Crisi pandemia: 42mila donne hanno perso il lavoro in Campania

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“La recessione provocata dall’emergenza sanitaria ha sferrato il colpo più duro all’occupazione femminile in Campania. Basti pensare che nel solo 2020 sono ben 42mila le donne che in Campania hanno perso il proprio lavoro. Dobbiamo approfittare di questa crisi per mettere mano a questioni strutturali che riguardano la fragilità del lavoro femminile nella nostra regione, approfittando delle risorse in arrivo con il Recovery.

In Campania il settore dell’imprenditoria femminile è composto prevalentemente da micro e piccole imprese, penalizzate da fragilità strutturale e scarsità di strumenti culturali e tecnici per accedere a informazioni, ai bandi e al credito. Inoltre la nostra è una regione che non ha mai messo in campo politiche di conciliazione famiglia-lavoro, dunque sempre più donne sono costrette a scegliere tra il mantenimento del posto di lavoro e la cura della casa e dei figli. Ed è nostro dovere lavorare per individuare gli strumenti adeguati per colmare questi gap”.

Così la capogruppo regionale del Movimento 5 Stelle Valeria Ciarambino e il presidente della Commissione regionale speciale Sviluppo e Innovazione, a margine dell’audizione con la consigliera di Parità Domenica Lomazzo e la presidente l’associazione Enterprisingirls Francesca Vitelli.

“Dai lavori della IV Commissione speciale è emersa la necessità di creare strumenti di supporto alle donne nell’accompagnamento al mondo del lavoro, che agevolino chi il lavoro ce l’ha già e deve difenderlo ogni giorno, ricorrendo allo smart working e al lavoro flessibile o a misure di conciliazione famiglia-lavoro, come previsto dall’articolo 18 della nostra proposta di legge sul sostegno alla famiglia. Oggi abbiamo dato il via a una grande campagna d’ascolto. Vogliamo coinvolgere tutto il mondo del lavoro e dell’imprenditoria femminile, per essere al fianco delle donne campane non con proposte spot, ma al fine di individuare soluzioni concrete e realmente efficaci”.

2 Commenti

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  • E grazie, o una mamma abbandonava i propri figli a se stessi andando a lavorare, oppure restava a casa ad accudirli finendo inevitabilmente per perdere il lavoro, casomai anche dopo aver preso improperi, ingiurie e minacce dal datore di lavoro e dai colleghi con la mangiatoia bassa. Questo è il risultato delle chiusure di tutto, scuole, ludoteche ecc., non c’è stata la possibilità di lasciare i figli da nessuna parte, chi è andato bene in tutta questa storia sono stati gli insegnanti, che ovviamente seguono lo stesso percorso di ferie, orari delle lezioni, feste comandate, DAD ecc. ecc. dei figli, il resto ha perso il lavoro. Fate pure gli articoli, bisognerebbe fare una rivoluzione, ormai la sinistra con i sindacati e con i vari partiti vicini, nel giro di pochi anni si sono letteralmente venduti anni e anni di diritti dei lavoratori, conquistati col sacrificio della lotta sindacale vera, ora invece siamo arrivati che un lavoratore non è niente, è un animale che se invecchia uno se ne disfa, se è malato idem, se ha figli è zavorra, insomma i lavoratori sono considerati lo strato più basso della società. Si potrebbe andare avanti a scrivere per ore, ma basta così, ho già la nausea, ed io appartengo a quella categoria di persone che non ho perso il lavoro, ma che ancora mi rammarico per coloro che si sono lamentate veramente e che non ce la facevano e non ce la fanno più a sostenere tutto questo, non bisogna essere indifferenti difronte a ciò che può essere un problema nostro da un momento all’altro.

  • E certo, su queste pagine alcuni commentavano che le mamme andavano a farsi il caffè con le amiche. Invece perdevano il lavoro mentre gli scioperati a stipendio fisso deliravano di chiusure. Grandi democratici, non c’è che dire.

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