Ass. ‘Io Salerno’: due piu’ due, fa ancora quattro

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“La libertà è dire che due più due fa quattro. Garantito ciò, tutto il resto ne consegue naturalmente”. Non lo diciamo noi, lo ha detto anni fa un certo Orwell che ne capiva sicuramente più di noi.

In effetti, può ben capitare sia messa in dubbio una operazione da scuola elementare e sia necessario dover sottolineare la impossibilità di una interpretazione a piacimento delle formule matematiche.

Tre settimane fa, abbiamo parlato dei risultati dallo scalo commerciale nell’ultimo triennio e abbiamo manifestato le nostre preoccupazioni per le conseguenze pregiudizievoli indotte dalla movimentazione su gomma delle merci, come è ben noto soprattutto ai concittadini di via Ligea, di via Croce e di Canalone.

In quella parte storica della Città, sono purtroppo elevatissimi i livelli dell’inquinamento acustico, anche di notte, e delle cortine maleodoranti di fumi carichi di residui della combustione e di polveri sottili. Sono veleni che si adagiano sui fabbricati intorno al viadotto Gatto e su quelli sottoposti ad esso, una ‘infamia’ ancor più inaccettabile dopo il disastro del ponte di Genova.

Così, per dare un riferimento ai nostri lettori, ci siamo impegnati nel calcolo ‘approssimativo’, ma non troppo, dei tir che quotidianamente si muovono da e verso i raccordi autostradali.

Ne abbiamo calcolati 2.500 in 24 ore, cioè 104 in un’ora o, meglio, quasi 2 al minuto. Ovviamente, in doppio senso di marcia.

Il numero è apparso ‘fantasioso’, forse addirittura ‘artefatto’ per giustificare il giudizio critico sulla presenza dello scalo commerciale in quell’angolo della Città.

In verità, che fosse una ‘genialata’ la scelta di fare il porto in posizione opposta alla zona industriale, con la Città nel mezzo, lo diciamo da tempo. Così come, da tempo, ci permettiamo osservare che lavoro e vita debbono coesistere e rispettarsi. Lavorare per morire può essere condiviso solo di chi utilizza l’impegno degli altri a proprio vantaggio.

Per questo, riteniamo giusto ritornare in argomento e dimostrare che due più due fa ancora quattro anche ricalcolando più accuratamente i transiti giornalieri, benché sempre in modo approssimato per l’assenza dei dati necessari. Eppure, basterebbe che l’Autorità Portuale pubblicasse i numeri di cui certamente è in possesso, per fare chiarezza. Ma, questo non avviene. Chissà perché.

Relativamente al traffico ro-ro, nel 2020 sono stati calcolati 263.644 trattori (fonte: A.P.). Non riteniamo siano necessarie elaborazioni: sono certamente 263.644 unità, transitate pure di Sabato e Domenica per i trasporti deperibili. Perché ci sono arrivi e partenze anche di Sabato e di Domenica.

Di auto, nel 2020, ne sono state movimentate 275.042 per motivi commerciali (fonte: A.P.). Come noto, le auto viaggiano su ‘bisarche’ che possono trasportarne fino ad un massimo di otto. Se le auto sono di maggiori dimensioni, il numero può scendere a sei o, addirittura, a quattro, e, per i camioncini, anche a due.

Noi abbiamo considerato una media di sei auto a viaggio e abbiamo quantificato il numero delle bisarche in 45.840 (275.042:6). Poiché esse entrano piene ed escono vuote, o anche cariche di pezzi di ricambio, il numero deve essere raddoppiato e, quindi, può essere quantificato in 91.680 passaggi.

Completiamo con i container.

Nel 2020, l’A.P. ha calcolato, in entrata ed uscita, pieni e vuoti, 377.886 container (fonte: A.P.). Di questi, 12.141 sono stati ‘trasbordati’, cioè caricati su altre navi, e sono da escludere dal calcolo. Ne sono rimasti 365.745 movimentati secondo il noto principio ‘un container= un tir’.

Bene, è stato osservato che i dati dell’A.P. si riferiscono ai teus, non ai container, e che tra essi non c’è equivalenza. E’ giusto, perché mentre un container può essere lungo circa 6metri, 20piedi, e circa 12m, 40piedi, il teu è l’unità di misura del 20’ e riduce tutto a questa dimensione raddoppiando, di fatto, il numero dei 40’.

Quindi, un calcolo preciso dei tir può essere effettuato solo ripartendo i container secondo misura. Una cifra che nessuno ci dice, anche conoscendola.

Una ‘approssimazione’ è tuttavia possibile considerando che i container da 40’ sono utilizzati per le merci voluminose e relativamente leggere, mentre per quelle compatte e relativamente pesanti si usano i 20’. Cioè, sarebbe impossibile riempire un 40’ con passata di pomodoro o banda stagnata. Non reggerebbe.

Sulla base di queste osservazioni, considerate le caratteristiche merceologiche delle aree che costituiscono il bacino di utenza del porto, si può ritenere giustificata una quota del 60% per i 20’ e del 40% per i 40’. Quindi, rispettivamente: 365.745x 60%=219.447 e 365.745×40%=146.298.

Dimezzando, infine, il numero dei ‘grandi’, possiamo dire che per i 365.745 calcolati in teus dall’A.P. sono stati necessari almeno 292.596 tir.

In conclusione: ro.ro 263.644+bisarche 91.680+container 292.596=647.920 tir transitati.

Nel 2020, ci sono state 52 Domeniche e 11 giorni festivi nazionali non di Domenica. In totale i giorni di lavoro sono stati 301. Per i tir si dovrebbero eliminare anche i 52 Sabati, mentre per i ro-ro con merci deperibili dovremmo aggiungere qualcosa. Calcoliamo, sempre con approssimazione, 290 giorni totali.

Quindi: 647.920:290=2.234 tir in transito, senza tener conto del trasporto delle merci sfuse, 178.483tonn (fonte: A.P.), che pure abbisognano di almeno un ‘trabiccolo’.

Avevamo calcolato 2.500 tir. Possiamo essere contenti che siano ‘solo’ 2.234 ‘buon peso’, o anche 2.000?

C’è anche da dire che, nel 2013, l’A.P. dispose uno studio sulle prospettive dello scalo e quantificò i passaggi dei tir con riferimento addirittura alle singole ore della giornata (fonte: A.P. Relazione Generale 2013). Ne indicò 2.727 nel periodo invernale e 2.609 in quello estivo, con punte di 356 tra le ore 11 e le 12 del ‘giorno caratteristico’. Cioè 6 al minuto. Altro che autostrada!

Abbiamo ricostruito tutto questo per dimostrare, semplicemente, che la Città non può reggere l’urto di una devastazione così violenta senza uscirne devastata, come avvalorato dalla ‘trapanazione’ dell’Olivieri e dal ‘piallamento’ di San Leo nonostante la estrema fragilità (fonte: perizie geologiche arch. Pica Ciamarra). Proprio l’A.P., con delibera del 02 Aprile, ha conferito ad un consorzio interuniversitario la verifica di due deformazioni, zone Arechi e Poseidon, nonché di cinque gallerie e due viadotti dell’autostrada interferenti con il tracciato (fonte: A.P.)

Non siamo contro l’attività del porto e, lo abbiamo già detto, sul porto nessuno deve perdere o vincere, deve vincere la Città. E, abbiamo anche spiegato il nostro pensiero nei Mercoledì scorsi. Oggi, possiamo aggiungere che la matematica ci dimostra che ogni container in più significa più veleni e più polveri in danno della qualità della vita, della salute nostra e dei nostri figli.

Far convivere lavoro e vita è un dovere. Un porto specializzato, con prevalenti funzioni produttiva per il diporto e turistica, con attività pulite, spazi verdi, negozi, alberghi e ristoranti, accrescerebbe le opportunità di impiego professionale e qualificato riportando la vita nel quartiere dove è nata la vita di questa Città.

Fare tutto questo è possibile. Basta solo riflettere su ciò che è giusto ed equo per tutti. Per favore, pensiamoci.

Questa Città ha bisogno di amore, e anche di giustizia.

e.mail: associazione.iosalerno@gmail.com

pagina fb: Associazione io Salerno

 

 

4 Commenti

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  • E le auto, i caravan etc, dei privati che usano i traghetti delle “vie del mare” pure devono essere quantificati!

  • Questo è effettivamente un bel leggere!
    Dati inconfutabili che avvalorano il sentimento comune: “il porto commerciale prende moltissimo e restituisce poco”

  • Questa associazione è formidabile. Esaltava un vecchio sindaco che poi è quello che ha fatto ampliare in quella zona il porto commerciale…ovvero lo stesso del cemento a oriente. Mah

  • Indubbiamente un lavoro da certosino quello di aver documentato con meticolosa precisione il transito dei veicoli da e per il porto, distinguendone le diverse tipologie e frazionandoli per fasce orarie fino a calcolare con realistica precisione i passaggi medi al giorno, per ore e additittura al minuto.
    Ripeto, un lavoro apprezzabile, specie ai fini della valutazione di quanti e quali danni questo volume di traffico veicolare, indubbiamente di forte impatto e continuità, arreca all’ambiente, alla salute e al quieto vivere degli abitanti del luogo,
    Per contro, esso rappresenta anche la vitalità di una stuttura che, nonostante i forti condizionamenti negativi rappresentati da una collocazione topografica che definire infelice è un eufemismo, è tuttavia riuscita negli anni ad esprimere una notevole potenzialità in ambito nazionale e internazionale.Il suo apporto all’economia e ai livelli occupazionali del territorio di gravitazione sono risultati di significativa entità.
    Purtuppo il peccato di origine commesso da chi decise che il vecchio porto, in vista di future azioni di potenziamento dello scalo salernitano, dovesse rimanere là dove era ha rappresentato e rappresenta una palla al piede simile a quella che veniva saldata ai piedi dei galeotti, cioè a vita.
    Ma un altro peccato, ugualmente impattante sulla piena funzionalità del porto, è stato commesso quando fra i lavori infrastrutturali esterni ai fini della movimentazione delle merci, si è trascurato il traffico veicolare su ferro, polarizzandosi solo su quello su gomma. E’ nato così quel mostro di Viadotto Gatto e ora faticosamente si tenta di aprire la cosiddette Porta Ovest. Palliativi che già creano problemi di varia natura e non si immagina se e quanti ne potranno far sorgere in futuro-
    Non è credibile il panico che anche in passato si avvertiva quando si ipotizzavano tunnel, da adibire al passaggio di linee ferroviarie. solo qualche settimana fa si è avuta notizia del completamento della galleria di Serravalle, lunga 22 chilometri, facente parte del Terzo Valico di Genova. Le moderne tecnologie hanno consentito controlli ottimali delle vibrazioni sui territori sovrastanti, sulle infiltrazioni di falde acquifere, sulla presenza eventuale di amianto.
    Tralasciare certe opportunità può anche significare che 2 + 2 non fa 4.
    Se ora da varie parti si vagheggia la trasformazione del porto da commerciale a turistico, con un avveniristico contorno di insediamenti destinati a giochi, divertimenti, accoglienza, ecc., si facciano bene i conti di quanti turisti e visitatori potranno calcare quelle scene, contandone le presenze medie al giorno, all’ora, al minuto!!

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