Sclerosi multipla e Coronavirus: il rischio non aumenta: i dati

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È la più comune malattia autoimmune con effetti sul sistema nervoso centrale. Si stima che ne siano colpite 2,3 milioni di persone e, di norma, la quasi totalità delle diagnosi si concentra nella fascia d’età 20-50 anni. Lo scrive IlGiornale.it

Per ragioni ancora da chiarire, a soffrirne di più sono le donne. La sclerosi multipla è una patologia neurodegenerativa di natura cronica che interessa il sistema nervoso centrale. Per la precisione essa aggredisce prima di tutto la mielina, ovvero la sostanza grassa che, non solo circonda e protegge le fibre del sistema nervoso centrale, ma è anche coinvolta nella corretta trasmissione dei segnali nervosi.

La sclerosi multipla (o disturbo demielinizzante) si chiama così poiché, nelle diverse aree in cui la mielina subisce un danno, viene a formarsi un tessuto cicatriziale (sclerosi) al posto della normale componente tissutale.

Non si conoscono ancora le cause della sclerosi multipla. Gli studiosi ritengono che sia l’esito di una combinazione di fattori differenti: immunologici, ambientali, infettivi e genetici. Per quanto riguarda le cause immunologiche è ormai accertato che il processo neurodegenerativo è mediato dal sistema immunitario a livello del sistema nervoso centrale. Tuttavia, l’esatto antigene che induce le cellule immunitarie ad attaccare la mielina, rimane tuttora sconosciuto.

In merito alle cause ambientali, i ricercatori stanno provando a capire perché la patologia si manifesta più frequentemente in aree lontane dall’equatore. La motivazione, forse, risiede nella vitamina D prodotta dall’organismo durante l’esposizione della pelle al sole. Chi vive più vicino all’equatore tende ad avere valori più elevati della stessa che, a quanto sembra, ha un impatto benefico nei confronti delle funzioni immunitarie. Sotto la lente di ingrandimento altresì l’esposizione a virus, batteri e microbi durante l’adolescenza. Infine, alcuni scienziati, ipotizzano che la sclerosi multipla si sviluppi per via di una predisposizione genetica.

La sclerosi multipla si presenta con sintomi differenti a seconda di dove avviene il danno a carico della mielina del sistema nervoso centrale. Durante il decorso della malattia, alcuni segni clinici vanno e vengono. Altri, invece, possono essere più duraturi. Tra i più comuni si ricordino: stanchezza, fatica, debolezza (80% circa dei pazienti), senso di intorpidimento al volto, al corpo e/o alle estremità, disturbi vescicali (urgenza della minzione, incontinenza), difficoltà nel camminare, problemi di equilibrio, spasticità.

Ancora disturbi della sensibilità, cognitivi, sessuali (disfunzione erettile, eiaculazione precoce, difficoltà a raggiungere l’orgasmo), visivi (nistagmo, neurite ottica, visione offuscata), vertigini, depressione e cambiamenti dell’umore. Il 50% dei soggetti lamenta dolore che può consistere in sensazioni acute ma passeggere, tenui ma croniche, in bruciori o senso di tensione diffuso.

Come riporta Ansa.it, per gli individui affetti da sclerosi multipla non sembra esserci una maggiore suscettibilità al Coronavirus, pure nelle sue manifestazioni più gravi.

A suggerirlo sono i dati aggiornati dello studio MuSC 19 promosso dalla Società Italiana di Neurologia (Sin) e dall’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (Aism) con la Fondazione Fism. La ricerca, dopo l’attenta analisi di centinaia di casi, conferma che i pazienti (anche quelli sottoposti a terapia immunoattiva) non hanno avuto un rischio più elevato di contrarre il Covid-19 rispetto alla popolazione generale.

Oltre il 10% dei soggetti coinvolti nello studio ha dovuto fare ricorso a cure ospedaliere e nel 4% circa dei casi a reparti di terapia intensiva. Si sono registrati decessi inferiori al 2% in individui con età variabile da 52 a 76 anni. Per la maggior parte soffrivano di forme progressive della malattia e di altre comorbidità, quali ipertensione, dislipidemie, diabete, coronaropatie e disturbi cerebrovascolari.

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