Ass. Io Salerno: Chi vince, vince, e chi perde, vince

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Nel periodo della semina, non c’erano orari. Il Nonno andava nei campi prestissimo e ritornava la sera tardi. ‘Non posso lasciare il lavoro a metà, perché non so cosa succederà domani. E, poi, potrebbe pure piovere’. In effetti, in collina, le ‘tropee’ erano frequenti e, a quel tempo, il ’futuro colonnello Bernacca’ stava ancora facendo carriera.

Per il vero, non è mai opportuno lasciare a metà un adempimento e neppure un discorso. Si rischia di perdere quello che è stato fatto o di lasciare incertezze e perplessità. Così, abbiamo deciso di completare per bene il commento di Mercoledì scorso sul Polo della Nautica a Capitolo San Matteo, in fondo alla litoranea, e di chiarire la nostra idea sulla specializzazione del porto commerciale, come sede delle aziende nautiche, e sull’utilizzo del ‘Masuccio’, come approdo turistico.

Iniziamo dal porto, sul quale abbiamo già scritto più volte, ultima il 03/06/2020 (pg. FB), e diciamo subito che non faremo i nomi di coloro che violentarono l’angolo più affascinante del nostro golfo. Riteniamo giusto solo riferire che un ex Sindaco ha poi riconosciuto il gravissimo errore (fonte: Cronache).

Con lo scalo, si realizzò anche l’immondo viadotto Gatto che, per essere precedente alle norme sul cemento precompresso (1971) e sulle zone sismiche (1974), senza considerare l’usura degli anni e delle sollecitazioni quotidiane, non si sa quanto sia sicuro. Peraltro, se è vero che due anni fa è stato sottoposto a verifiche, è anche vero che una documentazione ufficiale sulla sua idoneità non risulta sia stata ancora pubblicata, salvo errore, e che il Comune ha recentemente chiesto un primo finanziamento di 2.400.000,00 euro per la sua manutenzione straordinaria (fonte: QuotidianoSalerno, Cronache+altri). Cosa c’è che non va?

Da diversi giorni, poi, si sta discutendo delle frane dell’Olivieri e delle interferenze tra le nuove gallerie di accesso all’area portuale, in corso di scavo, e le sovrastanti strutture autostradali. Con delibera del 02 Aprile, l’Autorità Portuale, che pure aveva rassicurato sui controlli da parte del Provveditorato alle OO.PP., ha affidato ad un Consorzio tra Unina e Unisa verifiche approfondite su due Deformazioni Gravitative Profonde di Versante, Arechi e Poseidon, nonché su sette viadotti e due gallerie. C’è qualcosa che non va anche qua? Ci piacerebbe saperlo. Come ci piacerebbe sapere a cosa serva lo scavo di San Leo che sta distruggendo il costone posto al di sopra della parte storica della Città.

In ogni caso, chi decise di fare il porto in quel luogo, poco ci doveva credere, visto che, a parte il viadotto, ritenne sufficiente un binario ferroviario sul lungomare per trasportare le merci. Evidentemente, pensava fosse solo un porto per le banane, come ancora può essere in qualche Paese Equatoriale.

E’ innegabile che, con tutto questo, abbiamo distrutto la storia del quartiere antico, con via Croce e l’Olivieri, costringendo molti cittadini a vivere ‘sotto il ponte Gatto’, a respirare fumi e polveri, a perdere il sonno di notte. Ed abbiamo anche mortificato la dignità della Città che mostra, ai turisti, la parte peggiore di sé con uno dei massimi esempi di intervento strutturale contro-natura’.

Epperò, il porto è una fonte di lavoro e crea ricchezza. Si, ma per chi?

Tra il 2018 e il 2019, il movimento container è diminuito del -8,82% passando dai 453.187 teus a 413.227. Eppure, il 2019 è stato un anno normale. Nel 2020 è sceso di un altro -8,77%, a 377.886 teus (fonte: A.P.). E’ colpa della pandemia, ha detto qualcuno.

Il traffico ro-ro, invece, è cresciuto da 233.551 trattori del 2018 a 241.080 del 2019 (+3,22%). Nel 2020 è cresciuto ancora del +7,16%, a 263.644 (fonte: A.P.). Chissà, se è merito della pandemia.

Per le auto, i volumi precedenti sono un ricordo. Sulla potenzialità annua di 600.000 unità, il porto ne ha dichiarate 368.351 nel 2018, 261.399 nel 2019 e 275.042 nel 2020. Qui, il covid c’entra poco perché, per esse, oggi si utilizza Gioia Tauro, primo hub nazionale, dove Automar Spa ha acquisito la proprietà del Terminal auto dotato di spazi e infrastrutture ferroviarie (fonte: portnews). Eppure, da noi c’è ancora chi propone un mostro immenso di cemento per stoccare le auto, alto 10,60m, con una superficie in pianta di 25.735 mq, in totale di 63.000 mq e una cubatura di oltre 660.000mc (fonti: diverse). Il Crescent, con i suoi 73.000mc, è un gingillo. Il Fuenti era di 34.000mc (fonte: Ilfatto, Salernonotizie). Dovrebbe esserci un limite all’indecenza.

Le merci sfuse e liquide sono di poco conto, a parte decine di container pieni di spazzatura illegale e la droga, con l’ultimo sequestro di 14 tonnellate, il più grande mai avvenuto in Italia (fonte: Fanpage). Non c’è male, per un porto piccolo che, a fine 2019, era al 14’ posto per merci e al 15’ per passeggeri (fonte: Assoporti).

Comunque, da questi dati, sembra emergere uno scambio di lavoro con Napoli per container e ro-ro.

Per i primi, in quello scalo, c’è stata una crescita boom, nel 2019, del +16,90%, e una modesta contrazione, nel 2020. Da noi, -8.82% e -8,77%. In sostanza, si può ritenere che le compagnie stiano mostrando maggiore interesse verso lo scalo Partenopeo per i collegamenti rapidi, via ferrovia, con l’interporto di Nola/Marcianise, da dove si va dappertutto. Noi, invece, usiamo il trasporto su gomma, che è più costoso, più lento, più inquinante, abbiamo strozzature autostradali da ogni parte, l’interporto di Battipaglia è fallito (letteralmente) e, come retroporto, usiamo la cava del Cernicchiara, qualche terreno in zona industriale e, fra poco, anche il giardino sotto casa.

Per i ro-ro, a Napoli, la caduta è netta, nel 2020, -24,14%, in aggiunta al -2,60% del 2019. Da noi, ci sono stati i due incrementi del +3,22% e del +7,16%. Forse, perché a Napoli scarseggiano gli attracchi.

Quanto ai benefici, riteniamo che il porto li distribuisca ad altre aree visto che mancano, da noi, le aziende di trasformazione e le merci sono prevalentemente di passaggio. Noi siamo solo una rotatoria per i tir che rilasciano fumi, rumori e polveri, e ci regalano una qualità della vita vergognosa per una Città civile.

Di contro, non abbiamo notizia di utilità, proventi o dividendi distribuiti alla Città.

Noi non siamo contro le attività portuali. Riteniamo solo che lavoro e vita debbano convivere meglio e che, per questo, con le stesse maestranze, anzi accrescendole, sia necessario trasformare lo scalo in un’area di ‘servizi specializzati’ a sostegno di una prevalente destinazione produttiva e turistica, con attività pulite, spazi verdi, parcheggi per i viaggiatori e, lungo via Ligea, negozi, alberghi e ristoranti.

Così, proponiamo di usare le banchine di ponente per i traghetti ro-ro, i moli Manfredi e 3Gennaio per le crociere e il turismo verso le costiere, e di destinare il molo Trapezio alle aziende della nautica trasformandolo in un luogo di colore con capannoni ‘mediterranei’, compatibili, ordinati e puliti, tra alberi e fiori.

Per favore, riflettiamo e sforziamoci di recuperare la qualità di questa Città, piegata dalla crisi e piagata dalla pandemia, perché ogni ricercata crescita del lavoro portuale aumenta i disagi e schiaccia ancor più diritti, salute e vite. Ricordiamo che, nel 2020, sono transitati nell’area non meno di 2.500 tir al giorno (fonte: A.P.).

Siano, perciò, gli stessi operatori economici ad assumere le iniziative giuste, confrontandosi con Enti ed Associazioni, affinché lo scalo possa rispettare il territorio e i diritti dei cittadini divenendo, davvero, motivo di vanto per l’intera Città e per la stessa classe imprenditoriale.

Sul porto non debbono esserci guerre e nessuno deve perdere o vincere. Deve vincere la Città.

Questa terra ci è data in uso e tutti, prima o dopo, dovremo lasciarla. Anche quelli che, oggi, curano al meglio i propri interessi e che dovrebbero preoccuparsi, pensiamo, di essere ricordati come persone d’amore, non come dispensatori di veleni e dolore.

Questa Città ha bisogno di amore, e anche di rispetto.

e.mail: associazione.iosalerno@gmail.com

pagina fb: Associazione io Salerno

2 Commenti

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  • Eppure tutto questo è stato voluto da un sindaco che l’iro qualche settimana fa hanno elogiato….mah

  • Trovo veramente pertinente la frase che pronunciava il nonno al rientro dalla sua lunga giornata di lavoro nei campi: “Non posso lasciare il lavoro a metà, perché non so cosa succederà domani. E, poi, potrebbe pure piovere”.
    È quanto avrebbero dovuto ripetersi gli amministratori e i responsabili che fin dall’inizio del dopoguerra si sono avvicendati nella gestione e nella riconfigurazione delle strutture e delle caratteristiche funzionali del porto di Salerno.
    Dopo che si fu consolidata la scelta, invero poco avveduta, di avviare il potenziamento dello scalo lasciandolo comunque dove era, si trascurò un aspetto essenziale, quello del sistema infrastrutturale che avrebbe dovuto assicurare comunicazioni efficienti per il trasporto delle merci, da e per il porto. Ci si basò per lungo tempo su un “asfittico” binario che si snodava sul lungomare cittadino con tutti i disagi, i rischi, le limitazioni che il suo impiego comportava.
    Ma l’idea che bisognasse prevedere “l’arrivo della pioggia”, e cioè che la vera competitività dei trasporti sarebbe avvenuta con i mezzi su rotaia, non indusse nessuno a completare i piani di sviluppo vero dello scalo.
    E tale penuria di iniziative tuttora persiste.
    Venendo alle vicende più recenti, i tanti lavori avviati e tuttora in corso sia a mare che a terra hanno soprattutto finalità intese al potenziamento dell’area commerciale, con il corollario del settore turistico-crocieristico.
    Ma perché la Nuova Stazione Marittima ancora non è attiva e addirittura si avanzano proposte per un suo cambio di destinazione d’uso?
    Restando in tema di crociere e affini, non conosco le statistiche degli ultimi anni, ma mi sembra di aver letto che il porto di Salerno ha subito in quest’area sensibili flessioni nel numero di arrivi e partenze.
    Allora se per tutta la componentistica calcoliamo le disponibilità offerte dal Marina d’Arechi, dal Masuccio Salernitano e da buona parte delle banchine del porto da destinare a una prevalente destinazione turistica, allora stento a credere che si possa assistere ad una consistente, duratura e frequente saturazione dei posti di ormeggio. L’offerta attrattiva di Salerno e delle località circostanti, pur essendo notevole, difficilmente potrebbe assicurare continui pienoni di turisti e visitatori.
    In un simile scenario, solo una ricerca di mercato seria e basata su dati certi dovrebbe dare conferma per assicurare che un restyling di via Ligea con negozi, alberghi e ristoranti rappresenterebbe un sicuro rilancio di quella strada.
    Altrimenti, ove non si verificasse una sufficiente presenza di forestieri distribuita lungo tutto l’arco annuale, difficilmente un simile insediamento di esercizi destinati al turismo troverebbe dei sostituti fra i salernitani, tenuto anche conto della sua ubicazione lontana dal centro cittadino.
    E poi una simile riconversione potrebbe coesistere con i piloni del Viadotto Gatto e con l’imbocco della Porta Ovest??

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