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Variante Delta in Italia: casi raddoppiati in un mese. Casi già in 7 regioni

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In un mese l’incidenza della variante delta (ex indiana) del Covid è raddoppiata passando dall’1,8% al 3,4%. La mutazione del Coronavirus che ha fatto strage in India, che sta rallentando le riaperture in Inghilterra e che è caratterizzata da una maggiore contagiosità rappresenta in questo momento la maggior preoccupazione verso il ritorno alla normalità a cui si cerca di arrivare accelerando le campagne vaccinali.

I sintomi della variante Delta
Le sequenze depositate dall’Italia nella banca dati Gisaid dal 15 maggio al 16 giugno risultano essere complessivamente 1.705 e di queste 58 corrispondono alla variante Delta (B.1.617.2). «Attualmente – osservano i ricercatori – la variante maggiormente rappresentata è la B.1.1.7 (variante Alfa)», alla quale corrispondono 1.351 delle sequenze totali depositate dall’Italia (circa il 79%). Delle 58 sequenze della variante Delta 28 arrivano dal Trentino-Alto Adige (48,3%), 17 dalla Puglia (29,3%), 3 dalla Campania (5.2%), 2 dal Veneto (3.4%) e 1 rispettivamente da Emilia-Romagna, Lombardia e Lazio (1.7%). Una valutazione analoga era stata fatta per il periodo compreso fra il 15 aprile e il 19 maggio, quando le sequenze erano complessivamente 2.674 e di queste le sequenze della variante Delta erano 47 (1,8%) contro le 2.328 della variante Alfa (87%).

Sono raddoppiate nell’arco di un mese le infezioni provocate dalla variante Delta del virus SarsCoV2 e focolai sono presenti in almeno sette regioni: dal Trentino Alto Adige alla Puglia, fino alla Sardegna dove si sospetta che la variante Delta sia all’origine del focolaio di 22 persone partito dalla troupe della produzione Disney al lavoro nel Nord della regione per girare la Sirenetta e che ha fatto scattare il coprifuoco a Trinità d’Agultu. Fra questi anche il focolaio scoppiato in una palestra milanese.

Mentre a livello nazionale frenano la loro discesa sia la curva dei decessi sia quella degli ingressi giornalieri nelle unità di terapia intensiva, in alcune province «si nota una tendenza dell’incidenza dei positivi al SarsCoV2 compatibile con la presenza di focolai circoscritti, mentre in altre è tuttora presente un trend di aumento», indicano le analisi dei dati dell’epidemia di Covid-19 in Italia condotte dal matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac). «E plausibile – osserva – che questi fenomeni a livello provinciale siano in relazione alla diffusione della cosiddetta variante Delta, ma non ci sono dati quantitativi al riguardo». È d’accordo il genetista Massimo Zollo, dell’Università Federico II di Napoli e coordinatore della Task force Covid-19 del Ceinge, per il quale «il numero limitato delle sequenze finora ottenute in Italia indica già un aumento della diffusione, ma è molto probabile che il numero reale dei casi di infezione dovuti a questa variante sia più grande». È fondamentale un programma di sequenziamento anche per Gianguglielmo Zehender ordinario di Igiene dell’Università Statale di Milano: «La variante Delta è ancora relativamente rara in Italia, ma è fortemente a rischio di diffondersi e potrebbe diventare la variante dominante in prossimo futuro».

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