“Istituiamo il Parco Nazionale dei Monti Picentini”, scatta la petizione

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L’associazione GUFI – Gruppo Unitario per le Foreste Italiane ha lanciato una
petizione, che ha già superato le 2.000 firme, sul sito Change.org per chiedere che i Monti Picentini vengano dichiarati Parco Nazionale e siano in tal modo protetti dai continui tagli abusivi che ne danneggiano il prezioso ecosistema.

«La tutela di questo territorio, importante non solo per le bellezze naturali, ma anche per preservare dall’inquinamento le acque, preziosa ricchezza per l’assetato Meridione, è stata chiesta da più parti». Così scriveva nel lontano 1992 Lucio Bortolotti nel monumentale “I Boschi d’Italia”. All’epoca era stata appena varata la legge quadro sulle aree protette che includeva i Monti Picentini tra le “aree di reperimento prioritario”, ossia le zone da destinare a parco nazionale.

Nonostante siano trascorsi quasi trent’anni e numerose proposte siano approdate in Parlamento (ultime in ordine di tempo la n. 4230 nel 2017 alla Camera e la n. 1641 nel 2020 al Senato), nulla è stato fatto per proteggere i Monti Picentini, eccetto l’istituzione di un parco regionale (situato a cavallo delle province di Avellino e Salerno), che tra commissariamenti e inefficienze, continua a eludere il tema della conservazione
degli habitat.

In spregio a un patrimonio ambientale di prima grandezza riconosciuto da numerosi siti di interesse europeo, caratterizzato da fenomeni carsici, grotte, fiumi, fauna in pericolo di estinzione, fitte e pregiate foreste, tra le più estese in una regione fortemente urbanizzata, i Monti Picentini – la più grande riserva d’acqua dell’Italia meridionale e la terza in Europa – stanno sprofondando in un baratro da cui appare difficile uscire, a cominciare dal gravissimo fenomeno dei tagli abusivi, totalmente fuori controllo, che si accanisce persino su piante monumentali.

Da questo punto di vista, desta particolare sconcerto la situazione dell’area che dal Piano Laceno si estende verso i comuni di Calabritto e Acerno: nonostante essa costituisca a buon diritto uno dei principali “hotspot” della biodiversità regionale, tale zona risulta quotidianamente oggetto di saccheggio da parte dei taglialegna abusivi. Proprio qui peraltro, all’interno di annose foreste disetanee e polispecifiche, è possibile osservare il
lichene Lobaria pulmonaria, eccezionale bioindicatore che testimonia l’ottima qualità dell’aria nonché la naturalità e la vetustà delle selve ivi presenti.

Se non si metterà immediatamente fine a tale barbarie, di questa bellezza non resterà che un flebile ricordo. Alla pressione antropica illecita si aggiunge quella legalizzata, a base di incongrui progetti di sviluppo e “valorizzazione” e utilizzazioni forestali che, incredibilmente, riguardano anche la zona A del parco regionale. Ma la lista delle cattive pratiche potrebbe essere ben più lunga: basti pensare all’assoluta mancanza di iniziative volte alla salvaguardia della biodiversità, al rewilding e al ripristino degli ecosistemi degradati.

Non esistono progetti di ricerca e monitoraggio sulla fauna e sulla flora, né di reintroduzione di specie estinte quali cervo e capriolo. In breve, nessun regime di tutela integrale, nei fatti, è accordato alle aree di maggior pregio. Duole inoltre constatare che nel territorio dei Picentini non esiste alcun albero monumentalizzato ai sensi della Legge 10/2013, fatta eccezione per alcune limitatissime emergenze in ambito urbano.

Tutto ciò accade in un territorio in cui sono state censite ben 1260 specie botaniche, tra cui vari endemismi e rarità. Basti pensare all’abete bianco, al pino nero variante “Villetta Barrea”, al tasso, alla Betula pendula e all’Acer cappadocicum lobelii. Di eccezionale interesse naturalistico è la fauna selvatica, che annovera il lupo (unico gruppo montuoso della Campania ove il predatore non si è mai estinto), il gatto selvatico, la lontra, la
martora, l’aquila reale, il falco pellegrino, il falco pecchiaiolo, il picchio nero, il rospo smeraldino, il gambero di fiume e la rosalia alpina.

Fondamentale è il fatto che i Monti Picentini rappresentano l’anello mancante di un indispensabile corridoio ecologico che congiunge l’Appennino abruzzese a quello lucano. Un’area che andrebbe tutelata anche in considerazione della nuova Strategia Europea per la Biodiversità, che intende destinare il 30% della propria superficie terrestre ad area protetta entro il 2030.Va inoltre sottolineata l’eccezionale rilevanza culturale del territorio, con lo straordinario santuario micaelico altomedievale di Olevano sul Tusciano (Salerno), classificato dal World Monuments Fund tra i cento siti più significativi al mondo da tutelare.

Tutti motivi perché lo Stato intervenga immediatamente per salvaguardare questo eccezionale patrimonio naturale e culturale dal degrado, così da restituire intatto alle prossime generazioni il cuore verde della Campania.

  • La petizione si può firmare al link:

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