Ass. ‘Io Salerno’: sotto la lingua c’è il tesoro

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Intorno al fuoco del grande camino, nello stanzone a piano terra usato come cucina, il nonno ci raccontava le sue faccende quotidiane. “Dovete capire come va la vita”, ci diceva. E, ci invitava a esprimere il nostro pensiero su quei fatti, a ‘dire la nostra’, perché, aggiungeva: io non ho potuto studiare e sotto la vostra lingua c’è il tesoro”. Grazie, nonno.

A distanza di decenni, quelle esortazioni ancora ci ‘spingono a parlare’ nella convinzione che le idee di ognuno, per quanto ingenue o fantasiose, possano consentire a ciascuno di approfondire, riflettere e migliorare. Non ci sono quelle buone e quelle cattive in funzione di chi le propone.

Anzi, noi pensiamo che in una vera Comunità, intesa come aggregato di persone che condividono territorio, origini, tradizioni, sentimenti, speranze, sogni, cioè tutto quello che si chiama vita, non debba giammai mancare il dialogo tra i singoli aderenti per realizzare al meglio il bene comune.

A guardarci intorno, in Città, sembra che tutto ciò non avvenga e, in più, che sia completamente assente ogni forma di sia pur minimo coinvolgimento. Questo, potrebbe essere uno dei motivi delle difficoltà evidenti e del ‘degrado morale’ che ci avvolge. E, quindi, siamo davvero una Comunità?

Eppure, basterebbe poco per accendere qualche speranza. Sarebbero sufficienti pur ‘primitive’ forme di dialogo tra Cittadini, Istituzioni ed Enti. Per fortuna, però, tra i Cittadini qualcosa ha iniziato a funzionare.

L’arch. Daniele Magliano è un profondo conoscitore dell’arte che trasuda da ogni angolo della Città antica, un ricercatore attento e un valente divulgatore degli avvenimenti che hanno segnato la nostra storia millenaria, da lui minuziosamente ricostruiti in articoli di grande coinvolgimento emotivo.

E’ stato sufficiente un incontro casuale, con altri liberi cittadini, per constatare la presenza di una visione comune relativamente alle condizioni del nostro patrimonio e ai rischi di disfacimento di molte ‘memorie’, a iniziare dall’acquedotto di via Arce, simbolo della Città e uno dei pochi monumenti visitabili.

In verità, gli Archi non hanno mai ricevuto adeguate attenzioni e anche gli interventi di qualche decennio addietro, con la eliminazione del parcheggio al di sotto (chi lo ricorda?), si sono mostrati inadeguati alla sua importanza. Per non dire della indegna posa dei corpi di una pseudo-illuminazione che, peraltro, ha funzionato solo per pochi mesi.

Più di recente, ricorrenti distacchi di pietre, attribuibili a una carente manutenzione, hanno accresciuto i timori circa il pericolo imminente e, comunque, immanente di sbriciolamenti conseguenti all’azione della vegetazione spontanea e alle infiltrazioni di acqua piovana nei tanti cunicoli presenti tra pilastri e arcate (fonti: OcchioSalerno, laCittà e altre).

Nel Novembre scorso, dopo ultimi episodi, la stampa ha diffuso la notizia di una richiesta inoltrata dal Comune alla Soprintendenza concernente la verifica delle condizioni di tutto il monumento. Nel mese di Marzo, poi, si è saputo della stipula di una convenzione tra i due Enti e l’Università per la elaborazione di uno studio di valorizzazione del monumento con la relativa quantificazione del fabbisogno economico per il reperimento delle necessarie risorse (fonti: TvOggi e SalernoToday).

Però, sono passati diversi mesi e nulla si è saputo, né sui tempi, né sui modi, mentre le difficoltà nelle quali si svolge oggi la nostra vita inducono a ritenere non ipotizzabile una soluzione nel breve. Epperò, con l’inverno che avanza, non possono escludersi eventi atmosferici sfavorevoli e potenzialmente anche devastanti.

Sarebbero opportuni, quindi, immediati aggiustamenti da fronteggiare ricercando qualche ‘spicciolo’ nelle pieghe del Bilancio ovvero dirottando somme già destinate a voci di spesa che possono apparire inutili e, chissà, anche sconvenienti. Come le luci di fine anno estese a tutta la Città, ad esempio. Magari, con la manutenzione, si potrebbe realizzare una illuminazione in via permanente proprio per gli Archi.

In ogni caso, non solo plaudiamo alla decisione di ‘valorizzare’ l’acquedotto, ma ci permettiamo auspicare che possa essere la prima di una serie di opzioni volte ad accrescere il rispetto che la Comunità deve ‘consapevolmente’ esprimere nei suoi stessi confronti per poter mostrare, con orgoglio e amor proprio, la sua ordinaria esistenza quotidiana e le memorie della sua storia. La dignità non si difende con la ‘esibizione di grandiosità’ e non dipende dalla ‘importanza o maestosità delle opere’, ma si esprime con la fierezza con la quale esse sono curate e difese. Grandi o piccole che siano.

Per questo, grazie alla collaborazione dell’arch. Magliano, ci permettiamo avanzare la proposta di integrare la valorizzazione degli Archi con la riqualificazione dell’intera area di via Gonzaga nella quale i vantaggi alla ‘viabilità’, apportati dal trincerone, sono annullati da correlati svantaggi alla ‘vivibilità’ e alla ‘qualità urbana’.

In effetti, la “mostruosità” della struttura, l’approssimazione delle finiture, la sporcizia e la sosta selvaggia, lo stato dei marciapiedi, le alberature e l’arredo, costituiscono una sicura ‘offesa’ a carico dei luoghi, di chi vi abita, di chi vi transita, e non favoriscono un giudizio positivo sul livello di civiltà della intera Città. Eppure, via Gonzaga è strada centrale di collegamento diretto tra il centro e i quartieri alti, non infimo tratturo di periferia o di campagna. E’ questo il nostro livello europeo?

Così, riprendendo una proposta da noi avanzata nel 2018 (cfr. pagina FB), l’arch. Magliano ha elaborato un progetto per il rivestimento della fiancata a vista del trincerone mediante ‘quinte sceniche ad arco’, anche metalliche, idonee a creare un collegamento ideale con l’acquedotto richiamandone il disegno, sia pure in chiave moderna. Nelle semilune di ciascun arco, al di sopra di piastrelle in ceramica con i colori della Città, potrebbero essere inseriti dei pannelli, anch’essi in ceramica, con figure della storia cittadina e/o paesaggi delle Costiere e/o scorci urbani e/o immagini di fiori e piante locali. L’illuminazione d’accento offrirebbe una visione notturna di grande fascino.

La valorizzazione dell’acquedotto, poi, potrebbe trovare completamento con la trasformazione di via Gonzaga in ztl grazie ad una diversa organizzazione della circolazione. E’ possibile, e si può fare.

Con questi interventi, neppure costosi, cambierebbe tutto. La pavimentazione con arredo a tema fino agli Archi e la realizzazione intorno ad essi di una grande ‘ciambella’, dotata di panchine anche di locali privati, offrirebbero al viaggiatore posti per la visione, la riflessione, la sosta e il riposo.

La nostra Città è il luogo dove vivere, non semplicemente esistere. E può esprimere una Comunità solo se a  ogni singolo componente sia consentito di ‘dire la sua’ per contribuire con le sue idee a migliorare il futuro di tutti.

Con l’arch. Magliano, abbiamo semplicemente parlato. E, sotto la lingua, abbiamo trovato il tesoro.

Al di là di qualsiasi giudizio sull’idea progettuale, che pure affascina, riteniamo che il suo impegno sia l’esempio giusto da seguire per avviare nuovi comportamenti di partecipazione tra coloro che condividono un comune sentimento di amore per questa Città. E’ necessario andare avanti.

Questa Città ha bisogno di amore.

e.mail: associazione.iosalerno@gmail.com

pagina fb: Associazione io Salerno

4 Commenti

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  • Gli spiriti liberi, le persone che non si arrendono all’inarrestabile degrado della civiltà e della convivenza, coloro che hanno ancora a cuore la storia e la bellezza, che rifiutano la turpitudine delle azioni umane basata sulla ricerca del guadagno a tutti i costi, queste persone avrebbero bisogno di un centro di aggregazione, un organismo che rappresenti la loro voglia di combattere. Altrimenti il nulla trionfa facilmente soffocando nel silenzio la loro voce.

  • L’idea di fondo è sacrosanta: interventi mirati e sostenibili per una città che si spopola e con un’economia che si contrae a prescindere dalle emergenze sanitarie. L’epoca delle presunte grandi opere ha fatto danni incalcolabili alla nostra città. Per il resto, ogni proposta è discutibile e migliorabile.

  • con periodica frequenza viene portato all’attenzione dei lettori il problema dell’acquedotto medievale di via Arce.
    Intanto, già la sua posizione, ormai semi nascosta, grida vendetta per l’oltraggio a cui venne assoggettato nei decenni dell’urbanizzazione selvaggia. Oltre alla demolizione di qualche arcata, si assistette alla costruzione di edifici (qualcuno anche abusivo) proprio a ridosso dell’acquedotto, conosciuto anche come Ponte del Diavolo. Il risultato fu, come può ben vedersi, che esso per buona parte rimase sottratto alla vista di chi avrebbe voluto ammirarlo in tutta la sua estensione.
    Ora quasi provo un senso di invidia per il nonno dispensatore di saggezza che a suo tempo avrà avuto con ogni probabilità il privilegio di poter osservare i resti di quella sequenza di archi distribuiti in spazi liberi e non soffocati da anonimi edifici e li abbia apprezzati con ammirazione pur ‘non disponendo di alcun tesoro sotto la lingua’.
    Questo non era, e non è, infatti un monumento qualsiasi, ma rappresenta una delle poche testimonianze al mondo di opere di ingegneria idraulica. costruite alla fine degli anni mille, facendo rivivere la tradi<ione degli acquedotti romani.
    Tra l'altro, quello di Salerno si impose all'epoca della sua costruzione per l'originalità del progetto, con l'introduzione per la prima volta in assoluto dell'arco 'ogivale'.
    Era noto tutto questo a chi dette certe autorizzazioni?
    Oppure prevalse l'ignoranza se non una colpevole noncuranza che caratterizzò certi comportamenti?
    Chiaramente i danni commessi sono ora irreparabili!!
    Purtroppo però il Ponte del Diavolo – quasi a voler tener fede al suo nomignolo – continua ad essere considerato una creatura da cui stare lontani.Tanti tecnici ed esperti si avvicendano al suo capezzale; tanti progetti vengono elaborati; tanti fondi, almeno sulla carta, vengono stanziati. Eppure i mesi passano e nulla di concreto viene avviato. Intanto calcinacci cadenti, erbe infestanti, infiltrazioni di acqua, eccetera, non stanno ad attendere l'inerzia degli amministratori responsabili e continuano la loro opera demolitrice, lenta e inarrestabile in assenza di azioni di contrasto.
    Ancora non ci si è resi conto che una valorizzazione intelligente dei resti dell'acquedotto medievale, pur con le attuali limitazioni, ma tale da consentirne una visuale la più completa possibile, è ancora fattibile e costituirebbe un ulteriore interessante richiamo per una città che aspira a definirsi turistica ed europea e che ha tanti cittadini che la amano, oltre quelli dell'Associazione 'Io Salerno'.
    Naturalmente, ogni buon progetto inteso a riqualificare la zona circostante (Via Gonzaga, Trincerone, ecc.) sarebbe il benvenuto e darebbe un tono diverso a tutta quell'area a stretto contatto con il centro

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