Covid, tamponi molecolari e antigenici: come funzionano, differenze e affidabilità

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Con il trend in aumento dei contagi da coronavirus e l’ipotesi di rendere più stringenti le regole per ottenere un Green pass, torna il dibattito sull’affidabilità dei tamponi antigenici rispetto a quella dei test molecolari

Al momento è possibile entrare in possesso di un pass valido in presenza di tre condizioni alternative: la guarigione dall’infezione da coronavirus; l’essersi vaccinati; l’essersi sottoposti a tampone con esito negativo, sia molecolare che antigenico

I TEST MOLECOLARI – I tamponi molecolari evidenziano la presenza del materiale genetico (Rna) del coronavirus mediante inserimento nelle cavità nasali o in bocca. Il risultato può arrivare in un lasso di tempo compreso tra le 24 e le 72 ore successive al test. Il campione prelevato deve essere poi trattato in appositi laboratori con reagenti chimici che, amplificando il materiale presente sul tampone, rendono più facile individuare tracce di coronavirus

I TEST ANTIGENICI – I test antigenici permettono di tracciare la presenza di componenti del virus (antigeni), mediante tampone nasale o in bocca, in tempi brevi, da un minimo di 15 minuti a un massimo di un’ora. Qualora il risultato sia positivo, secondo le indicazioni emanate lo scorso febbraio dal ministero della Salute, è necessario confermare l’esito con un successivo tampone molecolare. Se il risultato è invece negativo, basta quello antigenico

LE DIFFERENZE – La differenza principale sta quindi nel metodo di rilevazione della presenza del coronavirus. Mentre i tamponi molecolari ne evidenziano le tracce tramite il suo acido nucleico, quelli antigenici si fermano invece alle sue proteine

L’AFFIDABILITÀ – I tamponi antigenici, meno costosi e più facili da eseguire anche da personale sanitario meno esperto, sono stati equiparati a quelli molecolari a partire da gennaio 2021. Da subito la comunità scientifica ha messo in luce un problema di affidabilità. Generalmente, i test rapidi hanno una sensibilità molto inferiore rispetto a quella dei molecolari, con il rischio di risultati falsi negativi

Meno frequenti i casi di falsa positività con i test antigenici: se il risultato è positivo, le probabilità che l’esito sia falsato sono molto più basse di quelle che si verificano con i tamponi molecolari

I tamponi antigenici sono molto utilizzati. Al 20 novembre, il totale di test effettuati in Italia da inizio pandemia era di 114.012.631. Di questi, 65.732.775 sono molecolari, 48.279.856 antigenici. Considerando sempre i dati del 20 novembre, su un totale di 574.812 tamponi eseguiti, 156.008 erano molecolari e 418.803 antigenici

La comunità scientifica, durante quest’anno, si è detta più volte dubbiosa sull’equiparazione dei risultati delle due modalità di test. È successo in occasione del diffondersi prima della variante Covid Alfa e poi di quella Delta, la cui presenza viene rilevata con più facilità dai tamponi molecolari che da quelli antigenici

Il tema si pone nuovamente in questi giorni, mentre i casi di coronavirus sono tornati a salire anche in Italia, sulla scia di quanto successo in tutta Europa. Proprio per arginare un futuro aumento incontrollato dei contagi, tecnici e politici hanno iniziato a discutere della possibilità di modificare le regole in tema di Green pass

È soprattutto la comunità scientifica a sostenere che, per un più efficace contenimento della pandemia, potrebbe essere necessario eliminare il tampone come metodo per ottenere un pass. Un’altra ipotesi è quella di ridurne la durata di validità: quella dei molecolari potrebbe passare da 72 a 48 ore, quella degli antigenici – in ragione della loro minore affidabilità – da 48 a 24 ore

Secondo il consulente del ministero della Salute Walter Ricciardi (in foto), medici e scienziati sono d’accordo “nell’alzare il livello di guardia e far sì che il pass sia un pass di sicurezza e consenta di aumentare i vaccinati e a chi va a cinema, teatro o cena fuori, di stare tranquilli. Per farlo c’è un punto debole: che non è tanto la durata del pass, quanto i tamponi antigenici, che danno minimo un 30% di falsi negativi

“Un falso negativo infetto entra in un locale e contagia. Alla luce di queste evidenze scientifiche e quello che vediamo accadere nel mondo con la variante Delta, c’è necessità di una revisione del green pass. Ci vuole una tempistica rapida nel recepire le evidenze della comunità scientifica”, ha detto Ricciardi

È della stessa opinione l’epidemiologo e componente del Comitato tecnico scientifico Donato Greco, che in un’intervista al Corriere della Sera ha detto che non possono paragonarsi, in quanto a efficacia, “i tamponi molecolari, molto più affidabili perché esaminano un frammento dell’acido nucleico, e gli antigenici, che rilevano una parte della proteina spike”

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