Social: Instagram orientata ad un’app per bambini sotto i 13 anni

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Facebook ci aveva pensato quattro anni fa, a lanciare una versione del suo servizio di messaggistica riservato ai più piccoli. Cioè agli utenti sotto i 13 anni (in realtà 14, in Italia, ma le condizioni d’uso delle piattaforme statunitensi si allineano da sempre ai 13 della legislazione Usa), che non potrebbero in teoria utilizzare social e chat. E che invece, nella pratica, le popolano indisturbati, dichiarando una data di nascita a fantasia. E schivando ogni blando controllo al momento dell’iscrizione.

YouTube, che in realtà se la cava meglio di tutte, ci aveva pensato addirittura nel 2015 (non senza qualche problema). E proprio di recente ha presentato nuovi strumenti per consentire alla fascia d’età fra i 10 e i 13 anni, annoiata dai contenuti per i più piccoli, di accedere alla versione standard della piattaforma sotto il controllo dei genitori.

Adesso anche Instagram sembra essere al lavoro per una versione kids, che allevi gli utenti del futuro. L’ha scoperto giorni fa Buzzfeed News, attraverso una comunicazione interna su un forum per i dipendenti. Adam Mosseri, capo del social e braccio destro di Mark Zuckerberg (è stato anche responsabile della bacheca di Facebook), ha nella sostanza confermato in un commento al tweet di uno degli autori dell’anticipazione, Ryan Mac:

“I bambini chiedono sempre più spesso ai loro genitori se possono iscriversi ad app che li aiutano a stare al passo con i loro amici – ha scritto il top manager di Menlo Park – una versione di Instagram in cui i genitori hanno il controllo, come abbiamo fatto con Messenger Kids, è qualcosa che stiamo esplorando. Condivideremo più dettagli lungo la strada”.

Il progetto, insomma, è in cantiere ed è tutt’altro che un’indiscrezione: a occuparsene dovrebbe essere Pavni Diwanji, alla vicepresidenza del gruppo dallo scorso dicembre e guarda caso già al lavoro, in passato, anche su YouTube Kids e su Family Link, il sistema di collegamento degli account dei genitori con quelli dei figli.

“Sono entusiasta di annunciare che per il futuro prossimo abbiamo individuato nei giovanissimi una priorità per Instagram”, ha scritto Vishal Shah, vicepresidente del prodotto di Instagram, su un forum riservato alle comunicazioni tra i dipendenti. Pochi giorni fa, ne avevamo parlato, Instagram ha annunciato l’introduzione progressiva in tutti i mercati di nuove misure per la sicurezza degli utenti più giovani e quelli che l’intelligenza artificiale abbia individuato come tali, nonostante una data di nascita fasulla indicata all’apertura del profilo.

In effetti, l’app videofotografica non consente in alcun modo un collegamento fra gli account degli adulti e quelli dei propri figli, come accade per esempio nel caso di TikTok con la funzionalità “Collegamento famigliare” da cui impostare filtri sui contenuti, sulla messaggistica, sul tempo trascorso sull’app e su molto altro. Evidentemente la scelta è appunto quella di costruire un nuovo perimetro ad hoc per i minori di 13 anni, col non secondario obiettivo di cominciare a far familiarizzare una nuova generazione di giovanissimi utenti con i propri sistemi e le proprie grammatiche. Ovviamente in un contesto più protetto, privo di pubblicità e con contenuti controllati.

Ma queste piattaforme funzionano? O meglio: il problema non è forse che, nonostante le app a loro dedicate, gli under 13 si tuffino comunque nelle versioni standard? Sì e no. YouTube Kids, per esempio, è stata fra le app di streaming più utilizzate nei primi mesi di isolamento e conta al momento 35 milioni di utenti settimanali in 80 paesi. E a breve si arricchirà della possibilità di integrare specifici video o canali dalla versione standard della piattaforma. Messenger Kids è stata aggiornata e riprogettata lo scorso autunno ma sembra aver raccolto un successo più tiepido, poco sopra i 7 milioni di utenti globali. Perfino Spotify ha ideato nei mesi scorsi una versione per i bambini, un’app disponibile all’interno del piano d’abbonamento famigliare lanciata fra 2019 e 2020 ma solo in alcuni paesi, fra cui non figura l’Italia. Sfoggia una libreria di circa 8mila contenuti audio dedicati ai più piccoli e controlli sulle interazioni da parte dei genitori. Ci sono poi social tematici o “verticali”, per così dire. Un buon esempio è Lego Life, dove i bambini possono caricare e condividere foto delle loro creazioni e dove la moderazione è stringente, con un controllo puntuale su tutti i post, che non devono contenere informazioni personali.

In generale, sembra di capire dalle parole di Vishal Shah, Instagram deve fare di tutto per non perdere il suo appeal fra gli adolescenti. I pilastri del lavoro per rafforzare la comunità nei prossimi mesi saranno almeno un paio. Primo: “Accelerare l’integrità e il lavoro sulla privacy per assicurarci l’esperienza più sicura possibile per gli adolescenti”.

Secondo: “Costruire una versione di Instagram che consenta a chi ha meno di 13 anni di usarla per la prima volta in modo sicuro”. In un breve scambio con Buzzfeed, Mosseri ha spiegato che sempre più bambini vogliono usare app come Instagram e che controllarne l’età è molto complesso. Si tratta d’altronde, ancora prima di ogni altro rischio, della questione di fondo che ha condotto lo scorso febbraio il Garante della privacy italiano a chiedere duri provvedimenti a TikTok e ad aprire un’istruttoria anche sulle altre piattaforme.

“Abbiamo molto lavoro da fare ma parte della soluzione è creare una versione di Instagram per i più giovani e per i bambini nella quale i genitori abbiano più controllo e trasparenza”. I dettagli arriveranno, e lo sviluppo è ancora in fase iniziale, ma il percorso appare tracciato.

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