Test salivari per il rientro a scuola: ecco a che punto siamo

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Con l’arrivo di settembre si avvicina il ritorno tra i banchi di scuola. Se per docenti e personale scolastico il governo ha scelto di rendere obbligatorio il Green pass, si cerca un modo per effettuare un tracciamento efficace tra i giovani e i bambini

La responsabile del Dipartimento Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, Anna Teresa Palamara, in un’intervista al Corriere della Sera ha anticipato il piano messo a punto per fare fronte al ritorno a scuola

L’idea è di introdurre i test salivari da ripetere ogni 15 giorni su un campione di classi sentinella per tenere traccia del contagio fra gli studenti. “Il piano di monitoraggio – spiega la ricercatrice – è basato su scuole sentinella primarie e secondarie (elementari e medie) individuate dalle Regioni. Un certo numero di studenti verrà sottoposto a test salivari periodici che poi verranno analizzati con la tecnica molecolare”

Centrali saranno le famiglie: “Stiamo lavorando insieme alle Regioni perché la raccolta della saliva possa avvenire a casa – spiega Palamara – con semplici dispositivi per il campionamento, e le provette vengano raccolte in centri sul territorio da dove verranno inviate ai laboratori di riferimento”

Il piano dovrebbe essere attivato gradualmente dall’avvio dell’attività didattica, fino a renderlo pienamente operativo in autunno-inverno, quando i virus respiratori, come il coronavirus, raggiungono la massima diffusione

Sulla possibilità di introdurre i test salivari si era espresso anche Sergio Abrignani, membro del Cts (Comitato tecnico-scientifico) e immunologo Università Statale di Milano. Secondo l’esperto, i test salivari servono ma non possono essere un’alternativa al vaccino

“I test salivari – sottolinea – hanno sicuramente una loro validità per situazioni nelle quali in poco tempo bisogna consentire a un numero elevato di persone di entrare in classe, in aereo o in treno. Hanno una sensibilità limitata ma basta saperlo, mitigano il rischio ma non c’è niente che lo azzera”, ha dichiarato

“Il tampone salivare occasionalmente ha un suo senso per fare uno screening, ma non per il quotidiano. Dire che il tampone o il test salivare sostituisce il vaccino è sbagliato, non può essere un’alternativa”, sostiene l’immunologo

Sulla stessa linea anche il sottosegretario all’Istruzione, Rossano Sasso. “Un anno scolastico in presenza senza interruzioni è la priorità del Governo”. “Tanti giovani, accompagnati in questa decisione dalle loro famiglie, stanno scegliendo liberamente di immunizzarsi

Il sottosegretario poi sottolinea: “Ho ribadito l’importanza dell’uso massiccio dei tamponi salivari per il monitoraggio, il tracciamento ed evitare quarantene di massa alla prima positività”

Nel frattempo alcune Regioni si sono già organizzate per usare da subito i test salivari. In Veneto, dove la scuola riaprirà il 13 settembre, il presidente Luca Zaia ha spiegato il piano che la sua Regione ha improntato insieme all’università di Padova, nominato “piano delle scuole sentinella”

Si tratta, spiega Zaia, di “una rete di decine di istituti in ogni provincia dove si monitora costantemente il livello di circolazione del Covid, facendo screening a tappeto“. La ricerca del virus funziona così: “Tamponi salivari per scovare gli asintomatici e poi, in caso di positivi, tamponi nasali semplici per tutta la scuola”

I test salivari “avranno sicuramente un ruolo molto importante grazie alla semplicità di esecuzione e ripetibilità”, dice Fabio Ciciliano, membro Cts, al Corriere della Sera. “Il valido progetto elaborato dall’Iss prevede istituti sentinella di scuole primarie e secondarie di primo grado e sarà così possibile, insieme ad analisi dei tamponi salivari sui ragazzi, eseguite a cadenze regolari, intercettare precocemente eventuali incrementi dei positivi o l’insorgenza di focolai per consentire alle autorità sanitarie di ridurre al minimo chiusure di classi e istituti”

“Se il sistema viene applicato correttamente, può contribuire a intercettare i casi e dare il massimo spazio alla frequenza in presenza rendendo marginale la didattica a distanza”, ha sottolineato Ciciliano. “È un aspetto cruciale, è necessario seguire protocolli condivisi per evitare che si ripetano differenze di gestione dei focolai“, ha ricordato, “ad esempio Campania e Puglia hanno mantenuto chiusi gli istituti per lunghissimi periodi. Altrove invece gli studenti hanno perso meno giorni di lezione”

La Lombardia a maggio aveva iniziato sperimentazioni di test molecolari salivari per la diagnosi di positività al Covid in alcune scuole di tutte le province. La vicepresidente e assessore al Welfare della Regione Lombardia, Letizia Moratti, si era detta molto soddisfatta “di aver potuto usare uno strumento diagnostico, già in uso in Europa e Stati Uniti” e aveva annunciato l’estensione dell’applicazione con la ripresa dell’attività scolastica a settembre

Nel Lazio saranno circa 18mila i test salivari a disposizione per la prima tranche di controlli a campione nelle scuole. Secondo quanto si apprende da fonti sanitarie, si tratterebbe di circa il 10% del numero complessivo a livello nazionale. Le singole Asl, attraverso le equipe scolastiche, stanno prendendo contatti con gli istituti scelti a campione per individuare le classi ‘sentinella’.  I test verranno ripetuti ogni 15 giorni e interesseranno gli studenti di scuole primarie e secondarie di primo grado. Si partirà a ridosso dell’inizio dell’anno scolastico

Anche l’Abruzzo è al lavoro per valutare la possibilità di fare test salivari agli studenti che rientrano a scuola per una riapertura in sicurezza dell’anno scolastico. “Sui tamponi salivari abbiamo avviato un discorso con il settore Sanità”, spiega l’assessore regionale all’istruzione Pietro Quaresimale. “Abbiamo previsto fondi per i trasporti, attueremo tutte le misure per scongiurare una impennata di contagi”

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