Influenza e raffreddori così il virus si nasconderà in autunno

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Gli sbalzi delle temperature che si stanno registrando in questi giorni aumentano le probabilità di ‘malanni di stagione’ e “avremo almeno 100 mila casi di forme simil-influenzali”. Sintomi anche banali ma che, in questo anno di pandemia, “creeranno allarme e un possibile sovraccarico dei laboratori per l’esecuzione di tamponi. E’ la prima prova: cominciamo la battaglia dell’inverno”. Sono le previsioni, riferite all’Adnkronos Salute, dal virologo dell’Università degli Studi di Milano Fabrizio Pregliasco.

“Siamo nella fase preliminare di quella che sarà la stagione influenzale. Quindi, inanzitutto ci saranno queste forme simil influenzali, quelle un po’ più banali”, spiega il virologo. Ma, ovviamente, quest’anno saranno più impegnative, “magari saranno manifestazioni con un solo sintomo che però può mettere in allarme per la paura del coronavirus e innescare la necessità di una diagnosi differenziale”

E chiamerà in causa “la responsabilità dei singoli pediatri e medici di famiglia che dovranno valutare la necessità dell’esecuzione del tampone”. Questi malanni autunnali, ricorda Pregliasco, “non sono legati all’abbassamento della temperatura in sé, “ma agli sbalzi termici che favoriscono i virus parainfluenzali. Quando ci sarà un freddo intenso e prolungato allora arriverà anche l’influenza vera”.

La seconda ondata è quello che il virus vuole, come sta accadendo in altre nazioni (Spagna, Francia e Gran Bretagna per rimanere in Europa). Pur essendo margini di ottimismo che da noi si continui a tenere la situazione sotto controllo, occorre essere realisti. Con l’autunno arriverà l’influenza e tutte le forme parainfluenzali, con tutto il corredo di sintomi sovrapponibili a quelli del Covid, quindi il virus riuscirà a nascondersi e a continuare a girare. Le persone colpite da sintomi febbrili penseranno di avere il coronavirus con il rischio di intasare i servizi. Lo stress test della scuola non ha fatto vedere il suo eventuale effetto-moltiplicatore che vedremo tra un paio di settimane.
Solo allora potremo capire se siamo nella seconda ondata o in una più improbabile scia della prima destinata a spegnersi.

 

 

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