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Il caso di Anita e gli insegnanti che non insegnano (di G. Fauceglia)

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Anita è una studentessa di appena dodici anni, che frequenta una scuola media a Torino e che ha iniziato una sua personale protesta contro la didattica a distanza, cominciando a studiare per strada, sulle scale dei palazzi, nello spazio antistante alla sua scuola. In questo modo è diventata il simbolo di una generazione di studenti che non vogliono rinunciare alla “scuola”, sia pure richiedendo misure idonee alla tutela della salute.

Dopo qualche giorno, è partito contro questa ragazzina un attacco feroce sui social, con commenti volgari, contenenti finanche accuse velate sulla sua vita privata, e con offese sulla sua intelligenza. Insomma, un vero e proprio mobbing da social, ma la cosa più terribile è che la maggior parte dei leoni e delle leonesse da tastiera sono insegnanti di scuole di ogni ordine e grado. Si tratta di soggetti che hanno, in questo modo, tradito la missione loro affidata: la scuola è il luogo in cui seminare i valori del rispetto e della tolleranza, non l’odio cieco dell’aggressione.

Possiamo discutere se la ripresa delle attività didattiche in presenza sia o meno opportuna (personalmente, per esperienza diretta, ritengo che la didattica a distanza contribuirà al definitivo declino della conoscenza), ma non possiamo permettere che coloro i quali devono insegnare possano rivolgere insulti così gravi e gratuiti ad una ragazzina. Ne avessimo di Anite nel nostro Paese !!  Ogni giorno incontro giovani con occhi spenti, senza ideali e speranze, senza idee, senza un sogno da coltivare anche con la lotta.

Se avessimo avuto una classe politica seria, invece di comprare (e non sappiamo ancora con quali procedure !) inutili sedie con rotelle e banchi singoli, avrebbe dovuto impegnare le rilevanti risorse per l’ acquisto di vaccini, magari anche pagando un sovrapprezzo, da utilizzare per studenti e docenti. Ma, oggi, ogni riflessione resta inutile.

Bisogna, allora, domandarsi perché mai proprio gli insegnanti (naturalmente, non tutti, per fortuna) hanno finito per smarrire le ragioni della loro missione, per utilizzare i social contro una ragazzina indifesa, coprendo di vergogna il sistema educativo italiano, una volta preso ad esempio anche da altri Paesi.

Ed è inutile la difesa d’ufficio dei vari sindacati, che nella strenua difesa corporativa, hanno negli ultimi decenni contribuito al disastro cui stiamo assistendo: la lunga e penosa trafila del precariato, le incertezze del sistema di reclutamento non possono giustificare il livello così basso oggi raggiunto.

Del resto, è la stessa scarsa attenzione dedicata dalla politica al complesso del nostro sistema educativo che ha fatto il resto: pochi investimenti,  ritardi nell’edilizia scolastica, poche idee ripetute nei circoli ristretti dei cooptati dalla politica e dalle “clientele”, che siedono nei posti chiave del Ministero e che elaborano linee guida sempre più cervellotiche ed inutili.

Non possiamo dimenticare il coraggio del Ministro Lorenzo Fioramonti (del quale pure non condivido tante opinioni), che in ragione della insensibilità manifestata dal Governo a fronte della legittima richiesta di investimenti nel sistema educativo, con grande dignità, rassegnò nel 2019 le sue dimissioni (esempio raro in questa nostra  Repubblica dove i ministri sembrano incollati alle loro poltrone).

Non possiamo neppure omettere che è lo stesso contenuto dell’insegnamento ad essere uno dei fattori di crisi: è sufficiente l’esperienza quotidiana con i nuovi studenti universitari per comprendere che non esistono più le minime conoscenze storiche o filosofiche o letterarie né i più rudimentali principi di logica e di comprensione del testo (ma si fanno ancora i riassunti nelle scuole ??).

Per non parlare della scarsa attenzione alle materie scientifiche e alla matematica, alla progressiva scomparsa di insegnanti autorevoli e consapevoli della loro funzione educativa (con quanta dolcezza ancora ricordo i miei insegnanti in una scuola elementare di campagna, i maestri Rocco D’Urso e Salvatore Amendola !!). Dove sono oggi queste figure ?? perché emerge una massa indistinta ed opaca, come quella che ha aggredito nella rete la povera Anita ?

Una domanda che ogni educatore di ogni ordine e grado, dalle scuole primarie all’università, perché unica resta la missione dell’insegnamento, dovrebbe porre alla propria coscienza. Ma oggi sta scomparendo sia la coscienza individuale che quella collettiva, nel progressivo emergere del buio che porterà alla  rovina.

Giuseppe Fauceglia

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