Vaccinazioni anziani del salernitano: le preoccupazioni della CGIL

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Sono 61.256 gli anziani compresi nella fascia di età che va da 81 a 99 anni presenti nella Provincia di Salerno; di questi 22.788 uomini, pari al 37,2%, e 38.468 donne, pari al 62,8%. Sempre nella nostra Provincia sono presenti 195 ultra centenari, e qui le donne rappresentano quasi l’80%. Vaccinare una popolazione di queste dimensioni non è cosa da poco, soprattutto se si tiene conto delle dimensioni del nostro territorio e delle sue caratteristiche geografiche.

Se è ipotizzabile che non si andrà incontro a grossi problemi nelle aree urbane, non si può dire la stessa cosa per quello che riguarda le aree interne. In effetti siamo solo a primi giorni di vaccinazione e già sono emersi in tutta la loro drammaticità i problemi riscontrati nel Cilento, gli Alburni, il Vallo di Diano, la Valle del Sele. Scontiamo gli effetti di politiche che hanno svuotato questi territori delle strutture sanitarie di prossimità e ridimensionato drasticamente il sistema di trasporto pubblico.

Ecco che la popolazione anziana non sa a chi rivolgersi per raggiungere le strutture messe a disposizione dalle Asl e affidarsi alla buona sorte o al buon cuore di qualche amministratore locale disponibile al sacrificio personale; va dato atto di questa loro encomiabile gesto nei confronti della comunità, ma può essere lasciata al loro buon cuore una vicenda di queste dimensioni?

E non abbiamo ancora detto che, tra quella popolazione anziana una quota che si aggira intorno al 20% circa, è costituito da persone non autosufficienti, che hanno grosse difficoltà di spostamento. Riteniamo che su questa problematica debba essere immediatamente istituito un coordinamento con l’Asl di Salerno presso la Prefettura, per prendere in considerazione le proposte dei sindaci delle aree interne e ricercare soluzioni che garantiscano a tutti di vaccinarsi senza doversi arrampicare sugli specchi per raggiungere quelle lontane sponde dove sono stati ubicati gli ambulatori.

Sapendo che non risolviamo il problema se da un ospedale spostiamo l’attività vaccinale a un altro. Forse ci voglio soluzioni emergenziali che in poco tempo mettano in piedi anche strutture mobili per questa fascia di età che rappresenta la più fragile e in pericolo della popolazione.

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