Musica: il Quintetto AlenuSA ai Barbuti di Salerno per i “Concerti d’Estate”

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Debutto ai Concerti d’Estate, al Teatro dei Barbuti, lunedì 12 luglio, alle ore 21, del quintetto di fiati AlenuSA, composto da Antonio Senatore al flauto, Antonio Rufo all’oboe, Gaetano Falzarano al clarinetto, Gaetano Varriale al fagotto e Vincenzo Di Lieto al corno, una formazione che ha quale obiettivo quello di ricreare, tutta la ricchezza dei timbri orchestrali, valorizzando al più alto livello le esperienze raccolte da ogni singolo componente lasciando spazio anche alle forti personalità individuali.
Il nome della formazione, evoca tutto ciò che riguarda il fiato, il respiro, il soffiare in sardo “Alènu”, coniugato con la sigla della nostra città, Sa. La scaletta eterogenea sarà inaugurata dal Quintetto op.124 di Giulio Briccialdi. Autore che rappresenta un tassello significativo della storia del flautismo italiano dell’Ottocento, e più in generale,  un esempio di virtuoso e compositore dell’epoca romantica in Italia.
I quintetti di fiati originali dell’Italia del XIX secolo sono rari, poiché non sappiamo quasi nulla della musica da camera in questo paese, che è stata composta ai tempi di Schubert, Schumann o Brahms a sud delle Alpi. Il flautista Giulio Briccialdi, con il suo quintetto di fiati Opus 124, tentò seriamente di trasferire in Italia il genere del quintetto di fiati ideato da Reicha a Parigi.
Come è prevedibile, il flauto emerge radioso e nella posizione più bella come “prima inter pares” dell’intero quintetto. La forma è piuttosto insolita: il tema della marcia in re e i primi passaggi virtuosistici per flauto sono seguiti da un secondo tema in la maggiore. Dopo ogni sorta di fioriture, segue il vivace finale dell’ Allegro. L’intera pagina evoca melodie e colorature d’opera, tra grande virtuosismo e smaccato lirismo.
A seguire il quintetto attraverso “Souvenir di Napoli” di Giuseppe Carannante, spedirà un acquerello di una Napoli a cavaliere tra Ottocento e Novecento. E’, la canzone napoletana, la storia di un popolo che attraverso altissimi versi e musica immortale, si è posto in cammino, cantando il suo sentire, i suoi contrasti, la sua bellezza, la sua libertà, il suo amore, aprendosi ad ogni contaminazione, pur mantenendo intatta la propria inconfondibile identità, misteriosa e sfuggente.
Si continuerà con un particolare arrangiamento della Tarantella dal secondo atto de’ “I Vespri Siciliani” di Giuseppe Verdi. Sin dall’inizio della composizione Verdi si preoccupò d’informarsi presso un amico a Napoli sulle usanze vigenti per una festa matrimoniale nella chiesa di Santa Rosalia, nei pressi di Palermo, un riferimento particolare al ritmo e al modo maggiore-minore, per la danza della tarantella, e se vi erano altre danze popolari legate a quest’ultima.
Il risultato di queste ricerche fu una delle scene di maggiore effetto dell’opera: l’allegra tarantella viene interrotta dai soldati che conducono via le donne mentre gli uomini sfogano la loro rabbia impotente, ulteriormente provocati da un’imbarcazione di passaggio con ufficiali e donne che cantano una barcarola. Si continua con la danza, stavolta sud americana, con il latin jazz di Tico-Tico, il tango nuevo di Astor Piazzolla, con Fuga Nueve, e  Ole Guapa, di Malando, prima dell’omaggio ad Ennio Morricone.
C’era una volta il West, Amapola, Nuovo Cinema Paradiso, brani che hanno la capacità di entrare, e soprattutto rimanere, nel cuore di chi ascolta. E questo “rimanere” è sempre la spia di un compositore che scava nel profondo, e deposita nei nostri ricordi note, accordi ed effetti che resistono al tempo, con l’ampiezza della sua linea melodica, il colore delle armonie e uno sviluppo che può richiamare alla memoria certa produzione romantica del secondo Ottocento.
Finale partenopeo con “Era de maggio”, una delle più intense canzoni del periodo d’oro della canzone napoletana, del binomio Costa-Di Giacomo,  e la Danza di Gioacchino Rossini, la famosa tarantella notturna che impazza in un infuocato blue-moon napoletano.
Prossimo appuntamento il 24 luglio, sempre alle ore 21, con la serata dedicata proprio al re del Tango Nuevo nell’anno del centenario della nascita. Il suo genio è il primo a sperimentare vie musicali nuove, il tango con il jazz, con altre musiche.
Piazzolla, grande incompreso, esule volontario per anni in Italia, dove canta con Milva e suona con Tullio De Piscopo, Piazzolla che è genio di oggi, perché negli anni ’60 e ’70 la sua musica non poteva piacere ai puristi, ma neanche ai giovani che amavano la novità del Rock, Piazzolla che affidava ai posteri un’eredità difficile. Il Neofonia Ensemble  proporrà  Astor Piazzolla “Poemas De Tango”, interpretato dalla formazione guidata da Gianni Mola con Luca Urciuolo all’ accordèon, il leader al pianoforte, Arturo Sica al violino, Aldo Farias alla chitarra e Camillo Chianese al contrabbasso.

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