Vaccino Pfizer, seconda dose a 21 o 42 giorni? Cosa sappiamo e il parere degli esperti

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Nei giorni scorsi il ministero della Salute, con una circolare che conteneva in allegato il parere del Cts, ha raccomandato il prolungamento della somministrazione della seconda dose dei vaccini a mRNA Pfizer e Moderna “nella sesta settimana dalla prima dose”, portando così da 21 a 42 giorni il limite massimo per il richiamo. La decisione è motivata dal fatto che secondo il Cts “rimane una quota significativa di soggetti non vaccinati che, per connotazioni anagrafiche o patologie concomitanti, sono a elevato rischio di sviluppare forme di Covid-19 gravi o fatali”

La raccomandazione del Cts è al centro di un dibattito fra esperti e anche le Regioni non si stanno muovendo uniformemente. Sul tema sono intervenute anche le autorità scientifiche nazionali ed europee, con l’Ema che ha avallato l’estensione del periodo per la seconda dose. La Pfizer invece ha bocciato il prolungamento dell’intervallo fra le due inoculazioni. Ecco cosa sappiamo sul tema

LA CIRCOLARE DEL MINISTERO – Nella circolare del ministero sull’estensione dei tempi per il richiamo il Cts rileva che “la somministrazione della seconda dose entro i 42 giorni dalla prima non inficia l’efficacia della risposta immunitaria” e “la prima somministrazione di entrambi i vaccini a RNA conferisce già efficace protezione rispetto allo sviluppo di patologia COVID-19 grave in un’elevata percentuale di casi (maggiore dell’80%)”

IL PARERE DEL CTS – Inoltre, “in uno scenario in cui vi è ancora necessità nel Paese di coprire un elevato numero di soggetti a rischio di sviluppare forme gravi o addirittura fatali di Covid-19 – afferma il Cts – si configurano condizioni in cui è opportuno dare priorità a strategie di sanità pubblica che consentano di coprire dal rischio il maggior numero possibile di soggetti nel minor tempo possibile”

LA POSIZIONE DI PFIZER – “Il vaccino è stato studiato per una seconda somministrazione a 21 giorni. Dati su di un più lungo range di somministrazione al momento non ne abbiamo se non nelle osservazioni di vita reale, come è stato fatto nel Regno Unito. E’ una valutazione del Cts, osserveremo quello che succede. Come Pfizer dico però di attenersi a quello che è emerso dagli studi scientifici perché questo garantisce i risultati che hanno permesso l’autorizzazione”, ha detto a Sky TG24 Valeria Marino, direttore medico di Pfizer Italia

PFIZER: DOSAGGI ALTERNATIVI DI COMPETENZA DELLE AUTORITÀ SANITARIE – “Per Pfizer non è in discussione il piano vaccinale, l’azienda si limita a riportare quanto emerso dagli studi registrativi. Le raccomandazioni sui regimi di dosaggio alternativi sono di competenza delle autorità sanitarie e possono includere raccomandazioni dovute a principi di salute pubblica”, ha inoltre scritto l’azienda americana in uno statement

L’EMA: OK ESTENSIONE SECONDA DOSE PFIZER – I dubbi manifestati da Pfizer hanno riacceso il dibattito sull’estensione del periodo per la seconda dose. Secondo Marco Cavaleri, responsabile della strategia vaccini dell’Ema “è importante sottolineare che nei test clinici la somministrazione della seconda dose di Pfizer era prevista fino a 42 giorni. Queste informazioni sono nel bugiardino del vaccino. Quindi non è una deviazione rispetto alla raccomandazione superare i 21 giorni. Se si superassero i 42 giorni, allora sarebbe una deviazione”

LOCATELLI (CTS): INTERVALLO DI 42 GIORNI NON INFICIA EFFICACIA – Franco Locatelli, Presidente del Consiglio Superiore di Sanità (Css) e coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico (CTS) ha ribadito la posizione: “L’intervallo tra la prima e la seconda somministrazione prolungato alla sesta settimana, quindi ai 42 giorni, non inficia minimamente l’efficacia dell’immunizzazione e ci permette di somministrare molte più dosi di vaccino”

RASI (EX EMA) “È PROTOCOLLO PFIZER A PREVEDERE FINO A 42 GIORNI” – Critico con Pfizer Guido Rasi, ex direttore esecutivo dell’Ema: “La Pfizer poteva evitare questo scivolone di dire che la seconda dose dev’essere data dopo 21 giorni perché all’Ema ci hanno portato dati con un protocollo in per cui ci hanno chiesto di tollerare fino a 42 giorni. Sono stati quindi loro a chiedere di autorizzare i 42 giorni e non si è capito perché hanno fatto marcia indietro”

SOTTOSEGRETARIO COSTA: OK DA CTS ED EMA – Il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, a Sky TG24 ha spiegato: “Siamo di fronte non ad una scelta politica ma ad una scelta che la politica fa sulla base di valutazioni medico-scientifiche. Quelle di Pfizer sono parole che non aiutano a fare chiarezza perché se continuiamo dare messaggi non univoci e chiari, rischiamo di ingenerare un sentimento di confusione nei cittadini. La scelta di posticipare a 42 giorni la seconda dose è stata fatta sulla base di pareri del Cts che a sua volta si è rifatto ai pareri dell’Ema”

COME SI STANNO MUOVENDO LE REGIONI ITALIANE – Al momento il periodo tra i 21 e i 28 giorni di distanza per il richiamo è previsto solo in Val D’Aosta, Abruzzo e Sardegna, a 30 giorni in Campania, fino a 35 giorni per Piemonte, Emilia Romagna, Umbria, Lazio, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia. In tutte le altre fino a 42 giorni

FEDRIGA (CONFERENZA REGIONI): SERVE REGOLA CONDIVISA – “L’Ema e tutte le autorità” sanitarie “hanno detto che il richiamo” del vaccino Pfizer “si può fare fino a 42 giorni” dopo la prima dose “per avere un buon effetto. Io seguirei le autorità sanitarie. L’importante è che ci diamo una regola condivisa con tutti, perché se dopo qualcuno vaccina a 21, qualcuno a 42 o 35 giorni diventa tutto più complicato”. Lo ha affermato il presidente del Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga

VIOLA: SENZA LOCKDOWN UN AZZARDO RITARDARE SECONDA DOSE – “In assenza di lockdown, ritardare la seconda dose dei vaccini mRna è un forte azzardo per chi è solo parzialmente protetto e per la comunità”, ha scritto su Twitter nei giorni scorsi Antonella Viola, immunologa dell’università di Padova

VAIA: SE SLITTA SECONDA DOSE NON CAMBIA NULLA – Se la seconda dose slitta “non cambia nulla. Però devi dire al cittadino che con la prima dose ha oltre l’85%” di immunità. Questo il parere di Francesco Vaia, direttore sanitario dell’ospedale Spallanzani

GARATTINI: SCELTA HA FUNZIONATO IN ALTRI PAESI – “L’obiettivo è vaccinare più persone possibili con la prima dose. Quindi la scelta di spostare a 42 giorni il richiamo per Moderna e Pfizer va bene”, afferma Silvio Garattini, fondatore e presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs. “Abbiamo visto che in altri Paesi la scelta ha funzionato – aggiunge il farmacologo – Ricordiamoci che fare la seconda dose è molto importante soprattutto negli anziani. Ma si possono aspettare anche 42 giorni”

PREGLIASCO: IMPORTANTE AUMENTARE PLATEA VACCINATI – Secondo Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano, la raccomandazione del Cts “è una presa d’atto utile in termini strategici per incrementare la vaccinazione perché è importante aumentare la platea dei vaccinati”. Con i due vaccini anti-Covid a Rna messaggero “a 14 giorni dalla prima dose, come confermato da diversi studi – spiega il virologo – c’è già un’ottima capacità protettiva e il booster (richiamo) serve per allungare la protezione nel tempo”

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