Il separatismo islamista e la legalità repubblicana (di Cosimo Risi)

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“La laicità nella Repubblica francese è la libertà di credere o di non credere, è la possibilità di esercitare il proprio culto a partire dal momento in cui l’ordine pubblico è garantito… Se la spiritualità appartiene alla sfera privata di ognuno di noi, la laicità invece riguarda tutti.”

Così Emmanuel Macron a Les Mureaux, Ile-de France, il 2 ottobre 2020. Nel pieno della seconda ondata pandemica con numeri altissimi in Francia, il Presidente ha lo sguardo lungo di chi intende garantire il valore fondante della Repubblica dal separatismo islamista. La lezione vale, con le opportune sfumature nazionali, per l’intera Unione.

La Carta dei diritti fondamentali, quale integrata nel Trattato sull’Unione europea, codifica concetti analoghi, mettendo la dignità della persona al centro del sistema: una dignità che possa esprimersi in tutte le componenti senza essere inficiata per motivi di qualsivoglia natura che non siano quelli del rispetto della legalità repubblicana, per parafrasare il discorso di Macron.

La legalità repubblicana, appunto, è il faro su cui si orienta il liberalismo progressista francese. Prima di Macron, un Primo Ministro socialista la teorizzò proprio a cospetto delle originarie manifestazioni del separatismo islamista.

In cosa consista il fenomeno, lo dice appresso lo stesso Presidente. E’ il teorizzare e il praticare la costruzione di un sistema parallelo e contrapposto al repubblicano, con norme che vincolano le comunità dei fedeli fino a conculcare alcuni diritti fondamentali.

Il diritto alla scuola di bambini e soprattutto bambine è messo in discussione dall’insegnamento privato, e dunque fuori dal sistema pubblico, che improvvisati quanto interessati maestri impartiscono nelle case. E’ il creare un ordinamento giuridico e giudiziario tendenzialmente diverso, in cui la parte femminile è sminuita rispetto alla maschile.

Il fenomeno è noto nel Regno Unito, dove l’atteggiamento tollerante delle autorità consente la prassi di “corti speciali” per certe vertenze di diritto familiare e privato. Alcuni esempi sono presenti anche in Italia. Si pensi alle figlie costrette a matrimoni non desiderati o punite per indossare abiti alla moda e frequentare giovani non del paese di origine.

E’ tutto l’universo della discriminazione che emerge dal discorso di Macron, una punta alta nella civiltà politica e giuridica di Francia e d’Europa. La possibilità di costruire società multietniche e multiculturali risiede nel trovare un terreno comune a tutte le etnie e tutte le culture. La Francia lo trova nella legalità repubblicana, l’Unione può trovarlo nelle clausole del Trattato.

La diatriba al Parlamento europeo sulla legalità come condizione per l’erogazione del Recovery Fund non è di scuola né un pretesto per rallentare l’approvazione delle misure. Affonda nel senso di civiltà dei costumi e dei comportamenti che l’Europa ha costruito dalla Dichiarazione Schuman in poi.

Il germe dell’autoritarismo sulla base del pensiero unico dominante rimanda alla lezione di George Orwell in 1984. Oggi il Ministero della Verità non alberga nei nostri Palazzi, non è detto che non faccia capolino attraverso i social media. Tenere alta la guardia, ecco l’indicazione di Macron. Vale durante e dopo la pandemia.

di Cosimo Risi

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