nave verso una rotta che nessuno sa … / in questa stanza umida di un porto che non ricordo il nome / il fondo del caffè confonde il dove e il come / e per la prima volta so cos’è la nostalgia …  / fare ciò che c’è da fare e cullati dall’onda notturna sognare la mamma… il mare…

La “linea d’ombra” non è solo quella che si oltrepassa per lasciarsi alle spalle le illusioni della giovinezza e addentrarsi nella maturità con la coscienza delle proprie responsabilità; affonda nell’ignoto, a volte nell’ «inquieto», è una sottile linea di demarcazione, sempre presente, mai visibile, che ci accompagna. È quel segmento che separa il presente ben conosciuto dal futuro fatto di aspettative, attese, sogni, ma che deve essere ancora calato nella vita reale con le sue crude regole e l’imponderabile…

L’imprevedibile mi porta al concetto di “rischio” in medicina… il rischio di contrarre una malattia o di avere un evento, la cui “probabilità” non è data da una singola variabile, ma è determinata da più fattori; per esempio la probabilità di avere un evento cardiovascolare è legata al rischio globale, che si ricava dalla presenza o meno dei numerosi fattori che favoriscono la malattia (ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, diabete, fumo, obesità, vita sedentaria, alimentazione scorretta…) e dove l’imponderabile gioca il suo ruolo oscuro, e fa sì che, a parità di rischio, c’è chi sviluppa l’evento  e chi no. Compito del medico è di non considerare l’imponderabile ma cercare, con la collaborazione del paziente, di ridurre al minimo la presenza dei fattori di rischio…

Come dicevo, non l’ho riconosciuta quella linea che separa la gioventù dall’età matura, solo dopo mi sono accorto di averla oltrepassata … il lavoro, il matrimonio, il primo figlio e mi sono ritrovato ad attendere… le loro prime volte… nuove emozioni, amplificate. Ricordo l’esame di primina di Ernesto. Mi disperavo di non poter esserci, telefonai continuamente per avere notizie come se stesse affrontando la tesi di laurea.

Le prime volte non finiranno mai, si rincorrono… e si confondono in quello spazio immenso che è la vita di un uomo, la memoria del tempo.

Sono in attesa della prossima prima volta; come gli esami non finiscono mai.

E all’ora rimango muto ad immaginare quando, con emozione, per la prima volta vedrò…  Kathmandu o Samarcanda, quando mi fermerò sulle sponde del Gange a inseguire le acque del fiume… quando…

di Vincenzo Capuano

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