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Ippocrate di Chio e l’argomento per assurdo (di G. Fauceglia)

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L’argomento per assurdo resta un canone classico dell’interpretazione e della tecnica difensiva nel processo. L’incubo di non poter pervenire ad una soluzione di un problema conduce ad ignorarlo.

Un po’ come avviene con i bambini, i quali giocando con il cubo poliedrico e non trovando la soluzione, mettono da parte il giocattolo. E’, invece, opportuno avvertire che per risolvere l’enigma del cubo è necessario esaminarlo sotto tutti i lati, e non soffermarsi su uno solo di questi.

Solo in questo modo, traslando in altro campo la metafora, può essere sconfitta l’arroganza di un “potere” che vuole vite, attività e storie di uomini sacrificati sull’altare del demone delle “ragioni della politica” (per altro, di piccolo cabotaggio).

Per essere concreti vorrei trasferire l’esempio sul terreno del disordine istituzionale, logico, giuridico e normativo che ormai caratterizza questo tempo della seconda ondata della pandemia. Il Governo sostanzialmente latita e si arrocca su un DPCM che prevede un lockdown travestito ed inutile.

Ed allora, mi domando se una classe di governo (sic !) consapevole e preparata non avrebbe dovuto immaginare, invece, un DPCM sulla sanità, posto che questa resta la questione più rilevante, indicando regole precise sul percorso da seguire in caso di contagio, sulla possibilità di fare tamponi con risultati in tempi brevi e ragionevoli, sui milioni di dosi di vaccino antinfluenzale che ancora mancano e sui tempi delle forniture.

Intanto, ci trastulliamo sulla divisione delle competenze tra Stato e Regioni (a proposito, quando nel 2001 venne modificato, irresponsabilmente, il Titolo V della Costituzione, insieme a pochi altri giuristi, ebbi modo di denunciare la pericolosità della riforma, e i fatti mi hanno purtroppo dato ragione), non comprendendo che a fronte del virus si richiede unità di intenti e univocità normativa.

Il primo urgente problema da risolvere è quello della saturazione degli ospedali: si assiste al collasso delle strutture di medicina intensiva (abbiamo perso mesi che avrebbero potuto essere utilizzati per l’ampliamento dei reparti, posto che la seconda ondata era stata già prevista); non si è riordinata la c.d. medicina di base (con tutta chiarezza ritengo venuto il momento di affrontare con serietà il ruolo dei medici di base, che non possono limitarsi alle sole prescrizioni farmaceutiche); è necessario assicurare le indispensabili assistenze sanitarie anche ai malati affetti da altre importanti patologie.

Ed allora, se, a fronte delle evidenti insufficienze regionali e statali, che ormai caratterizzano la patologia del nostro sistema sanitario, resta urgente ed impellente risolvere il problema delle strutture ospedaliere, è altrettanto ed assolutamente necessario disporre un lockdown generalizzato, perché solo in questo modo possiamo abbassare (sia pure temporalmente) la curva dei contagi e dei decessi.

Naturalmente, vi è la consapevolezza che l’emergenza potrebbe durare mesi, ma questo resta l’unico modo per salvaguardare il sistema così sgravando, in parte, il peso che oggi grava sugli ospedali a corto di uomini e di mezzi.. Pensare a misure parziali, che sacrificano ingiustificatamente le esigenze di lavoro delle imprese di ristorazione e di spettacolo, significa solo perdere irresponsabilmente del tempo utile, senza risultati effettivi.

L’esempio altrettanto evidente della confusione che regna sovrana resta quello della scuola. Premetto che ho sempre sostenuto la centralità del sistema di educazione pubblica scolastica ed universitaria e che mi sono da sempre battuto perché venissero riprese le lezioni in presenza, ma a fronte dell’evidenza statistica, la quale accerta che il contagio si è dapprima e principalmente diffuso tra i giovani, i quali poi lo hanno trasferito nelle famiglie, è necessario disporre ex lege l’istruzione a distanza. In proposito, anche in questo caso è stato  perso del tempo utile.

Invece di pensare ai banchi con le rotelle (fonti di costi inutili, affidati a scelte non certamente trasparenti),sarebbe stato necessario rafforzare la rete per consentire a tutti gli studenti, anche nei luoghi più periferici, di seguire le lezioni; il Ministro avrebbe dovuto dare indicazioni puntuali e precise per lo svolgimento delle lezioni a distanza (a volte affidate alla pura discrezionalità dei docenti, con assurda varietà dei criteri di accesso alle piattaforme ed orari di lezioni ad libitum).

Insomma, il danno grave ed irreparabile è stato fatto, ed ora non resta che la chiusura delle scuole, anche per evitare che i giovani scorazzino indisturbati nelle strade e diffondano così il virus.

Mi rendo conto che il lockdown totale sia una scelta difficile ed impopolare, ma oggi resta l’unica scelta possibile, se davvero si vogliono salvare le vite umane e non si vuole andare incontro ad una catastrofe epocale, senza, però, omettere reali sostegni economici (e non solo promesse) alle categorie che risulteranno colpite dai provvedimenti governativi.

Giuseppe Fauceglia

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