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Perché scrivere? (di Giuseppe Fauceglia)

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Philip Roth, nel suo bel volume dal titolo “Perché scrivere?”, edito in Italia da Einaudi, accentua l’enfasi sull’attività letteraria come forma di condotta etica, come via maestra per la riflessione, per l’approfondimento, per il confronto.

Chi scrive, ad ogni livello, anche quello più modesto, conserva l’illusione di accendere una scintilla, provocare un dibattito, di superare i “pre-concetti” che caratterizzano il nostro essere: ognuno immagina le migliaia di parole che ineluttabilmente dovrebbero seguire ad ogni frase introduttiva, ad ogni periodo.

L’atto unico del teatro della scrittura vede contrapporsi due protagoniste: la prima, di nome Tolleranza che si contrappone all’antagonista di nome Pregiudizio, nel mezzo un vasto cast di figuranti, leoni della tastiera, personaggi in cerca di autore, qualcuno spinto dall’invidia, qualcun altro da risentimento sociale.

In questi mesi in cui ho affidato le mie riflessioni a Salerno Notizie non mi sono illuso di cambiare il mondo né di attribuire alle mie scarne considerazioni il valore assoluto della verità. Ho solo tentato di esprimere la mia opinione, spesso sorretta da considerazioni tecniche e da conoscenze acquisite negli anni.

Ho dovuto, però, registrare, insieme a tanti commenti sorretti da considerazioni critiche, a volte condivisibili, un impluvio di offese assolutamente gratuite e personali. Naturalmente, chi si dilettava nell’offesa aveva cura di trincerarsi dietro l’anonimato tanto per dimostrare il proprio coraggio.

Credo che la modalità editoriale di Salerno Notizie più che favorire il confronto, finisce per favorire le offese, per cui oggi è necessario riflettere – se ancora ci resta possibile nello squadrismo da tastiera – sul ruolo della democrazia e sul sistema di informazione online.

Sarebbe il caso, come insegna Papa Francesco, di recuperare la gentilezza, quale strumento di liberazione dalla crudeltà, che a volte penetra le relazioni umane, dall’ansietà che emerge nel periodo di crisi e che induce all’offesa gratuita alla persona.

Si tratta di ricostruire una pratica della gentilezza, per rendere possibile uno stimolo, uno spazio di ascolto in mezzo a tanta indifferenza, lo sforzo per comprendere che in questa tempesta non possiamo difendere sempre le nostre posizioni, anche quando sembra necessario o opportuno metterle in discussione

Giuseppe Fauceglia

 

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