Ass. Io Salerno: ‘Vogliamo organizzare la disfida dei cavallucci?’

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“Se ci perdiamo, andate dai Vigili davanti alla Standa e dite che siete del rione Carmine. Vi porteranno a casa”. La mamma aveva paura perché la folla era tanta, sul corso, tra le bancarelle del Crocifisso. Per fortuna, la Città era ancora piccola, nei rioni ci si conosceva tutti e, nel nostro, tutti ci conoscevano. Non fosse altro perché stavamo sempre per la strada a giocare.

Poi, Salerno è cresciuta e i rioni si sono moltiplicati e ingranditi. E, sono stati anche chiamati quartieri benché, a essere precisi, non siano proprio la stessa cosa.

La distinzione risale al sesto secolo a.C. quando Roma venne divisa in un numero definito di ‘regiones’, da cui ‘rioni’, per distinguere le aree all’interno delle mura di cinta.

Gli stessi Romani, poi, usavano il termine ’quartiere per indicare ciascuna delle quattro parti in cui i loro accampamenti militari, di forma quadrata o rettangolare, venivano divisi da due strade perpendicolari, il decumanus e il cardius. Lo stesso ‘Castrum Salerni’, costruito alle pendici del monte Bonadies per tenere a bada la colonia di Picentia che aveva appoggiato Annibale, era ripartito in quattro zone dal decumano di via Popilia, oggi via Tasso, e dal cardo di via dei Canali.

Su queste basi, dopo i secoli bui, molti centri abitati furono realizzati in ‘quartieri’, ma anche in ‘terzieri’ (tre parti), o in ‘sestieri’ (sei parti), come a Venezia. A Siena, erano 17 e si chiamarono ‘contrade’.

Con il tempo, i termini ‘rione’, proprio di Roma antica, e ‘quartiere’ sono divenuti intercambiabili ed usati per indicare le diverse porzioni del centro urbano aggregate secondo caratteri identitari storici, economici, ambientali, sociali e culturali, ai fini di una più puntuale gestione. Così, ci sono rioni/quartieri storici, periferici, popolari, portuali, residenziali, etnici, degli artisti, dei pescatori e così via.

In tempi più recenti, a tale organizzazione spaziale è stata assegnata dignità amministrativa con la concessione di limitate competenze a scopo consultivo e, raramente, anche deliberativo (‘consigli di quartiere’). Laddove, poi, le dimensioni sono cresciute a dismisura, è stata introdotta una nuova unità territoriale definita ‘circoscrizione di decentramento comunale’. Nelle Città Metropolitane viene anche denominata ‘Municipio’, come a Roma e Milano, o ‘Municipalità’, come a Napoli e Venezia.

In sintesi, la ‘circoscrizione’, priva di personalità giuridica, è un organismo di gestione, partecipazione, consultazione ed esercizio di servizi di base. Di fatto, essa rappresenta oggi l’unica forma di decentramento riconosciuta dalla Legge che ne prescrive la istituzione nei comuni con popolazione superiore ai 250.000 abitanti, sempreché la media di ciascuna non sia inferiore ai 30.000 (art. 17 D.Lgs. 18/08/2000 n. 267 – TUEL). L’organizzazione e le funzioni sono da regolare negli Statuti Comunali. Ad esempio, i ‘Municipi’ di Roma gestiscono i servizi sociali, quelli scolastici e la polizia urbana, curano le manutenzioni, sostengono i settori economici locali. Salvo modifiche.

Nella nostra Città, l’introduzione del minimo dimensionale obbligò all’azzeramento delle quattro circoscrizioni pre-esistenti, Centro, Irno, Frazioni e Oriente, che non avevano comunque apportato significativi contributi perché costruite aggregando aree non omogenee e perché prive di adeguate deleghe amministrative.

Così, ci sono rimasti solo i rioni/quartieri tradizionali, senza funzioni. Ma, anche così, non tutto è chiaro.

Perché, secondo una tabella di alcuni anni addietro, i ‘rioni’ sarebbero ben 58, taluni popolosi (Centro Storico, Ferrovia, Carmine Alto, Gelso, Pastena, Mercatello, Matierno), altri piccolissimi (Canalone, Mutilati, Angellara), mentre una classificazione fatta per ‘quartieri’, intesi come gruppi di rioni, ne elenca solo sei: 1) Centro, 2) Carmine-Fratte, 3) Frazioni alte, 4) Gelsi Rossi-Irno-Calcedonia-Sala Abbagnano, 5) Torrione-Pastena-Mercatello-Mariconda, 6) Arbostella-Zona industriale-Fuorni.

Ebbene, noi riteniamo che nessuno dei due elenchi possa essere condiviso sia per la estrema frammentazione del primo gruppo sia per la eccessiva sinteticità del secondo. Peraltro, le stesse mappe mostrano molti confini irregolari con ‘intrusioni’ del tutto irragionevoli. In sostanza, a ben vedere, si tratta di semplici spezzettamenti geografici senza costrutto. E, allora: a cosa possono servire? Eppure, potrebbero essere utilissimi.

Abbiamo già detto che la suddivisione di una qualsiasi Città in molteplici sub-aree costituisce una modalità di classificazione su basi oggettive del territorio e che essa è volta ad agevolarne la gestione nel rispetto delle specifiche diversità.

Non può negarsi, però, che una più marcata ed evidente differenziazione viene introdotta quotidianamente dai comportamenti dei rispettivi residenti, per nascita o migrazione, attribuibili ad un differente legame psicologico di appartenenza alla Comunità. Una diversità ‘etica’ che generalmente si evidenzia a mano a mano che dalle aree centrali si procede verso quelle periferiche ove si abbassano, usualmente, la qualità urbana e quella della vita. E’ un fenomeno presente in ogni Paese ed è ovunque contrastato con interventi di riqualificazione e con provvedimenti volti ad accrescere partecipazione, equità, coesione, giustizia.

Se ciò è vero, e lo è, pensiamo che, da noi, qualcosa non stia ‘funzionando a dovere’ per la presenza di uno stato di DEGRADO MORALE CHE STA COINVOLGENDO OGNI RIONE/QUARTIERE con comportamenti frutto di indifferenza, egoismo, arroganza e prepotenza, accompagnati da un diffuso torpore delle menti e delle coscienze della intera collettività.

La dignità di questa Città non può subire offese aggiuntive.

Noi riteniamo sia necessario avviare la immediata ricostruzione di uno spirito di Comunità ‘ripartendo da zero’ con la rielaborazione degli ambiti territoriali secondo le effettive diversità e il diretto coinvolgimento dei cittadini grazie al conferimento di un potere, sia pure limitato, di decisione per accrescere responsabilità, senso civico, rispetto dei beni pubblici, attenzione verso gli altri, volontà di esserci e di esprimersi.

Di tutto questo, abbiamo urgente bisogno.

Ma, non è tutto. Perché il recupero di un ‘sentimento unitario di appartenenza’ potrebbe costituire uno stimolo per la organizzazione di ‘confronti o disfide di coesione’ tra rioni/quartieri e, quindi, di tornei non dissimili da quelli che si svolgono in altre località con non maggiori attrattori. Quali? Solo come esempio:

  1. Salerno è mia e io la difendo: campagna di sensibilizzazione a difesa del decoro della città;
  2. Salerno risplende: gara per il quartiere più pulito e con più verde su balconi e terrazzi;
  3. Salerno città dello sport: gare sportive, regate e, chissà, anche ‘la disfida dei Cavallucci, tenzone di impostazione medioevale;
  4. Salerno Augura: gare nel periodo di Natale per il rione più luccicante o per la migliore realizzazione presepiale o di addobbo augurale.

Coinvolgere le menti, accendere le volontà, risvegliare i sentimenti, ristabilire comportamenti corretti ed etici, sono obiettivi irrinunciabili da perseguire con fermezza se veramente si intende trasformare un ‘gruppo di persone conviventi’ in una ‘Comunità di anime’ unite dalla fierezza di essere figli di questa terra e dall’orgoglio di esprimerne la storia e la cultura millenarie.

Certo, può sembrare complicato. Eppure, nulla è difficile, se si è guidati dall’amore.

Questa Città ha bisogno di amore.

e.mail: associazione.iosalerno@gmail.com

pagina fb: Associazione io Salerno

 

(P.S.: riprendiamo, oggi, l’incontro del Mercoledì esprimendo l’auspicio di poter contribuire, con i nostri modesti commenti, a un recupero di attenzione verso i problemi della Città contrastando rassegnazione e indifferenza.

Battersi per la ‘culla’ della nostra Comunità è un atto di amore. Tutti dovremmo contribuire a diffondere questa volontà per alimentare un sentimento profondo di appartenenza e di partecipazione.)

2 Commenti

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  • Apprezzo tantissimo l’impegno di chi evidentemente ama molto la nostra martoriata e bellissima Salerno.
    Purtroppo in una famiglia si è molto influenzati dai comportamenti e dagli esempi del capofamiglia. I figli quasi sempre tendono ad emulare i genitori e, inconsciamente, credono che certi modi di fare siano corretti e adottabili.
    Il degrado morale e sociale in cui siamo costretti a vivere, in buona parte è imputabile alla pessima amministrazione che ci ritroviamo (la città è ormai abbandonata a sé stessa) ed i cittadini oramai sono assuefatti a questo modo approssimativo di gestire la cosa pubblica e credono, inconsciamente, che va tutto bene…..
    Viva Salerno…..

  • Ottimo articolo, che sia da motivazione e spunto per un nuovo e migliore senso civico, per migliorare la ns città ritenuta bella ed efficiente solo nelle menti di chi ci governa…

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