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“Botti di Capodanno”, a inizio anno le più elevate concentrazioni di polveri sottili

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Il primo gennaio è il giorno dei fuochi d’artificio e dei “botti di Capodanno” ma anche quello del picco annuo di inquinamento da polveri sottili. Nelle prime ore dell’anno, soprattutto fra l’una e le due di notte, si raggiungono a Napoli e in numerose località campane elevate concentrazioni orarie di PM10, talvolta anche superiori a 1.000 microgrammi per metro cubo, valori che portano spesso a superare il limite giornaliero di 50 microgrammi per metro cubo, da non superare per più di 35 giorni all’anno.

Insomma molti comuni iniziano l’anno con il primo giorno di superamento e a questo fenomeno contribuiscono proprio i petardi e i fuochi d’artificio. Per questo motivo, l’Agenzia ambientale della Campania ha lanciato nei giorni scorsi un appello a festeggiare senza utilizzare articoli pirotecnici, a partire ovviamente da quelli illegali.

Tra le vittime dei “botti di Capodanno” non ci sono soltanto gli infortunati che affollano i pronto soccorso, ma anche la qualità dell’aria che respiriamo: le polveri sottili (PM10 e PM2.5), che sono comunque solo uno degli inquinanti associati all’utilizzo dei prodotti pirotecnici, sono tra gli inquinanti atmosferici più direttamente legati all’insorgere di effetti negativi per la salute delle popolazioni esposte.

C’è un picco evidente che testimonia l’andamento della concentrazione media oraria del PM10 (verde scuro) e del PM2.5 (verde chiaro) registrato nelle ore a cavallo tra il 2020 e il 2021 nella stazione di monitoraggio della qualità dell’aria installata presso il Museo archeologico nazionale di Napoli.

Per via di questo picco, che si verifica chiaramente a partire dalla mezzanotte tra il 31 e il 1, in questa stazione la media giornaliera del PM10 ha raggiunto il 1 gennaio 2021 il valore di 126 microgrammi per metro cubo, superando così il limite massimo di 50 microgrammi per metro cubo che la normativa vigente prescrive di non oltrepassare più di 35 volte in un anno civile, mentre la media oraria arriva addirittura a superare i 1.000 microgrammi per metro cubo.

Neppure la pandemia ha insomma scalfito una usanza radicata, con negativi effetti di inquinamento: nelle prime ore del 2021 anche in altri punti del capoluogo partenopeo sono state superate concentrazioni di 1000 microgrammi per metro cubo di PM10, cioè di un milligrammo a metro cubo.

Estendendo lo sguardo oltre i confini del capoluogo regionale, si scopre che le medie giornaliere di concentrazione di PM10 hanno superato il 1 gennaio 2021 il limite di legge nella maggior parte delle stazioni ubicate nell’agglomerato Napoli-Caserta. Dai dati estratti dal bollettino emanato quotidianamente da Arpac, si evince che in questo ambito territoriale sono pochi i comuni dove si sono registrati valori al di sotto del limite giornaliero di 50 microgrammi per metro cubo. 

Se si volge inoltre lo sguardo ai dati degli anni precedenti, riportati nella figura seguente, si apprende che la stazione collocata presso il Museo archeologico nazionale di Napoli misura di frequente concentrazioni di PM10 molto elevate nelle prime ore dell’anno, che poi diminuiscono durante la giornata ma con andamenti variabili (grafico a seguire). 

 «In effetti», spiega Giuseppe Onorati, dirigente Arpac che coordina il monitoraggio della qualità dell’aria, «il fattore di controllo dell’inquinamento da polveri sottili, a parità di “attività pirotecnica”, è l’andamento meteorologico. Se si determinano condizioni favorevoli al rimescolamento, come il forte vento di grecale del 2019, le polveri sottili si disperdono nell’atmosfera e le concentrazioni misurate al suolo sono basse; se viceversa, come è successo nel 2020 e 2021, prevalgono condizioni di alta pressione con ristagno degli inquinanti si raggiungono concentrazioni di PM10 elevate».

Cosa succede invece negli altri capoluoghi di provincia campani? Qui l’andamento delle concentrazioni di PM10 è simile a quanto riscontrato a Napoli, se si verificano condizioni meteorologiche omogenee su scala regionale, ad esempio all’inizio del 2019 con condizioni generalmente favorevoli alla dispersione e nel 2020 invece con una situazione di complessivo ristagno.

In altri anni invece le concentrazioni risentono maggiormente di fattori meteorologici locali, come si evince dal grafico seguente, che riporta le massime concentrazioni giornaliere nei capoluoghi dal 2017 al 2021. Generalmente comunque la città più inquinata da polveri sottili il 1 gennaio è Napoli, mentre nell’area metropolitana i valori più elevati sono misurati ad Aversa e a San Vitaliano, dove si è verificato il massimo storico di media giornaliera di 446 microgrammi per metro cubo il 1 gennaio 2018, mentre il massimo orario di 3.040 microgrammi per metro cubo è stato misurato alle ore 2.00 del 1 gennaio 2018 dalla stazione di Napoli-Ferrovia.

Unica consolazione? Gli altri inquinanti misurati hanno un incremento minimo, inferiore ai limiti e a partire dalle 8.00 di mattina generalmente le polveri si disperdono e la qualità dell’aria migliora.

«Evitare l’utilizzo di articoli pirotecnici di ogni tipo, a partire ovviamente da quelli illegali», sottolinea il direttore generale dell’Arpac Stefano Sorvino, «non soltanto rende il Capodanno più sicuro, ma contribuisce anche a evitare un fenomeno di inquinamento atmosferico che non va sottovalutato perché le concentrazioni di polveri sottili in atmosfera sono e diventeranno sempre più un parametro sensibile per valutare la qualità dell’ambiente cittadino, un parametro capace di incidere sui delicati e complessi equilibri che legano ambiente e salute umana».

 Il direttore tecnico Arpac Claudio Marro evidenzia che «Arpac è impegnata in un’operazione complessiva di aggiornamento della rete regionale di monitoraggio della qualità dell’aria, pur già attualmente adeguata alle prescrizioni normative vigenti. In particolare, a inizio 2022, quando si prevede la conclusione di questo intervento, ulteriori venti stazioni di monitoraggio saranno in grado di misurare le concentrazioni medie orarie di PM10 e PM2.5, oltre a misurare le medie giornaliere già disponibili, portando a più del 75% dell’intera rete il complesso dei punti di monitoraggio con misurazioni orarie di polveri sottili».

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