Covid e PA, un profluvio di norme (di Tony Ardito)

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La pandemia ha provocato un’autentica esplosione di produzione normativa: tra circolari, ordinanze, decreti, Dpcm, leggi, linee guida sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, eccetera, sono 450 le misure legislative approvate a livello nazionale in poco meno di un anno.

L’Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre Cgia stima che in Italia vi siano 160.000 norme, di cui 71.000 promulgate a livello centrale e le rimanenti a livello regionale e locale. In Francia sono 7.000; 5.500 in Germania e 3.000 nel Regno Unito.

Un fiume in piena di disposizioni, composto da migliaia di pagine che ha travolto tutti: cittadini, lavoratori e imprese, creando non pochi problemi interpretativi, soprattutto ai piccoli imprenditori che si stanno ancora districando tra un groviglio di disposizioni legislative, sovente in contraddizione fra loro e in costante cambiamento, perché in buona parte correlate al colore della regione di appartenenza.

L’ufficio studi della prestigiosa organizzazione veneziana ha tenuto a precisare che tra le 450 norme conteggiate non sono incluse le faq del Governo e gli accorgimenti normativi anti-Covid che, sempre in questo periodo, son stati approvati anche dalle Regioni e dagli Enti locali.

Una iperproduzione determinata dai 29 decreti legge approvati dal Governo sino ad ora; dai 23 Dpcm firmati dal presidente del Consiglio e dalle 14 leggi approvate dal Parlamento.

Intendiamoci, la gravità della situazione ha imposto al legislatore di mettere in campo importanti misure a tutela della salute, disposizioni urgenti per fronteggiare i rischi sanitari e interventi a favore del lavoro e delle imprese.

La Cgia chiosa con una provocazione: se il virus fosse allergico alle normative prodotte dalla nostra burocrazia, molto probabilmente sarebbe scomparso da tempo, invece sia la crisi sanitaria che quella economica non accennano a diminuire.

C’è da rilevare che la Pubblica Amministrazione è stata inflessibile quando ha imposto le limitazioni alla mobilità e le chiusure ai bar, ai ristoranti e ai negozi; di contro, ha mostrato lacune ed inefficienze quando è stata chiamata a riorganizzare i propri servizi per far fronte alla diffusione del virus.

Si pensi, ad esempio, alla tracciabilità dei contagiati – vedi il sostanziale flop dell’app Immuni – il mancato potenziamento della medicina territoriale, il fallito tentativo di tornare tutti a scuola e l’incapacità di mettere a punto un serio piano di rilancio del trasporto pubblico locale

di Tony Ardito

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