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Le differenze tra i sintomi di coronavirus, influenza, raffreddore e allergie

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I virus respiratori responsabili dei malanni di stagione come raffreddore, influenza e sindromi influenzali, così come gli allergeni che causano le allergie, possono determinare sintomi che si sovrappongono con quelli della COVID-19, l’infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2. Lo scrive Andrea Centini su FanPage.it

Per la COVID-19, l’infezione provocata dal patogeno emerso in Cina, è la febbre, mentre per la comune influenza stagionale è la tosse. Il raffreddore, spiegano i CDC, di norma si manifesta con infiammazione alla gola. Curiosamente l’infezione da coronavirus inizia più spesso con la febbre e prosegue con la tosse, mentre per l’influenza avviene l’esatto contrario, come dimostrato nello studio “Modeling the Onset of Symptoms of COVID-19” pubblicato sulla rivista scientifica Frontiers in Public Health da scienziati americani, guidati da esperti del Dipartimento di Scienze Biologiche dell’Università della California Meridionale. Va tenuto presente che non sempre questi sintomi comuni sono presenti, ed è noto che una sensibile percentuale di positivi al coronavirus SARS-CoV-2 è del tutto asintomatica.

Altri sintomi confondibili che caratterizzano la COVID-19 sono la perdita dell’olfatto (anosmia) e l’alterazione del gusto (disgeusia). Normalmente in chi viene colpito dall’influenza non si sviluppano, mentre l’anosmia può palesarsi in chi prende un raffreddore. C’è tuttavia una sostanziale differenza fra le due condizioni.

Se infatti nel raffreddore ciò è dovuto alla rinorrea (naso che cola/naso chiuso), nell’infezione da coronavirus il naso risulta libero nella maggior parte dei casi. La perdita dell’olfatto è infatti un sintomo neurologico, legato all’aggressione del patogeno ai neuroni del sistema nervoso centrale, che determina infiammazione dei tessuti deputati alla percezione degli odori. Uno studio ha inoltre rilevato che i pazienti COVID non erano in grado di percepire i gusti amaro e dolce, a differenza di quelli semplicemente raffreddati.

Anche le tempistiche nella comparsa dei sintomi possono aiutare a capire quale infezione stiamo sperimentando. Come indicato dai CDC, normalmente chi contrae un virus influenzale ha un periodo di incubazione (il tempo che trascorre tra il contagio e l’emersione dei sintomi) medio che spazia da uno a quattro giorni, e l’insorgenza è improvvisa e virulenta, mentre che viene infettato dal coronavirus può sviluppare i primi sintomi anche a 2 settimane di distanza (in media sono 4/5 giorni) dall’esposizione al patogeno. Il raffreddore si manifesta in due/tre giorni dal contagio, ma i sintomi possono essere graduali e perdurare a lungo, in particolar modo la congestione nasale e la rinorrea.

I sintomi della COVID-19 possono sparire in un paio di settimane, tuttavia alcuni sviluppano una cosiddetta “sindrome del COVID lungo” (o Long COVID) che si può protrarre per mesi, come dimostra uno studio britannico. Anche le comuni allergie, che hanno un esordio “esplosivo”, possono durare molto a lungo, e ciò è legato alla permanenza nell’ambiente dell’allergene responsabile.

Chi è sensibile ai pollini può dover aspettare l’intera stagione della fioritura di determinate piante. Ribadiamo che lo schema sopraindicato ha solo valore indicativo e per sapere se effettivamente siamo stati contagiati dal coronavirus è necessario sottoposti al tampone rino-faringeo, che viene prescritto dal medico in base ai sintomi che si manifestano. In questo articolo potete consultare nel dettaglio le differenze fra raffreddore, COVID-19 e influenza.

 

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