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Covid e disservizi: il dramma di una famiglia salernitana ‘Ecco cosa è accaduto a mio padre’

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«Salve, sono Lucia scrivo per denunciare una serie di disservizi in cui sono incappata dal momento in cui mio padre ha avuto i primi sintomi da COVID-19».

E’ il racconto di una figlia finita con la sua famiglia nel turbolento vortice del coronavirus la quale sta affrontando – come molte altre – le paure della malattia che attanaglia i propri cari ma anche le difficoltà e le lungaggini di chi se ne deve fare carico da un punto di vista sanitario.

LA LETTERA

«Mio padre al momento, lunedì 26 ottobre, è ricoverato all’ospedale “AOU Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona” nella sezione modulare per i pazienti COVID da ieri pomeriggio. Ha iniziato la cura al pronto soccorso dello stesso ospedale sabato 24 sera, dopo aver avuto conferma della sua positività al covid.

Da lunedì scorso mio padre ha iniziato ad avere problemi alle vie respiratorie, dopo 3 giorni di febbre. Poiché nella giornata di martedì era evidentemente affaticato e senza fiato, abbiamo allertato per la prima volta il 118 nel pomeriggio.

Gli hanno misurato tutti i parametri ed hanno registrato una saturazione dell’ossigeno nel sangue pari 94, e dopo aver auscultato i polmoni la dottoressa del 118 ha categoricamente escluso che fosse coronavirus dicendoci che anche dalla voce fosse chiaro si trattasse di tracheite, supportando la sua tesi dicendo che mio padre aveva ricevuto il vaccino anti-influenzale in data 07/10.

Hanno fatto firmare a mio padre il rifiuto del ricovero, che loro hanno “caldamente” sconsigliato dicendo “SE NON HA IL COVID LO PRENDE”. Abbiamo chiesto se dovevamo stare in isolamento per sospetto covid e ci hanno detto chiaramente che non lo avevamo e non c’era alcun motivo reale per stare in isolamento.

Nella giornata di mercoledì mio padre come nei giorni precedenti ha avuto febbre e problemi respiratori, che sembravano acuirsi ma ci siamo affidati al parere medico e abbiamo pensato che fosse questione di tempo, prima che l’antibiotico iniziasse a fare effetto.

Giovedì mattina mi procuro il saturimetro, e prendendo in farmacia alcune medicine per papà, ho spiegato la situazione alla farmacista per avere informazioni, o comunque ulteriori pareri. La farmacista mi ha consigliato di tenere monitorata la saturazione e di controllare la glicemia visto che mio padre è già da tempo soggetto diabetico. Torno a casa la saturazione di ossigeno nel sangue non supera i 92 e la glicemia è molto alta (340).

Attivo per la seconda volta il soccorso tramite 118, e l’operatrice telefonica dice che data la gravità della situazione, mi avrebbe mandato una vettura al più presto, anche senza medico a bordo, per portare subito mio padre al pronto soccorso. Arrivano gli operatori e dopo aver trovato saturazione a 92 e glicemia a 348 ci dicono che papà non aveva bisogno del pronto soccorso e che “SE NON HA IL COVID LO PRENDE”.

Ci hanno consigliato di continuare la cura antibiotica ed iniziare l’ossigenoterapia a casa, attivando la procedura di richiesta tramite il medico di base. Facendo tutto il più veloce possibile siamo riusciti ad ottenere la bombola di ossigeno a casa verso le 17.30, grazie ad una persona di famiglia che l’ha presa e l’ha portata a casa davanti alla porta, dato che a quel punto avevamo forte sospetto fosse covid e abbiamo iniziato isolamento VOLONTARIO. Nel frattempo il medico di base attiva la procedura per fare un tampone a tutti i componenti della mia famiglia.

Papà non reagisce bene all’ossigenoterapia e la sera vediamo che è molto in sofferenza, e dopo essere andato in bagno e aver staccato l’ossigeno per i 2-3 minuti necessari, la sua saturazione era scesa addirittura 81. In quel momento capendo la gravità della sua condizione, abbiamo chiamato subito il 118, che è arrivato dopo circa 1 ora. Sono arrivati 3 operatori ed una dottoressa, che ci hanno fatto molte domande fuori alla porta di casa dicendo di non poter entrare perchè l’ossigenoterapia sparge il virus attraverso l’aria; per questo ce l’hanno fatto chiudere, lasciando papà a respirare molto faticosamente.

Specifico che tutti e 4 avevano tutti i dispositivi di protezione possibile: mascherina, tuta, guanti, visiera e/o occhiali e calzari quindi di fatto sarebbero potuti entrare anche in un reparto ospedaliero con pazienti contagiati. Dopo aver temporeggiato sull’uscio della porta facendo qualunquismo sul coronavirus come si può fare tra amici e parenti, finalmente entrano in camera dove era mio padre, ancora senza ossigeno ovviamente. Non gli misurano nulla e ci dicono che sicuramente papà è malato di covid affermando testualmente “PIU’ CORONAVIRUS DI COSI’, DEVE TENERLO SCRITTO IN FACCIA?”.

A questo punto chiamano per cercare un posto per ricoverare papà quantomeno in Campania e ci dicono che avrebbero potuto portarlo al pronto soccorso dell’Ospedale di Salerno, con tempi di attesa variabili dalle 3 alle 7 ore. A questo punto, disperati, diciamo che va bene chiedendo rassicurazione sul fatto che per tutto quel tempo mio padre sarebbe stato attaccato alla bombola di ossigeno. Di tutta risposta un operatore mi dice che in ambulanza avevano una bombola che garantiva un’autonomia di 40 minuti e l’altro tempo mio padre l’avrebbe trascorso senza ossigeno.

Dopo questo terrorismo psicologico, abbiamo considerato che mio padre non poteva stare tutto quel tempo senza supporto per la respirazione e quindi siamo stati costretti a scegliere di tenerlo a casa attaccato all’ossigeno a casa piuttosto che avere la certezza di lasciarlo morire in ambulanza. Prima che andassero via abbiamo chiesto informazioni legate all’isolamento e ai tamponi.

Mi hanno detto che saremmo dovuti stare a casa, ma poiché ero l’unica senza sintomi sarei potuta andare a togliermi la curiosità andando a fare un test privato, con guanti e mascherina. A quel punto ho detto che non sarei uscita per evitare di portare il virus, qualora lo avessi contratto. Dopodiché escono sconsolati e finalmente possiamo attaccare di nuovo mio padre all’ossigeno, che a quel punto era davvero allo stremo.

Preso dalla disperazione, venerdì mattina mio fratello ha fatto un tampone un laboratorio privato, per capire se dai risultati potevamo avere indicazione della positività o meno di mio padre, unica cosa importante per cercare di chiedere una cura come paziente COVID. Nel pomeriggio è arrivata una dottoressa a fare i tamponi attivati tramite il medico di base e l’ASL a casa e, vedendo papà ha capito finalmente la gravità della situazione ed ha chiamato lei il 118 ed ha aspettato con noi la vettura, parlando direttamente lei con il medico. Finalmente papà viene trasportato al Pronto Soccorso verso le 18 entrando intorno alle 23.30.

Nella mattinata di sabato ci chiamano dal Pronto Soccorso dicendo che il test rapido era positivo, e che aspettavano la conferma del tampone. Fino a quel momento non avrebbero potuto iniziare la cura per il COVID perché il test rapido non ha una attendibilità molto elevata (intorno al 70-80%). Finalmente nel pomeriggio arriva la conferma della positività di mio padre e possono iniziare a curarlo come paziente per coronavirus. Ieri, domenica 25 ottobre, mio padre viene trasportato finalmente all’ospedale modulare specifico per i pazienti covid dell’Ospedale di Salerno “AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona”. Al momento è stabile ma non respira autonomamente, ed ha una situazione polmonare molto compromessa dall’infezione da coronavirus.

Ieri sera, 25 ottobre, sono arrivati gli esiti dei nostri tamponi e mia madre e mio fratello sono risultati positivi mentre io sono risultata negativa. A questo punto ci hanno consigliato di igienizzare tutto ulteriormente ed isolarci in casa, in stanze diverse. Stamattina, lunedì 26 ottobre, ho avuto comunicazione per il ritiro dell’immondizia prevista per domani ma ancora nulla per ufficializzare l’isolamento da parte dell’ASL e dal Comune.

In casa non abbiamo modo di avere spesa, medicinali e soprattutto igienizzanti, che in questi giorni sono finiti se non mobilitando i pochi parenti che non hanno ancora i sintomi del COVID. Io da negativa, in casa con 2 positivi, non ho modo di igienizzare le superfici o far indossare guanti e mascherine ai miei familiari che al momento sono positivi.

La mia situazione è terribile, vi chiedo aiuto quantomeno per condividerla in modo che nessuno si trovi nella mia condizione».

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