Cilento Outlet e Maximall: ‘Nostre strutture al servizio del piano vaccinale’

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«Siamo pronti a raccogliere l’invito del Presidente del Consiglio Mario Draghi e a mettere le nostre strutture commerciali al servizio del piano vaccinale. Siamo ben disposti a farlo in modo gratuito, senza alcun esborso da parte delle casse pubbliche».
A parlare è Paolo Negri, CEO di IRGENRE Group (società che gestisce il Cilento Outlet e il Maximall di Pontecagnano), che mette in guardia rispetto ad una stagione rivelatasi drammatica per il virus, certamente, ma anche «per le scelte non sempre condivisibili operate dagli esperti, che ora continuano a voler tenere chiuse le strutture commerciali nei festivi e prefestivi.  Indipendentemente – prosegue Negri – dal fatto che si tratti di strutture al chiuso,  all’aperto o che siano cittadelle dello shopping».
Le valutazioni del CEO di IRGENRE Group riguardano anche e soprattutto la Cittadella dello Shopping: il Cilento outlet, costretta a restare in zona rossa «a causa di una burocrazia – denuncia Negri – che non guarda all’effettività delle cose».
Il CEO spiega che l’indicazione di chiusura per i classici centri commerciali è di per sé un danno enorme per l’economia del paese e della regione, ma non si comprende la ragione per la quale una vera e propria cittadella dello shopping, che sotto il profilo tecnico raggruppa all’aperto una serie di negozi, debba restare chiusa.
«L’organizzazione – prosegue il CEO Negri – garantisce una sicurezza pari, se non addirittura maggiore, di quella che si può avere nelle strade di qualsiasi città della Campania, dover tenere le serrande abbassate è qualcosa che non ha una spiegazione».
Un’analisi lucida che in un recente passato aveva risposto la speranza di queste realtà commerciali nell’avvio della stagione dei saldi. Speranza che tuttavia è stata ben presto delusa da misure che hanno azzoppato le vendite. La partenza dei saldi, dopo mesi e mesi di sofferenza del comparto commerciale e particolarmente dei Centri Commerciali e degli Outlet, avrebbe infatti potuto rappresentare un momento di ossigeno.
Eppure, nonostante le numerose misure di sicurezza messe in campo in termini anche di dispositivi tecnologici volti a monitorare costantemente il numero degli ingressi, e pertanto a contenere fenomeni di affollamento, centri commerciali e strutture come il Cilento outlet sono comunque stati obbligati a chiusure forzate nei weekend con danni economici ingenti registrando perdite.
«Le realtà commerciali di alto profilo – aggiunge Negri – si sono dovute adeguare alle decisioni assunte da tecnici e politici, ma ora andiamo verso un destino che sembra ineluttabile. Molti brand si trovano a fare i conti con un calo di fatturato del 60% e questo significherà, non appena si arriverà allo sblocco dei licenziamenti, alla necessità di dover rinunciare a molti dei propri collaboratori. Parliamo di intere famiglie che nel nostro territorio vedranno improvvisamente venir meno la propria fonte di sostentamento»
E’ giusto ricordare che l’industria dei centri commerciali in Italia rappresenta il 4% del PIL e conta in Italia circa 1.300 realtà, ovvero 36.000 negozi in tutto di cui 7.000 a conduzione familiare che offrono lavoro a circa 780.000 persone tra diretti ed indiretti. Il CEO di IRGENRE chiarisce che queste misure restrittive sono giuste, ma andrebbero applicate guardando di più alle reali caratteristiche delle strutture e dei luoghi.
Tanto che alla fine proprio questa «incapacità di calarsi nelle differenti realtà ha spazzato via ogni iniziale ottimismo sui saldi come possibile momento di ripresa dell’economia nei diversi settori che gli asset di gestione del Gruppo accolgono: shopping, ristorazione, intrattenimento.
«l saldi invernali – ricorda Negri – da soli incidono del 30% sul fatturato annuo delle nostre realtà. Auspicavamo che i primi segnali di ripresa potessero evidenziarsi già nelle scorse settimane, ma non ci è stata data alcuna possibilità. Sarebbe stata anche l’occasione per i nostri operatori di svuotare i magazzini stracolmi di merce invenduta, perché reduci da un periodo di forzata chiusura ed ulteriormente penalizzati dalla concorrenza sleale dell’e-commerce soprattutto in termini di tassazione e costi determinando inaccettabili vantaggi competitivi rispetto ad un commercio fisico radicato sul territorio che invece garantisce alti livelli di occupazione e pieni diritti per i lavoratori».
Tuttavia, nonostante il trend economico negativo, che ha colpito maggiormente il settore dell’abbigliamento Brand di livello nazionale hanno deciso comunque di investire nei nostri asset, è di questi giorni infatti l’apertura di altri negozi di abbigliamento donna nei nostri centri.

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