Le vie del mare della merce contraffatta (di Tony Ardito)

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La portata dell’utilizzo improprio del trasporto marittimo containerizzato per il commercio di prodotti contraffatti è stata oggetto di un nuovo studio da parte di Euipo-Ocse.

L’analisi dei due organismi internazionali valuta quali tipi di prodotti contraffatti sono trasportati in navi portacontainer, dove sono prodotte tali merci, quali mercati geografici sono i destinatari, quali porti di ingresso sono più spesso utilizzati per i container con prodotti del genere, come gli stessi sono trasportati in navi portacontainer senza essere intercettati.

Le navi portacontainer aumentano l’efficienza e riducono i costi del commercio internazionale, ma possono pure essere usate impropriamente per trasportare prodotti simili. I sequestri di merci contraffatte spedite in container rappresentano una percentuale relativamente modesta del numero totale di sequestri, tuttavia costituiscono il 56% del loro valore totale.

La Cina è il principale punto di partenza per queste merci spedite con trasporto marittimo containerizzato, che conta il 79% del valore totale dei container sequestrati in tutto il Mondo. Nel 2016 il commercio mondiale, per lo specifico segmento, ammontava a 460 miliardi di euro (3,3%); una fattispecie che ha rappresentato il 6,8% delle importazioni nell’UE da Paesi terzi, per un valore di 121 miliardi di euro.

Quasi la metà (49%) del valore totale dei prodotti elettronici contraffatti sequestrati era stata trasportata via mare. Tra i problemi individuati nella relazione si cita la necessità che le contraffazioni siano considerate una priorità fondamentale per i funzionari doganali.

Nel corso degli anni, gli scambi internazionali sono cresciuti notevolmente e l’aumento del commercio dei prodotti in questione è diventato un inevitabile effetto collaterale. L’incremento del volume complessivo degli scambi e della capacità delle navi più grandi costituisce un onere supplementare per le dogane.

Al fine di individuare altri tipi di spedizioni illegali, come il traffico di stupefacenti, armi o specie selvatiche, la scansione a raggi X o raggi gamma dei container può rivelarsi un mezzo efficace, ma non lo è nel caso delle merci contraffatte, per le quali l’ispezione fisica resta l’unico strumento adeguato. Si consideri che meno del 2 % dei container è sottoposto a ispezione fisica il che fornisce alle reti criminali notevoli opportunità di approfittare di questo importante canale della catena di approvvigionamento.

È indubbio che i prodotti contraffatti danneggino, anzitutto, il commercio lecito, il lavoro onesto, l’economia sana. Potenziare i mezzi e intensificare le azioni attraverso cui perseguire tali traffici contribuisce a infliggere duri colpi alla criminalità organizzata e a ogni sua perversa articolazione.

Tony Ardito

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